Tra Kos e
Patmos, c'è una piccola isola sconosciuta, dove la terra è aspra e selvaggia
3 marzo 2020
Durante la
Seconda guerra mondiale, Levitha era un avamposto italiano a difesa del
Dodecaneso. Una piccola isola sconosciuta, tra le più note Kos e Patmos, dove
la terra è aspra e selvaggia. Tuttavia ci vive tutto l’anno un’intera famiglia
di otto persone. Originaria di Patmos, si è traferita a vivere qui dove vive in
una fattoria con capre e pecore. Tranne nei mesi estivi, sulle coste non
approda mai nessuno.
La famiglia
gestisce anche una taverna aperta ai turisti – taverna Levitha – e sono molti i
velisti che amano fare una sosta a Levitha quando sono di passaggio d’estate.
Qui il pesce è sempre fresco. Ci pensano i ragazzi a procurarlo andando a
pesca.
Una volta
raggiunta la costa, ci si inerpica sulla montagna lungo i sentieri tra le rocce
per raggiungere la trattoria.
Levitha, nel
bel mezzo del nulla, è una suggestiva isola incontaminata e silenziosa, il
grande fiordo a Sud. Oltre alla baia orientale, ha un bellissimo ancoraggio
solitario con un’acqua limpidissima dalle mille sfumature di blu e di verde.
Meno di dieci chilometri quadrati di rocce, piccoli campi coltivati e di
insenature.
Le sue coste
sono molto frastagliate ed è tutta un’insenatura dove le barche gettano
l’ancora al riparo dai venti dell’Egeo. Nonostante le piccole dimensioni, la
costa misura quasi 35 km. C’è anche qualche bella spiaggetta dove fermarsi per
rilassarsi e fare un bagno.
Ma in Grecia
non può mancare anche l’aspetto archeologico. Qui, sotto terra e sul fondo del
mare, c’è sempre qualcosa da scoprire. E infatti anche a Levitha, nel 2009,
sono stati ritrovati cinque antichissimi relitti di duemila anni fa. Insieme a
essi, anche un oggetto ancor più prezioso: un palo di granito da 400
chilogrammi che risale al VI secolo a.C. e che veniva usato per le ancore delle
imbarcazioni, e anche per le grandi navi, che attraccavano sull’isola.
Tutt’intorno sono state ritrovate anche tante anfore, risalenti al III secolo a.C.,
usate evidentemente per il trasporto di beni e merci come il vino, per esempio.
Nell’antichità
Levitha deve quindi avere svolto un ruolo molto importante. Oggi non lo si
direbbe. La troviamo citata, invece, in diversi testi antichi. Ne fa riferimento
Ovidio nelle sue “Metamorfosi” e nell’”Ars amatoria”, narrando delle vicende di
Dedalo e Icaro che, durante la loro fuga da Creta, volarono al di sopra di
“Lebynthos”, l’antico nome di Levitha. Ma l’isola viene citata anche da Plinio
il Vecchio e dai geografi dell’antichità Stefano Bizantino, Pomponio Mela e
Strabone.
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου