di Paolo Faliro
Come cambiano le politiche energetiche mediterranee? Tel Aviv è pronta a costruire un gasdotto lungo Cipro e fino in Grecia, in modo che il gas possa essere esportato fin lì e da lì in altri paesi europei, come quelli che si affacciano sul Mediterraneo (ma non solo).
In questo quadro, e soprattutto se la Turchia rinuncerà a porre ulteriori veti su Cipro - di cui occupa di fatto da quarant'anni la parte settentrionale con 50mila militari - il governo di Nicosia potrà finalmente strutturare uno sfruttamento armonico di “Afrodite”, che consenta alle pipeline cipriote di interconnettersi anche a quelle russe.
Dopo l'accordo con la Giordania, dunque, Israele decide di esportare il gas ad altri paesi della regione e anche nell'Ue, con l'obiettivo di trasformare Tel Aviv in un attore mondiale del settore energetico.
All’orizzonte del nuovo "triumvirato energetico del Mare Nostrum" (Israele-Cipro-Grecia) si profila quindi un'innovativa e mai vista prima cooperazione energetica che nasce con l'obiettivo di non restare schiacciati dagli attori già attivi nell'area: la Turchia a est e gli Stati Uniti ad ovest, in un momento in cui Tel Aviv vive rapporti complicati con Washington dopo gli screzi seguiti all'accordo sul nucleare iraniano, dimostrato anche dalla freddezza tra Obana e Netanyahu al funerale di Simon Perez.
Il tutto mentre si rafforza la presenza di Mosca nel Mediterraneo: è arrivato al Pireo il primo carico di petrolio acquistato direttamente dalla russa Rosneft senza intermediazioni di alcun genere. Si tratta del primo segno dell'accordo tra il gruppo ellenico Hep e il gigante di Mosca.
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