Per la prima
volta escono in Italia in Poesia Donzelli
KONSTANDINOS P. KAVAFIS, TUTTE LE POESIE A
CURA DI PAOLA MARIA MINUCCI (DONZELLI, PP 716, EURO 35,00). Le poesie che
pensava di dover conservare "segretamente", i primi versi, i
componimenti rifiutati e quelli più antichi, pubblicati su riviste o fatti
circolare in foglietti volanti. Si entra nel laboratorio poetico di
Konstandinos Kavafis con 'Tutte le poesie' in cui viene presentata per la prima
volta nella sua completezza l'opera di uno dei maggiori poeti del Novecento,
nella collana Poesia della Donzelli, con testo greco a fronte .
Di Mauretta Capuano
18 gennaio 2020
Grazie al lavoro di Paola Maria Minucci, il
lettore italiano potrà conoscere versi nascosti e un intero universo di poesie
fino ad oggi mai pubblicate in italiano. Se si esclude qualche eccezione, finora
Kavafis era conosciuto come l'autore di 154 poesie, di Itaca ("E se la
trovi povera, Itaca non ti ha illuso") o di Aspettando i barbari, di quei
versi che aveva destinato alla pubblicazione, sottraendoli al continuo lavoro di
riscrittura che caratterizzava il suo processo creativo. Alle poesie
riconosciute si aggiungono nella raccolta di Donzelli 74 poesie nascoste e 27
poesie tra le prove poetiche più antiche, che aveva poi rifiutato negli anni
successivi.
La lettura di tutta l'opera mette in luce,
come sottolinea la Minucci, traduttrice e docente alla Sapienza di Roma,
"il lavoro ossessivo su ogni testo, rielaborato per anni, se non per
decenni", ma soprattutto offre "un quadro della sua poesia e delle tematiche
che l'attraversano decisamente più ricco e dagli orizzonti più aperti".
"Dalle mie azioni meno evidenti /e dai
miei scritti più segreti - /da questi soltanto riusciranno a capirmi"
scriveva Kavafis nel 1908 in Segreti.
Romantico, come nelle prime poesie del
decennio 1884-1894 in cui scrive: "Lo specchio non m'inganna, veritiera è
l'immagine/, sulla terra non c'e' un'altra così bella", Kavafis ricorre
alla storia, alla memoria, al simbolismo, ma è quando lascia che i suoi versi
siano attraversati dall'erotismo che raggiunge le vette più alte. Come in
'Torna' del 1912: "Torna spesso e prendimi,/amata sensazione torna e
prendimi -/quando si risveglia la memoria del corpo,/e l'antico desiderio
penetra nel sangue".
Queste pagine "sono un tramite, un
mezzo per capire meglio ciò che si cela dietro le sue parole, per andare oltre
i veri mascheramenti, storici, mitologici e finanche autobiografici.
Sotto questa luce la sua poesia diventa una
grande metafora e l'opera completa una chiave per leggerla" dice la
Minucci.
Nato ad Alessandria d'Egitto nel 1863 da
genitori discendenti da antiche famiglie aristocratiche di Costantinopoli,
Kavafis che era amico di Giuseppe Ungaretti e che nel 1929 Marinetti, in visita
ad Alessandria, volle conoscere, ha stampato la sua prima raccolta - fascicolo
di 14 poesie nel 1904 e nel 1907 si è trasferito nella sua casa di via Lepsius
10 ad Alessandria dove ha vissuto per tutta la vita. Morto il 29 aprile del
1933 , nello stesso giorno in cui era nato, la sua opera è rimasta inedita fino
al 1935 se si escludono poche poesie pubblicate su una rivista ateniese e i
versi fatti circolare su foglietti volanti.
Poeta del relativo e dell'empirico, come
spiega la curatrice della raccolta, è 'Miris'"l'unica delle poesie mature
di Kavafis" che "mette a frutto tutte le risorse del suo metodo
poetico, risultato di una fusione dell'intuizione storica e di una visione
erotica" ."Mi precipitai fuori da quella casa d'incubo,/corsi
lontano, prima che il loro cristianesimo/mi rubasse e distruggesse il ricordo
di Miris" sono i versi di Kavafis che chiudono la poesia. (ANSA).
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