Alla scoperta dell'area grecanica, nell'estremo Sud del versante jonico della regione. Tra villaggi abbandonati ed altri sorprendentemente risorti, l'atmosfera unica della terra dove vivono gli ultimi Elleni d'Italia
di PAOLO RIBICHINI dal giornale "La Repubblica"I borghi. Roghudi e Pentedattilo, oggi, sono due borghi abbandonati, ma dal fascino incredibile. Bova, invece, non solo resiste a quasi mille metri d'altitudine, ma è rinata anche grazie ai fondi dell'Unione Europea. Raggiungerli non è facile: strade impervie, frane e mucche lungo la strada. Eppure, oggi, grazie al Gal dell’area grecanica e all’Agenzia per lo sviluppo del turismo molte cose stanno cambiando.
Bova, il paese risorto. Bova è la “capitale” dell’Area grecanica. Sin dai tempi della Magna Grecia, ha rivestito per questa zona della Calabria il fulcro economico e culturale. Fu una città importante anche nel periodo bizantino quando ospitò la sede vescovile. Divenne poi città normanna e feudo sotto i Borboni. Bova oggi conta poco più di 400 abitanti. Anche se il paese è piccolo, grande è il suo patrimonio artistico e culturale. Negli ultimi 15 anni Bova ha visto un vero e proprio risorgimento culturale e turistico. «Nel 2000 qui non c'erano locali o ristoranti. Una signora preparava a casa panini per chi giungeva in paese», spiega Salvatore Orlando. «Oggi Bova è uno dei posti più belli d'Italia con ristorantini, bed & breakfast e taverne. Era un borgo in fortissimo spopolamento ma abbiamo invertito questo fenomeno. Il vecchio cinema-teatro è stato riaperto portando in scena le favole locali riscoperte con i progetti del Parco culturale della Calabria greca». Sulla sommità della rupe – oggi inaccessibile – resistono i ruderi del castello normanno che, nella sua parte più alta, mostra tracce di una struttura quadrangolare. Inoltre è ancora visibile “l’orma della regina”, che la tradizione leggendaria attribuisce alla volontà della fondatrice di Bova, la regina greca Oichista, la quale avrebbe commissionato l’incisione sulla roccia dell’impronta del proprio piede. Da non perdere, poi, Palazzo Nesci e Palazzo Mesiano, edifici nobiliari sorti nel Settecento ed eretti da ricche famiglie cittadine. Per quanto riguarda gli edifici religiosi, vale una visita la Cattedrale di S. Maria dell’Isodia, chiesa di origine normanna sorta su una precedente costruzione bizantina, e il Santuario di S. Leo su un costone roccioso, con i suoi elementi barocchi. Da non perdere il Museo all’aperto della civiltà contadina, un itinerario che parte dalla piazza principale della cittadina e si snoda tra i vicoli in discesa, lungo i quali si possono ammirare i più significativi strumenti dell’antica arte contadina locale. Girando per il centro tra le varie botteghe di artigianato locale, noterete senz’altro l’imponente locomotiva a vapore. A Bova la rete ferroviaria non è mai arrivata, ma questo magnifico pezzo di archeologia industriale è stato posto nella piazza principale per omaggiare i tanti bovesi che avevano contribuito con il proprio lavoro alla realizzazione delle ferrovie italiane.Il mare all’orizzonte. E valli impervie. Qui, nell’estremo sud della Calabria jonica, terra del Bergamotto, a pochi chilometri da Reggio, sorgono borghi antichi, molti dei quali oramai abbandonati. Si chiamano Bova, Pentedattilo, Roghudi, Bagaladi, Palizzi. Sono i paesi dell’Area grecanica dove tracce di un passato glorioso resistono nella lingua grika, un mix di greco antico e dialetto calabrese, parlato ancora dagli anziani. Sono circa 20mila le persone che vivono in quest'area tra il mare, fiumane e monti franosi: secondo il glottologo tedesco Gerhard Rohlfs, sono i diretti eredi di quei greci che colonizzarono il sud d’Italia e che si rifugiarono sulle montagne all'arrivo dei vandali e degli arabi. Di questi, circa 500 parlano ancora la lingua grika. «La lingua si è via via persa perché negli anni settanta chi parlava grecanico, parlava il “dialetto del dialetto”, veniva considerato montanaro e terrone», spiega Salvatore Orlando, coordinatore tecnico del Gal dell’Area grecanica. «Così, in molti si rifiutavano di insegnare ai propri figli la lingua degli avi, tanto che oggi è rimasta viva quasi esclusivamente solo nel piccolissimo borgo di Gallicianò».
