Τρίτη 15 Νοεμβρίου 2022

Αγρίμια κι αγριμάκια μου (oh, mie bestie selvatiche)

 


La comprensione di questa canzone non può essere separata dal video in cui Nikos Xylouris la canta e la spiega.

Un video che, prima che compaia Xylouris, si apre con dei cittadini e cittadini greci, fatti salire su un cellulare il 21 aprile 1967 e portati via dai militari, mentre gente che passa su un autobus li guarda con facce terrorizzate. Questo splendido canto tradizionale è, come tutti i rizitika cretesi, di cui "Psaronikos" Xylouris fu massimo interprete, un canto di lotta per la libertà. Logico che la dittatura militare li proibisse in massa. Risale probabilmente anch'esso alla lotta di indipendenza del 1821: i canti di questa guerra hanno accompagnato i greci in tutte le loro lotte. Un canto dove ai "cervi ammansiti", alle "bestie selvatiche", si chiede dove siano i luoghi dove stanno. E le bestie, selvatiche e addomesticate, rispondono fieramente: sono sui dirupi, sono nelle grotte, sulle alte cime. Tutti i posti dove si rifugia chi lotta per la libertà. Durante la turcocrazia, ovviamente, la metafora era l'unico modo per dire certe cose chiaramente, in modo che da tutti potessero essere comprese. Una cosa che si è ripetuta spesso nella storia cretese e greca. "I rizitika", dice Xylouris nel video, "sono canti di osteria e di banchetti di nozze, di gioia e di dolore, che il popolo cretese cantava negli anni della sua schiavitù. Αγρίμια κι αγριμάκια μου dice alle bestie ammansite e ai cervi che il loro posto è a lottare per la libertà." Le "bestie selvatiche" sono i partigiani cretesi, i chainides che lottavano contro i turchi. La canzone dura assai di più di quel che il breve testo potrebbe far supporre. I suoi versi sono ripetuti in un intreccio continuo, con una tecnica di canto assai complicata e particolare. Interviene anche un coro (si veda la trascrizione fonetica con assecuzione del canto, assolutamente necessaria per seguire il testo). [RV]


https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=5798&lang=it

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