Τρίτη 28 Μαΐου 2019

Grecia, la sconfitta di Tsipras: ora elezioni politiche anticipate


Dopo la sconfitta alle elezioni europee, il premier greco Alexis Tsipras ha annunciato che convochera' elezioni politiche nazionali anticipate dopo il secondo round delle elezioni amministrative.

di Stefano Carrer, 26 maggio 2019

Il leader di Nuova Democrazia, Kyriakos Mitsotakis, ha chiesto le immediate dimissioni del premier e il ricorso alle urne il prima possibile, dopo aver inflitto alle elezioni europee quella che si profila come una netta sconfitta allo schieramento filogovernativo: “E' ovvio che il popolo greco ha ritirato la fiducia al governo - ha detto - il primo ministro deve assumersi le sue responsabilità”.


La Grecia - ha aggiunto - ha molto sofferto ma ha trovato “la forza di cambiare”.

Il ricorso alle urne sara' quindi anticipato rispetto alla scadenza di ottobre, dopo l'affermazione alle elezioni per il Parlamento europeo dell'opposizione conservatrice guidata da Nuova Democrazia, che secondo i risultati preliminari ha staccato di circa 9 punti (33% contro 24%) lo schieramento di sinistra guidato dal partito di governo Syriza (diventato molto meno radicale rispetto alle precedenti elezioni). Al terzo posto con circa il 7,2% il centrosinistra di Kinal, appena sotto il 6% i comunisti, mentre l'estrema destra di Alba Dorada sta sotto il 5%.

Anche nelle parallele elezioni amministrative a spiccare e' la larga vittoria nella corsa a sindaco di Atene di Costas Bakoyannis, il candidato supportato da Nuova Democrazia, che ha distanziato il rivale di sinistra Nassos Iliopulos e altri sfidanti.

In effetti le elezioni europee sono state percepite come una sorta di referendum pro o contro il Tsipras e il suo governo, anche perché' accompagnate da elezioni a livello municipale e regionale. Il paradosso, dunque, e' che nel Paese che più ha sofferto negli anni scorsi per le rigidità di atteggiamento delle autorità europee non c'e' stata una vera polarizzazione simile a quella avvenuta in altre nazioni sul tema dell'Europa e dell'euro: nel “mainstream” politico, dopo otto anni di austerità e l'uscita dal bailout dell'agosto scorso, la questione dell'appartenenza alla Ue e all'euro appare superata. La polarizzazione e' stata tutta “domestica”, in particolare nella sfida tra Tsipras e il leader di Nuova Democrazia. Lo stesso premier non ha fatto mistero di considerare queste elezioni come un voto di fiducia o meno sulle sue politiche. Mitsotakis, 51 anni, ha invocato l'avvio di una nuova “alba” per la Grecia e biasimato Tsipras per le ultime misure di tipo economico da lui annunciate per allentare l'austerita' (con tagli alle tasse e benefici pensionistici), accusandolo di opportunismo elettoralistico. Mitsotakis sembra riuscito ad allargare la base di consensi, svecchiando l'immagine conservatrice di Nuova Democrazia e proponendosi come forza moderata in grado di attrarre i centristi.

In campagna elettorale Tsipras ha rivendicato alla sua linea il merito di aver fatto uscire il Paese dal salvataggio internazionale (cosa non scontata) e ha fatto appello ai greci contro il ritorno al potere dei conservatori, ai quali ha riservato i suoi strali: le critiche all'Europa dell'ex bestia nera di Bruxelles e Berlino (poi “riscattatosi” facendo trangugiare ai greci le misure restrittive del terzo Memorandum e promuovendo l'intesa di buon vicinato con la Macedonia del Nord) sono state blande, confinate per lo più nell'attaccare lo Spitzenkandidat del centrodestra europeo a guidare la Commissione, Manfred Weber. Secondo vari analisti, Tsipras ha pagato per la “fatigue” di un elettorato che fatica a percepire la ripresa economica in corso nelle statistiche macro ed e' stato penalizzato anche dal suo coraggio nel stipulare l'intesa con la Macedonia del Nord (la maggioranza dei greci era sostanzialmente contraria a consentire al Paese vicino l'utilizzo del termine Macedonia, anche se con una connotazione geografica).

Nelle elezioni europee del 2014 la Grecia aveva fatto grande notizia per il terremoto politico nazionale, con l'improvvisa ascesa al primo posto della sinistra radicale di Syriza e il terzo posto dei neonazisti di Alba Dorada (mentre Nuova Democrazia condivideva il potere). Le elezioni per Strasburgo del 2019 sembrano prefigurare una nuova fase della politica nazionale, che comunque resterebbe nel quadro del proseguimento della normalizzazione delle relazioni con la Ue.


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