Ha attraversato una delle crisi economiche più gravi di sempre ma forse proprio per questo sta reagendo meglio di altri paesi mediterranei al coronavirus
Tra i paesi dell’Europa mediterranea colpiti dall’epidemia da coronavirus, uno dei casi più anomali è quello della Grecia, in cui sono stati rilevati 1.884 casi di contagio e 83 morti, un numero piuttosto basso per un paese con 10 milioni di abitanti, se paragonato ai dati degli altri maggiori paesi europei. In Grecia i casi di contagio sono circa 181 per milione di abitanti, mentre in Spagna, il paese più colpito in Europa dal virus, sono più di 3mila per milione di abitanti, in Italia più di 2mila, in Francia 1.700 e in Germania 1.300.
La newsletter del Post sul coronavirus arriva ogni sera e racconta molto di più di quello che trovi sui giornali: è gratuita e ci si iscrive qui.
Anche paragonando la Grecia ad altri paesi dell’Unione Europea con una popolazione simile, il risultato non cambia: in Belgio ci sono stati più di 2mila morti, e nei Paesi Bassi circa 1.800 morti. E questo nonostante si tratti di paesi con economie più solide di quella greca. C’è da specificare però che la Grecia ha una densità abitativa molto più bassa di questi paesi (circa 80 abitanti per km²) e che il 60 per cento dei casi di contagio è stato registrato nella sola Atene.
In molti quindi si stanno chiedendo come stia facendo un paese che ha attraversato una delle crisi economiche più gravi di sempre e reduce da anni di recessione ad affrontare meglio di altri paesi più ricchi l’emergenza coronavirus.
Secondo quanto detto dal primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis durante una seduta del parlamento, il principale fattore che ha contribuito al rallentamento della diffusione del virus nel paese è stata la rapidità con cui sono state adottate le restrizioni. «Le nostre scuole hanno chiuso prima che avvenisse la prima morte. La maggior parte dei paesi lo ha fatto una o due settimane dopo, e dopo la morte di decine di persone», ha detto. In Italia, per esempio, la prima morte da COVID-19 è avvenuta il 22 febbraio in Lombardia, ma le scuole di tutto il paese sono state chiuse solamente il 5 marzo e più tardi ancora sono arrivate le altre misure restrittive.
George Pagoulatos, economista politico che dirige la Fondazione greca per la politica europea ed estera (ELIAMEP), ha detto ad Al Jazeera che il governo greco ha mostrato «un approccio molto professionale, molto manageriale», fin dall’inizio, seppur in parte dettato dalle debolezze interne del paese. A differenza di altri paesi europei, la Grecia sapeva di non avere grandi risorse per affrontare una pandemia di questa portata, a cominciare da quelle ospedaliere: i posti di terapia intensiva in tutto il paese all’inizio dell’epidemia, per esempio, erano solo 560, e intervenire subito e con decisione era probabilmente l’unica scelta possibile (i posti in terapia intensiva sono poi stati portati a 910 e in seguito il governo ha anche assunto 4mila medici e operatori sanitari in più).
Secondo Pagoulatos, inoltre, il periodo di crisi e austerità passato dai greci negli anni passati può aiutare a spiegare il modo in cui la popolazione ha affrontato questa nuova emergenza, accettando da subito le misure imposte dal governo: «Forse ha aiutato il fatto che la Grecia è in uno stato di crisi costante dal 2010 […] Una società che ha subito un periodo di difficoltà così lungo sa quando i sacrifici personali sono necessari o inevitabili».
Il timore di economisti ed esperti è che un paese fragile economicamente come la Grecia non potrà sostenere a lungo gli effetti negativi del coronavirus, e che soffrirà più degli altri una nuova recessione e nuove misure di austerità. Secondo Alex Patelis, consulente del ministero dell’Economia che ha partecipato a diverse riunioni del governo sull’emergenza coronavirus, al momento non c’è tuttavia altro da fare, perché riaprire l’economia e allentare le misure potrebbe favorire un ritorno del virus e danni ancora più gravi all’economia.
Secondo Panos Tsakloglou, economista che fu consulente del ministero dell’Economia durante gli anni della crisi economica, l’epidemia da coronavirus costerà alla Grecia dai 3 ai 5 miliardi di euro al mese, anche se queste cifre potrebbero variare molto nei prossimi mesi: ci si aspetta, per esempio, che il costo della crisi sarà più alto nei mesi estivi, che sono solitamente fonte di grossi ricavi per il paese grazie al turismo, che lo scorso anno ha fruttato 18 miliardi di euro in tutto.
Yiannis Retsos capo della federazione che si occupa del turismo in Grecia (SETE), ha detto di prevedere che per giugno gli hotel apriranno normalmente, anche se dovranno essere studiati protocolli per salvaguardare la salute dei turisti. Si sta discutendo della possibilità di fare test di massa a tutti i turisti che arriveranno in Grecia, probabilmente in aeroporto, e potrebbe essere richiesto un certificato sanitario a chi vuole visitare il paese.
Intanto il governo sta intensificando le restrizioni in vista della Pasqua ortodossa, che si celebrerà domenica 19 aprile: sono stati aumentati i controlli sulle strade, nei porti e nelle stazioni, per impedire ai cittadini di mettersi in viaggio per celebrare la Pasqua. Il capo della Protezione Civile greca ha detto che sarà permesso viaggiare solo per motivi di estrema necessità, pena la sospensione della patente e una multa di 300 euro. Saranno sospesi anche gli spostamenti tra le isole, tranne che per gli abitanti delle isole più remote che devono recarsi in quelle maggiori per motivi sanitari. Queste restrizioni resteranno in vigore fino al 27 aprile.
https://www.ilpost.it/2020/04/09/grecia-coronavirus-2/
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου