Τρίτη 29 Οκτωβρίου 2019

In vacanza ad Amorgos, con la “grecitudine”

Lettera a Mondogreco di Roberta Gregori


In vacanza ad Amorgos, una remota isola delle Cicladi, dopo aver percorso un lungo sentiero in una afosa giornata di settembre, raggiungo un villaggio nell’entroterra, Asfontilitis.

29 Ottobre 2019

Qui, incontro un contadino mentre sta caricando delle enormi balle di paglia sul suo mulo. Appena mi vede, mi offre dell’acqua. Le mie borracce sono ancora piene e gentilmente diniego l’invito. Mi propone allora quello che ha, vino e dolci – nero, krasi, glika (acqua, vino, dolci) mi ripete più volte.

Iniziamo una semplice conversazione con le poche parole che due anni di studio del greco moderno mi hanno lasciato.

Mi indica la sua abitazione, una semplice costruzione in pietra con attorno dei fichi di Barbagia arsi dal sole e dal vento. L’intero villaggio, che mi racconta essere abitato ora da appena dieci anime, è composto da poche altre simili case, molte in rovina, alcuni granai, recinti per animali e da una chiesetta dal perfetto bianco calce.

Ha mani che mostrano una vita di fatica nei campi ed un sorriso di pochi denti, che si apre grande all’arrivo del visitatore.

Lo scrittore greco-francese Vassilis Alexakis, nel suo “Je t’oublirai tous les jours”, un capolavoro purtroppo non tradotto in italiano, scrive che gli isolani sono ospitali per curiosità e che accolgono con piacere gli stranieri perché ognuno è portatore di nuove storie.

Condivido con Henry Miller l’amore per la grecitudine della Grecia, per quella generosità, gentilezza, compassione e spontaneità di cui il suo popolo è ricco.


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