Τρίτη 12 Απριλίου 2016

ARCHITETTI VENEZIANI IN GRECIA

Nei secoli XVI e XVII, sotto la pressione turca, Venezia dovette ristrutturare e consolidare le proprie piazzeforti sparse lungo l’Adriatico e il Mediterraneo orientale.
La scuola ingegneristica italiana del Rinascimento aveva elaborato un complesso e progredito sistema difensivo, rispondente a schemi rigorosamente idealizzanti, di tipo neoplatonico, che riflettono un superiore ordine cosmico e sono basati sul principio che un impianto militare, in quanto organismo conchiuso e definito, come tale deve essere governato da una forma che rispecchi – anche esteriormente – l’intima compostezza e precisione della struttura.

Pertanto gli architetti militari veneziani, che seguono le tendenze e le istanze culturali del proprio tempo, lasceranno tangibili ed esemplari testimonianze della loro arte sia nelle città dalmate dell’Adriatico che nelle isole egee, sino alla remota Cipro.
La tradizione ingegneristica veneta è stata illustrata da molteplici personalità, tra le quali è d’obbligo ricordarne almeno alcune, fondamentali e imprescindìbili.
MICHELE SANMICHELI   Nato a Verona nel 1484, figlio di Giovanni Sanmicheli (il quale ultimo, prozio di Giangirolamo, era anch’esso architetto), si formò nella Roma manierista del Sangallo, del Peruzzi, del Sansovino di primo Cinquecento e lavorò a lungo ad Orvieto.
Dopo il Sacco di Roma del 1527 si risolse di tornare a Verona ove passò al servizio della Repubblica Serenissima, che gli commissionò importanti opere di architettura militare nell’entroterra veneto.
Negli anni Trenta del Cinquecento hanno inizio i suoi viaggi nei domini veneziani d’Oltremare. Nel 1534 e nel 1537 è a Zara. Sempre nel 1537 raggiunge Sebenico e quindi Corfù ove revisiona e completa gli impianti di difesa. Nel 1538 è attivo dapprima a Napoli di Romania (cioè Nauplia nel Peloponneso) e poi a Creta ove rimane oltre un anno a fortificare l’isola. Raggiunge quindi Cipro e nel 1540 è di nuovo in Dalmazia da cui, nello stesso anno, rientra a Verona. Qui, forte della fama raggiunta, continua l’attività sino ai 1559, anno della sua morte.
GIANGIROLAMO SANMICHELI  Secondo cugino di Michele (in quanto figlio di sui cugino Paolo), nato a Verona nel 1513, collaborò con il più anziano e già affermato parente seguendolo in Dalmazia, in Grecia e a Cipro, affiancandolo negli incarichi di ingegneria militare. Nel 1541 è attivo a Zara ove fortifica la cittadella. Nel 1542 è a Sebenico e costruisce la Loggia monumentale. Nel 1544 è a Corfù e nello stesso anno raggiunge Cipro. Tornato a Sebenico nel 1546, gli si deve il Castello di San Nicolò. Nel 1548 è nuovamente a Corfù ove risiede sino al 1550. Nel 1552 torna a Cipro per restarvi sino al 1559, quando ivi muore.
A Famagosta di Cipro il suo nome è legato al Palazzo del Provveditore e al Bastione Martinengo (da lui progettato).
I  SAVORGNAN
Famiglia friulana,distintasi tra Quattro e Cinquecento per aver prestato fedeltà a Venezia, fu illustrata dai nomi di Girolamo (1466/1529) e Mario, padre e figlio, entrambi ingegneri militari.
Giulio Savorgnan (1516/1595) fu anch’egli apprezzato ingegnere militare e lasciò traccia di sé a Corfù (bastione sud, di guardia al ponte che im mette alla cittadella), a Cipro (ove disegnò l’impianto murario stellare di Nicosia – v. precedente paragrafo 2.4.3) e presumibilmente a Candia ove la Porta del Lazzaretto (andata distrutta ma visibile in foto d’epoca) presenta una marcata somiglianza con la Porta Giuliana di Nicosia, da lui disegnata.
A lui si deve, in Italia, il progetto urbanistico di Palmanova, tra i più citati esempi di città ideale del Cinquecento.
I  MARTINENGO
II nobile casato bresciano, tra XVI e XVII secolo, fornì alla Serenissima uomini d’arme e ingegneri militari; come Francesco Colleoni Martinengo (1548/1621) che partecipò alla spedizione di Corfù nel 1572 (il bastione nord a guardia del canale porta il suo nome); Nestore Martinengo da Barco (1548/1630) che fu a Cipro ove fu fatto prigioniero dai turchi ma riuscì rocambolescamente a fuggire (un bastione di Famagosta, impiantato da Giangirolamo Sanmicheli, è a lui intestato); Gerolamo Martinengo, cugino di Nestore, che fu governatore di Candia e costruì il bastione Martinengo nella cinta muraria di Heraklion.
FRANCESCO BASILICATA   Scarne sono le notizie che su di lui si possono reperire. Fu ingegnere militare al servizio di Venezia, presente a Creta tra secondo e terzo decennio del XVII secolo, del qual periodo ci resta tutta una serie di accurate ed eleganti cartografie delle principali postazioni fortificate dell’isola, a testimoniare le sue ottime qualità grafiche. Stando ad alcune indicazioni documentali, a Francesco Basilicata si deve anche il disegno progettuale della celebre Loggia di Candia (Heraklion) costruita nel 1627 in puro stile palladiano. La pregevole costruzione (che ai primi del Novecento, pur malandata, era ancora in piedi come appare nelle meritorie riprese fotografiche di G. Gerola) fu demolita e nel 1915 fedelmente ricostruita in stile, seguendo le testimonianze grafiche e fotografiche esistenti.
CARTOGRAFI
Cospicua è la cartografia esistente elaborata dagli ingegneri militari inviati dall’Italia a rilevare i siti cretesi. Le mappe da essi riprodotte sono di notevole interesse storico ma anche di felice resa grafica. Sono conservate, in massima parte, alla Biblioteca nazionale Marciana e all’Archivio di Stato a Venezia; alla biblioteca Arcivescovile di Udine; al Museo storico di Creta ad Heraklion. Molti disegni sono datati e la collocazione cronologica va dalla metà del XVI secolo a quasi tutto il XVII secolo. Sono stati pubblicati da G. Gerola nella sua preziosa opera dedicata ai Monumenti veneti nell’isola di Creta (Venezia, 1905/32). Se ne ricordano di seguito i nominativi dei redattori e le date dei rispetti vi documenti: Giovanni Magagnato di Castelfranco (1559); Giovanni Paolo Ferrari (1574); Angelo Oddi (1607); lo stesso Francesco Basilicata già citato (disegni del 1618, 1619, 1627 e relazione scritta a Pietro Giustinian, del 1630); Raffaele Monanni (1631); Leone Leoni (1641); Marco Boschini (1651); V. Coronelli (1689).
La storia ricorda ignominiosamente, infine, un altro ingegnere militare della metà del Seicento, tal Andrea Barozzi, verosimilmente della nobile famiglia veneta titolare di alcuni feudi greci (a Santorino e a Creta), esperto delle fortificazioni cretesi il quale, dopo una defezione ai turchi, fu sospettato di tradimento e di aver fornito al nemico quelle informazioni tecniche che si rivelarono fatali nel lungo assedio che travagliò l’isola.
Arch. Renato Santoro – Roma

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