Dopo la
sconfitta alle elezioni europee, il premier greco Alexis Tsipras ha annunciato
che convochera' elezioni politiche nazionali anticipate dopo il secondo round
delle elezioni amministrative.
Il leader di
Nuova Democrazia, Kyriakos Mitsotakis, ha chiesto le immediate dimissioni del
premier e il ricorso alle urne il prima possibile, dopo aver inflitto alle
elezioni europee quella che si profila come una netta sconfitta allo
schieramento filogovernativo: “E' ovvio che il popolo greco ha ritirato la
fiducia al governo - ha detto - il primo ministro deve assumersi le sue
responsabilità”.
La Grecia -
ha aggiunto - ha molto sofferto ma ha trovato “la forza di cambiare”.
Il ricorso
alle urne sara' quindi anticipato rispetto alla scadenza di ottobre, dopo
l'affermazione alle elezioni per il Parlamento europeo dell'opposizione
conservatrice guidata da Nuova Democrazia, che secondo i risultati preliminari
ha staccato di circa 9 punti (33% contro 24%) lo schieramento di sinistra
guidato dal partito di governo Syriza (diventato molto meno radicale rispetto
alle precedenti elezioni). Al terzo posto con circa il 7,2% il centrosinistra
di Kinal, appena sotto il 6% i comunisti, mentre l'estrema destra di Alba
Dorada sta sotto il 5%.
Anche nelle
parallele elezioni amministrative a spiccare e' la larga vittoria nella corsa a
sindaco di Atene di Costas Bakoyannis, il candidato supportato da Nuova
Democrazia, che ha distanziato il rivale di sinistra Nassos Iliopulos e altri
sfidanti.
In effetti
le elezioni europee sono state percepite come una sorta di referendum pro o
contro il Tsipras e il suo governo, anche perché' accompagnate da elezioni a
livello municipale e regionale. Il paradosso, dunque, e' che nel Paese che più
ha sofferto negli anni scorsi per le rigidità di atteggiamento delle autorità
europee non c'e' stata una vera polarizzazione simile a quella avvenuta in
altre nazioni sul tema dell'Europa e dell'euro: nel “mainstream” politico, dopo
otto anni di austerità e l'uscita dal bailout dell'agosto scorso, la questione
dell'appartenenza alla Ue e all'euro appare superata. La polarizzazione e'
stata tutta “domestica”, in particolare nella sfida tra Tsipras e il leader di
Nuova Democrazia. Lo stesso premier non ha fatto mistero di considerare queste
elezioni come un voto di fiducia o meno sulle sue politiche. Mitsotakis, 51
anni, ha invocato l'avvio di una nuova “alba” per la Grecia e biasimato Tsipras
per le ultime misure di tipo economico da lui annunciate per allentare l'austerita'
(con tagli alle tasse e benefici pensionistici), accusandolo di opportunismo
elettoralistico. Mitsotakis sembra riuscito ad allargare la base di consensi,
svecchiando l'immagine conservatrice di Nuova Democrazia e proponendosi come
forza moderata in grado di attrarre i centristi.
In campagna
elettorale Tsipras ha rivendicato alla sua linea il merito di aver fatto uscire
il Paese dal salvataggio internazionale (cosa non scontata) e ha fatto appello
ai greci contro il ritorno al potere dei conservatori, ai quali ha riservato i
suoi strali: le critiche all'Europa dell'ex bestia nera di Bruxelles e Berlino
(poi “riscattatosi” facendo trangugiare ai greci le misure restrittive del
terzo Memorandum e promuovendo l'intesa di buon vicinato con la Macedonia del Nord)
sono state blande, confinate per lo più nell'attaccare lo Spitzenkandidat del
centrodestra europeo a guidare la Commissione, Manfred Weber. Secondo vari
analisti, Tsipras ha pagato per la “fatigue” di un elettorato che fatica a
percepire la ripresa economica in corso nelle statistiche macro ed e' stato
penalizzato anche dal suo coraggio nel stipulare l'intesa con la Macedonia del
Nord (la maggioranza dei greci era sostanzialmente contraria a consentire al
Paese vicino l'utilizzo del termine Macedonia, anche se con una connotazione
geografica).
Nelle
elezioni europee del 2014 la Grecia aveva fatto grande notizia per il terremoto
politico nazionale, con l'improvvisa ascesa al primo posto della sinistra
radicale di Syriza e il terzo posto dei neonazisti di Alba Dorada (mentre Nuova
Democrazia condivideva il potere). Le elezioni per Strasburgo del 2019 sembrano
prefigurare una nuova fase della politica nazionale, che comunque resterebbe
nel quadro del proseguimento della normalizzazione delle relazioni con la Ue.
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