Un particolare scorcio di Roghudi (foto Federico Nucera)
Condividi
Pentedattilo, senza abitanti ma pieno di vita. Più vicino al mare e ad un’altitudine minore, nei pressi di Melito Porto Salvo sorge uno dei più bei gioielli etno-architettonici dell’Area grecanica: Pentedattilo. Il suo nome deriva dal greco Pentedàktylos, “cinque dita”, a causa della forma simile ad una mano del Monte Calvario sul quale è arroccato. Anche se la storia di Pentedattilo ha radici antiche, il nome del paese è fortemente legato alla cosiddetta Strage degli Alberti. Nella notte di Pasqua del 1696 la famiglia degli Alberti, che viveva nel castello della città, fu sterminata da Bernardino Abenavoli per motivi passionali. Si narra che nei giorni di vento, tra le dita ciclopiche si possa ancora udire il lamento di dolore di Lorenzo Alberti. Pentedattilo è disabitato dai primi anni sessanta. Ma diversamente da Roghudi – che oramai è in completo stato di abbandono –, mantiene inalterato il suo fascino anche grazie ad alcune associazioni giovanili che hanno ridato vita all’abitato, realizzando botteghe e punti ristoro e promuovendo iniziative culturali e pacifiste. Le casette in pietra, adornate dai fichi d’india, sono diventate alloggi per l’ospitalità diffusa. Fino a pochi anni fa era abitato solo da un artista austriaco, costretto a fuggire a causa delle intimidazioni della ‘ndrangheta. «Pentedattilo è ritornato a vivere quando abbiamo recuperato una scuola e abbiamo realizzato un ostello della gioventù con pochi soldi», spiega Orlando. «Ciò ha permesso di organizzare per quattro anni campi scout da tutta Europa. I ragazzi stavano nell'ostello e manutenevano il borgo». Ciò ha poi attratto le varie associazioni che hanno aperto botteghe di artigianato e ridato splendore al paese.
Il festival Paleariza e il Parco Culturale della Calabria greca. Il Gal, oltre ad aver finanziato una settantina di piccole imprese che producono le tipicità locali come vino, olio, bergamotto e formaggio di capra, ha investito molto sull'area interna promuovendo attività culturali come il Festival Paleariza, che è la vera calamita turistica dell’Area grecanica, attirando soprattutto giovani. «Si tratta di un festival itinerante nei borghi interni che ha creato una micro-economia e ha spinto molti a ritornare, magari non per tutto l’anno, ma almeno per alcuni mesi», spiega Orlando. A questo si aggiungono i vari progetti che rientrano nel Parco Culturale della Calabria greca (che dovrebbe diventare presto una fondazione), tra i quali la scuola estiva di lingua grecanica che si terrà ad agosto di quest’anno a Bova Marina.
Gregge di capre sulle strade della Bovesia (foto Med Media)
Condividi
Il Sentiero dell’Inglese. Uno dei pacchetti turistici più interessanti proposti dal Gal dell’Area grecanica è il Sentiero dell’Inglese. Si tratta di un itinerario che ripercorre i luoghi visitati a piedi nel 1847 da Edward Lear, paesaggista britannico. I borghi attraversati da Lear sono stati descritti nel suo “Diario di un viaggio a piedi in Calabria e nel Regno di Napoli” dove appunta non solo le strade percorse ma anche le sensazioni vissute e le curiosità dei borghi che ha visitato, descrivendo la realtà economica, culturale e sociale, vivendo a stretto contatto con gli abitanti del posto. L’itinerario è proposto dalla cooperativa Naturaliter che organizza un vero e proprio trekking a piedi con guida e asini per il trasporto dei bagagli. Il pernottamento avviene proprio negli stessi borghi visitati da Lear, in bed & breakfast o in appartamenti. Si tratta di un trekking relativamente semplice anche se richiede la disponibilità e la condizione fisica di camminare 5-7 ore al giorno per sette giorni consecutivi. Si parte da Montebello Jonico, dove è posta una stele dedicata ad Edward Lear, per terminare dopo otto giorni nel borgo di Palizzi Superiore, attraversando Pentedattilo, Bagaladi, Amendolea, Gallicianò, Bova e Roghudi. Il pacchetto ha un costo di 700 euro, pasti compresi.
Viaggio nella Calabria greca. Altro interessante pacchetto turistico è “Viaggio nella Calabria greca”, per cinque giorni e quattro notti. Il primo giorno si raggiunge Bova dove si possono assaporare le pietanze grecaniche. Il secondo giorno è previsto un trasferimento ad Amendolea dove si farà visita all’azienda agricola “Il Bergamotto”. Qui si potranno scoprire tutti i segreti di questo incredibile agrume dalla forma dell’arancia e dal colore del limone, che cresce solo in questo spicchio di Calabria. Ricco di proprietà nutritive, è famoso per il suo impiego nella produzione di profumi e liquori. Non resta che concludere la giornata con una visita ad Amendolea e al castello dei Ruffo di Calabria. Il terzo giorno sarà dedicato alla visita di Roghudi e di Gallicianò dove gli ospiti vengono accolti nella Taverna grecanica da cibo e musica locale. Il tour si concluderà con la visita di Pentedattilo, del Museo dell’Olio di Bagaladi e del borgo di Palizzi. I prezzi del tour variano in base al numero dei partecipanti. Una famiglia di quattro persone spenderà circa 1.800 euro: pensione completa, transfert e guida.
Per scoprire la Calabria greca e per conoscere tutte le novità, clicca qui].
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου