L'assedio di Costantinopoli del 1204 fu combattuto tra crociati e bizantini.
Il conflitto finì il 12 aprile con la vittoria degli assedianti che conquistarono la capitale dell'impero bizantino, che fu espugnata per la prima volta nella storia.
Alessio IV Angelo, salito al trono dei basileis insieme al padre Isacco II Angelo grazie all'aiuto militare dei crociati con l'assedio di Costantinopoli (1203), doveva ai veneziani e crociati il pagamento promesso per l'aiuto ricevuto. Tuttavia l'usurpatore Alessio III Angelo, quando si era reso conto che Costantinopoli era perduta, riuscì a scappare in Grecia con la maggior parte del tesoro imperiale. Alessio IV, non avendo più il denaro per aiutare i crociati, fu costretto a sottoporre la popolazione bizantina ad una fortissima tassazione. Nel frattempo i crociati, spazientitisi per il ritardo nel pagamento, iniziarono a saccheggiare i pressi di Costantinopoli, dando così inizio a scontri con la popolazione bizantina; era chiaro oramai che Alessio IV aveva perso il controllo della situazione.
Nella capitale bizantina iniziò a tirare aria di cospirazione e di questa situazione approfittò il protovestiario Alessio V Ducas, un potente nobile bizantino proveniente dalla famiglia imperiale dei Ducas. Alessio Murzuflo si adoperò per ottenere l'appoggio della nobiltà bizantina nella salita al trono, poi, l'8 febbraio 1204 irruppe nel palazzo imperiale avvisando Alessio IV del divampare di una rivolta. Questi si fece convincere ad uscire dal palazzo dove i sicari lo aspettavano per assassinarlo.
Anche Isacco II, il co-imperatore, morì durante la notte, in cause misteriose, probabilmente assassinato, ma non si esclude che sia morto, per ironia della sorte, di morte naturale. Alessio Murzuflo raggiunse quindi la Basilica di Santa Sofia e si fece incoronare dal patriarca Giovanni X Camatero imperatore bizantino, col nome di Alessio V Ducas.
Alessio V sparse la voce che il predecessore fosse morto soffocato nella notte e lo fece seppellire con tutti gli onori destinati a un basileus, fingendo addirittura di piangerlo.
Il lutto del nuovo regnante non convinse però i principali sostenitori dei precedenti imperatori, ovvero le armate della quarta crociata e la flotta della Repubblica di Venezia, che si trovavano a Costantinopoli su richiesta dei due Angelo, dopo aver permesso ad Alessio IV di conquistare il potere scacciando suo zio Alessio III.
La popolazione di Costantinopoli non appoggiò subito il nuovo sovrano, infatti venne acclamato imperatore Nicola Canabo, a minaccia della sua stessa vita, se si fosse rifiutato di accettare la carica, ma per togliere di mezzo l'usurpatore Alessio V non esitò a inviare le sue guardie variaghe e a gettarlo in prigione.
I latini, dal canto loro, sospettando a ragione che Alessio V fosse il responsabile della morte di Alessio IV, lo accusarono di avere usurpato il trono. In risposta, Alessio V chiuse i negoziati con i crociati e con la Repubblica di Venezia, rifiutandosi di rispettare le promesse di aiuti e finanziamenti alla spedizione che il suo predecessore aveva fatto ai capi della crociata per ottenerne l'appoggio e conquistare il trono.
Il nuovo sovrano fece rinforzare le mura e alzare la guardia sulle mura Teodosiane. Queste misure, insieme alle posizioni assunte nei confronti dei latini da Alessio, che era inoltre contrario alla riunificazione tra la chiesa ortodossa e quella cattolica promessa nei precedenti accordi e considerava i crociati nemici dell'Impero, gli fecero in breve guadagnare credito tra i suoi sudditi.
Dopo questi avvenimenti, i capi latini, tra cui si distinse per determinazione soprattutto l'anziano doge di Venezia, Enrico Dandolo, pianificarono la conquista della città e la spartizione dell'impero. Scoppiò la guerra: lo scontro più importante fu quello tra Enrico di Fiandra e Alessio V. Enrico aveva armato un esercito per razziare Filea, sul Mar Nero; mentre i crociati tornavano all'accampamento, lungo la strada furono attaccati in un'imboscata da Alessio V: La retroguardia comandata direttamente da Enrico fu presa di sorpresa. Fu una battaglia aspra il cui esito fu tuttavia una sconfitta per i bizantini, che oltre a essere battuti persero anche il vessillo imperiale ed un'icona d'oro della Vergine portata sempre in battaglia come protezione; l'icona, che era arricchita da pietre preziose incastonate, fu portata a Citeaux.
