Francesco vuole portare il suo sostegno a profughi e migranti sull’isola greca di Lesbo. La visita organizzata insieme al patriarca ortodosso di Costantinopoli Bartolomeo I
di Gian Guido Vecchi
Il Papa che ha compiuto a Lampedusa il primo viaggio del suo pontificato andrà a Lesbo a metà aprile, per dire la sua vicinanza ai profughi respinti dall’Europa. La notizia di un viaggio a sorpresa, diffusa da media greci in base a fonti della Chiesa locale, è circolata stamattina in Vaticano ed è stata poi confermata da padre Federico Lombardi: «È un argomento di cui si sta parlando, ci sono contatti in corso», dice il portavoce della Santa Sede. Ad invitare Francesco sarebbero anche i patriarchi delle Chiese ortodosse, a cominciare dal patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo.
La linea di Francesco e della Santa Sede
Il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per i migranti, è durissimo nel commentare l’accordo tra Unione Europea ed Ankara: «Suscita molte perplessità. Questi poveri migranti profughi non sono merce, sono persone», dice alla Radio Vaticana. «È un negare a queste persone il diritto ad emigrare: loro vogliono, ad esempio, andare in Germania e si ritrovano in Turchia. E con quale garanzie? Non è che la Turchia sia un esempio di liberalità o di democrazia…». Negli ultimi tempi Francesco ha richiamato più volte l’Europa ai suoi doveri, alla sua «vocazione di universalità e di servizio». Per questo, nella settimana di Pasqua, durante la messa del Giovedì Santo aveva deciso di lavare i piedi a un gruppo di profughi, compresi tre islamici e un indù. «Quando vedi che si chiudono le porte ai profughi e li si lasciano fuori, all’aria, con il freddo …». Nell’ultimo giorno del viaggio in Messico, esortando a costruire ponti e non muri, aveva denunciato «la tragedia umana» dalla «migrazione forzata», un «fenomeno globale» che si può misurare in cifre «ma noi vogliamo misurare in nomi, storie, famiglie: fratelli e sorelle che partono spinti da povertà e violenza, narcotraffico e crimine organizzato». Davanti a «tanti vuoti legali, si tende una rete che cattura e distrugge sempre i più poveri».
«Il fiume della vergogna»
L’Osservatore Romano, titolando in prima pagina «Piano contestato», ricorda le critiche rivolte all’Europa da «numerose organizzazioni umanitarie che hanno deciso di sospendere le proprie attività in molti campi profughi», e aggiunge: «Le organizzazioni lamentano infatti la vaghezza dei criteri scelti per i ricollocamenti e sottolineano che questo sistema non risolve il problema alla radice. Inoltre l’accordo non fornisce garanzie di protezione ai rifugiati in virtù del diritto internazionale. Alcuni hanno addirittura parlato di “un colpo mortale” al diritto di asilo». Già a proposito della tragedia dei profughi di Idomeni, al confine tra Grecia e Macedonia, il quotidiano della Santa Sede aveva titolato a tutta pagina: «Il fiume della vergogna».
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