La Grecia, Cipro e la Bulgaria hanno deciso, giovedì 3 ottobre, di avviare una nuova iniziativa congiunta, la EMMRI, per gestire l’emergenza migratoria nel Mediterraneo orientale.
A renderlo noto è l’agenzia di stampa bulgara, Novinite, la quale ha ripreso l’annuncio ufficiale del Ministero per la Protezione dei Cittadini della Grecia.
Secondo quanto rivelato, l’iniziativa verrà presentata il prossimo 7 e 8 ottobre, in Lussemburgo, al Consiglio dei ministri della Giustizia e degli Affari Interni dell’Unione Europea.
L’azione tripartita, ha reso noto il Ministero della Grecia, è la prima iniziativa di tale genere intrapresa dagli Stati membri dell’UE che si trovano in prima linea nella gestione della “critica” rotta migratoria del Mediterraneo orientale. Per tale ragione, ha reso noto il Ministero, l’iniziativa si pone quale “contributo per il dibattito sull’elaborazione della politica migratoria della nuova Commissione europea”.
Nello specifico, lo scopo dell’iniziativa di Grecia, Cipro e Bulgaria, secondo quanto dichiarato nel comunicato, è quello di “sottolineare la dimensione europea della più grande sfida migratoria” che tali Paesi si trovano ad affrontare, essendo gli Stati maggiormente toccati dalla rotta del Mediterraneo orientale.
Ciò significa che con tale iniziativa, i 3 Paesi tentano, stando al comunicato, “di aumentare la sensibilità e attivare gli altri Stati membri dell’UE, la Commissione e le altre istituzioni europee in merito al fatto che le sfide migratorie che Grecia, Cipro e Bulgaria stanno affrontando siano sempre maggiori, continue e chiaramente sproporzionate, soprattutto se paragonate alle altre regioni del Mediterraneo e dell’Unione Europea”.
Tale parere è stato motivato con i dati presenti nei recenti report della Commissione europea e del Servizio Esterno dell’Unione, ripresi dal comunicato ufficiale, secondo cui “dall’11 agosto all’1 settembre 2019 sono giunti 1.133 migranti dalla rotta del Mediterraneo occidentale e dell’Atlantico, 1.369 attraverso la rotta del Mediterraneo Centrale e 4.879 dal Mediterraneo orientale”. Tali cifre, ha sottolineato il comunicato, dimostrano l’esistenza di un trend, il quale “è ancora presente”.
In tale contesto, l’iniziativa tripartita “è finalizzata a intraprendere un’azione concreta a livello europeo nell’ambito della solidarietà e della responsabilità comune, raggiungendo una giusta ripartizione degli oneri attraverso la redistribuzione dei migranti, una dura politica di rimpatrio verso i Paesi di origine e il rafforzamento dei Paesi maggiormente colpiti”.
Ciò potrà avvenire, secondo i 3 Paesi, attraverso una più effettiva implementazione dell’Accordo tra Unione Europea e Turchia, siglato il 18 marzo 2016. Con tale accordo, l’Unione Europea aveva garantito l’invio di fondi ad Ankara al fine di ridurre le partenze dei migranti verso la Grecia. L’accordo, inoltre, prevedeva che coloro che otterranno lo status di rifugiati potranno restare in Grecia, mentre coloro a cui la richiesta verrà rigettata dovranno tornare in Turchia.
Secondo quanto dichiarato da Grecia, Bulgaria e Cipro, tale accordo deve essere implementato maggiormente attraverso 3 misure. La prima consiste nello smantellamento delle reti dei trafficanti diretti verso l’UE. La seconda misura prevede invece la prevenzione del dirottamento dei flussi migratori, attraverso la creazione di nuove rotte via mare, terra e aria all’interno dell’Unione e tra gli Stati membri. Infine, i 3 Paesi prevedono di assicurare l’effettivo rimpatrio dei migranti.
Con tali premesse, secondo quanto dichiarato nel comunicato, i 3 Paesi hanno incoraggiato “l’UE e gli altri Stati membri a considerare positivamente l’allocazione di ulteriori risorse ai Paesi della regione da cui partono i flussi della rotta del Mediterraneo orientale, in misure decise di comune accordo”, facendo principalmente riferimento alla Turchia. In materia di supporto economico, i 3 Paesi hanno altresì reso noto di desiderare che nel nuovo bilancio dell’Unione vengano impiegati fondi in misura maggiore per la questione migratoria.
Grecia, Cipro e Bulgaria non sono i primi Paesi che lanciano un’azione congiunta in materia di immigrazione. Lunedì 23 settembre, Italia, Malta, Francia, Germania e Finlandia avevano raggiunto un accordo in tale ambito, il quale prevede 4 punti principali.
Il primo sancisce l’obbligatorietà della redistribuzione dei migranti, la quale funzionerà con un meccanismo di ripartizione delle quote stabilite dai singoli Paesi che decideranno di sottoscrivere l’accordo. Il secondo punto prevede l’impiego di “tempi rapidi”, ovvero circa 4 settimane, per i ricollocamenti e la redistribuzione sia di chi ha ottenuto lo status di rifugiato, sia della totalità dei richiedenti asilo. In terzo luogo, una volta definita la quota da ridistribuire, i migranti verranno direttamente registrati nel Paese di destinazione, che ne curerà anche i rimpatri, e non più in quello di primo approdo. Secondo quanto sottolineato dal ministro italiano, infine, l’accordo, che verrà ora presentato agli altri Paesi dell’UE, stabilisce anche “la rotazione volontaria dei porti di sbarco, non solo quando quelli di Italia e Malta sono saturi”, il che rappresenta, ha dichiarato Lamorgese, “un primo passo concreto per un approccio di vera azione comune europea”.
Secondo le stime dell’IOM, dall’1 gennaio al 2 ottobre 2019 i migranti che hanno raggiunto l’Europa sono stati 83.107, di cui 67.129 via mare. Il numero di morti e dispersi ammonta invece a 994, di cui 659 nella rotta del Mediterraneo Centrale, la quale vede la Libia tra i principali porti di partenza, 269 nella rotta occidentale, la quale coinvolge Marocco e Algeria, e 66 nella rotta orientale, il cui principale porto di partenza è la Turchia. I Paesi europei maggiormente colpiti dal fenomeno migratorio sono la Grecia, la Spagna, Cipro, l’Italia e Malta. In particolare, dall’1 gennaio al 29 settembre 2019, sono giunti 44.561 migranti in Grecia, 21.223 in Spagna, 7.892 in Italia, 4.944 a Cipro e 2.867 a Malta. Paragonando i dati alle cifre totali riguardanti lo stesso periodo del 2018, gli arrivi sono diminuiti del 20.6%.
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di Redazione
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