Al ritorno, Alessio annunciò ai suoi sudditi la vittoria, e a coloro i quali gli domandavano dove fosse l'icona e il vessillo, rispose che erano stati messi al sicuro. Quando queste voci giunsero al campo dei crociati, questi caricarono il vessillo e l'icona su una nave veneziana, issandoli in modo che gli abitanti di Costantinopoli potessero vederli e sapere della menzogna del loro imperatore.
L'assedio
Il primo attacco dei crociati venne sferrato il 9 aprile 1204 ma fu respinto e procurò solo forti perdite. Il 12 aprile venne compiuto un nuovo tentativo e questa volta i veneziani ricorsero ad uno stratagemma. Avevano costruito piattaforme sulle cime degli alberi delle navi, poi avevano inclinato le imbarcazioni fino a che le piattaforme andavano a toccare le mura. Il veneziano Piero Alberti fu il primo a saltare sulle mura di una torre nemica, ma fu subito ucciso. Fu seguito da un francese, André Dureboise, che riuscì a resistere all'attacco dei difensori permettendo ad altri veneziani e crociati di occupare le mura. Poco tempo dopo le porte della città vennero aperte dagli attaccanti penetrati all'interno e per Costantinopoli non ci fu più scampo.
Alessio V s'era rifugiato con alcune truppe nel suo palazzo imperiale. Nella notte, forse perché temevano un attacco di sorpresa, alcuni crociati tedeschi appiccarono il fuoco a delle case e nuovamente l'incendio divampò in città. Vista l'impossibile situazione, Alessio V si dette alla fuga. Durante quella notte dove regnava il caos a Costantinopoli, visto che l'imperatore era scappato, fu eletto imperatore Costantino XI Lascaris, che ordinò una sortita contro i crociati, guidata dal fratello del nuovo imperatore, il generale bizantino Teodoro I Lascaris (futuro imperatore di Nicea) non ebbe successo alcuno.[1]
Il giorno dopo ebbe inizio il grande saccheggio che, come tramandano i cronisti, non aveva avuto simile in tutta la storia dell'umanità. La violenza dei crociati, che non risparmiarono neppure i bambini, era dovuta anche al terribile Massacro dei Latini del 1182, quando erano stati eliminati tutti i 60000 abitanti latini di Costantinopoli, donne e bambini compresi. I 4000 superstiti furono venduti ai turchi come schiavi[2]. Mentre Bonifacio di Monserrat occupava il palazzo imperiale che, secondo Roberto di Chiari, aveva ben 500 stanze tutte riccamente addobbate e ben trenta cappelle, gli scatenati crociati entravano nelle case ed asportavano qualsiasi cosa di valore che avessero trovato, dopo aver ucciso chiunque si trovasse dentro. Tutte le chiese vennero spogliate dei vasi sacri, delle immagini, dei candelabri e quanto non si poteva asportare veniva semplicemente distrutto.
Anche la basilica di S. Sofia venne completamente saccheggiata, l'altare venne spezzato, gli arazzi fatti a pezzi. Un cronista dell'epoca, testimone oculare, tramanda che una prostituta, seduta sul trono del patriarca, cantava strofe oscene in lingua francese. Mentre i veneziani si concentravano su quelle cose che avevano un grande valore, i francesi arraffavano tutto quello che luccicava e si fermavano solo per ammazzare e violentare. Le cantine vennero depredate e la città era piena di soldataglia avvinazzata che trucidava chiunque trovasse lungo il cammino. Cittadini venivano torturati perché rivelassero dove avevano nascosto i loro valori. I conventi vennero presi d'assalto, le monache stuprate. Le donne venivano violentate e subito dopo uccise, e i bambini giacevano in pozze di sangue per le strade, nudi, già morti o morenti. L'inferno durò per tre giorni interi.[3]
Infine i comandanti degli assalitori intervennero, dettero ordine di cessare il saccheggio (tanto ben poco era rimasto da depredare) ed ordinarono che qualsiasi bottino doveva essere portato in tre chiese e sorvegliato da fidati crociati e veneziani. Questo perché il contratto prevedeva la spartizione dei beni saccheggiati: tre ottavi ai veneziani, tre ottavi ai crociati; il restante quarto era destinato al futuro imperatore. Fra l'altro i veneziani portarono a casa i quattro cavalli di bronzo che ornano (attualmente in copia, gli originali sono conservati all'interno) la basilica di San Marco, l'icona della Madonna Nicopeia e molte preziose reliquie che ancora sono serbate nel tesoro di San Marco. I 4000 sopravvissuti erano principalmente donne, che vennero consegnate nude ai Turchi, e bambini poi venduti come schiavi. Così ebbe fine la quarta crociata che istituita con l'intenzione di combattere i saraceni, aggredì e saccheggiò unicamente paesi cristiani.
Conseguenze
Terminata la strage ed il saccheggio si venne alla spartizione del bottino che alcuni storici calcolano di circa 900.000 marche imperiali d'argento, oggi equivalente a molte centinaia di milioni di Euro. Il calcolo è però difficile perché molti degli oggetti artistici depredati hanno un valore incalcolabile. Poi si passò all'elezione dell'imperatore latino. Bonifacio del Monferrato sperava sempre di essere eletto ma trovò la forte opposizione dei veneziani. Infine crociati e veneziani furono d'accordo nell'eleggere il conte Baldovino IX di Fiandra che prese possesso del trono di Costantinopoli. Parte del regno però andò a Venezia, secondo quanto previsto dal contratto.
Per ampliare la propria potenza marittima Venezia reclamò ed ottenne la costa occidentale della Grecia, tutto il Peloponneso (Morea), Nasso, Andro, Negroponte (oggi Eubea), Gallipoli (Turchia), Adrianopoli e i porti della Tracia sul Mar di Marmara. Da allora il Doge assunse il titolo di “Dominus quartae partis et dimidiae totius Imperii Romaniae”, cioè Signore di un quarto e mezzo dell'Impero Romano d'Oriente. I veneziani pretesero anche tre ottavi della città di Costantinopoli ed occuparono il quartiere dove è oggi ubicata l'Agia Sofia, ex Cattedrale di Santa Sofia. A ricoprire la carica di patriarca venne nominato il nobile veneziano Tommaso Morosini.[4] Baldovino fu incoronato in pompa magna il 16 maggio 1204 nella Cattedrale di Santa Sofia.
Alla notizia degli orrori compiuti e della barbarie dimostrata dai crociati Innocenzo III rimase esterrefatto. Inorridito scrisse lettere a Costantinopoli deplorando e condannando che, senza il suo sapere, Stato e Chiesa erano stati divisi; ma ciò non cambiò la situazione. Il suo dispiacere crebbe ancora quando venne a sapere che il suo proprio legato, Pietro di San Marcello, aveva svincolato i crociati dalla promessa di liberare Gerusalemme. La crociata da lui predicata ed indetta si era tramutata in guerra contro stati cristiani. Le atrocità commesse dai crociati durante il saccheggio di Costantinopoli non contribuirono certamente a migliorare i rapporti fra la chiesa ortodossa e quella cattolica di Roma. Le due chiese rimasero separate dal 1054.
Il 4 marzo 2001 Giovanni Paolo II porse le sue scuse al Patriarca di Costantinopoli per le brutalità ed i peccati commessi dai crociati in occasione della Quarta crociata, che nel 1204 si mosse contro Costantinopoli anziché verso la Terra santa.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Alvise Zorzi, La Repubblica del Leone – Storia di Venezia, Rusconi Libri S.P.A, Seconda edizione, 1980
- ^ Donald M. Nicol, Byzantium and Venice: A Study in Diplomatic and Cultural Relations, Cambridge University Press, 1992, p. 107, ISBN 978-0-521-42894-1.
- ^ Storia delle crociate online, quarta crociata (in inglese).
- ^ Steven Runciman, Geschichte der Kreuzzüge, dtv, ISBN 3-423-04670-8
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Georg Ostrogorsky, Storia dell'Impero bizantino, Milano, Einaudi, 1968, ISBN 88-06-17362-6.
- Alvise Zorzi, La Repubblica del Leone – Storia di Venezia, Rusconi Libri S.P.A, Seconda edizione, 1980
- Gerhard Herm, I bizantini, Milano, Garzanti, 1985.
- Niceta Coniata, Grandezza e catastrofe di Bisanzio, Milano, Mondadori, 1994, ISBN 88-04-37948-0.
- John Julius Norwich, Bisanzio, Milano, Mondadori, 2000, ISBN 88-04-48185-4.
- Giorgio Ravegnani, La storia di Bisanzio, Roma, Jouvence, 2004, ISBN 88-7801-353-6.
- Marco Meschini, 1204 L'Incompiuta, Milano, Ancora, 2004.
- Ralph-Johannes Lilie, Bisanzio la seconda Roma, Roma, Newton & Compton, 2005, ISBN 88-541-0286-5.
- Alain Ducellier, Michel Kapla, Bisanzio (IV-XV secolo), Milano, San Paolo, 2005, ISBN 88-215-5366-3.
- Giorgio Ravegnani, Bisanzio e Venezia, Milano, Il Mulino, 2006, ISBN 88-15-10926-9.
- Giorgio Ravegnani, Introduzione alla storia bizantina, Bologna, il Mulino, 2006.
- Paolo Cesaretti, L'impero perduto. Vita di Anna di Bisanzio, una sovrana tra Oriente e Occidente, Milano, Mondadori, 2006, ISBN 88-04-52672-6.
- Goffredo de Villehardouin, La conquista di Costantinopoli, Milano, Testi e documenti, 2008, ISBN 978-88-7710-729-9.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
- Quarta crociata
- Assedio di Costantinopoli (1203)
- Alessio V Ducas
- Chiesa di San Lorenzo, Porto Venere
https://it.wikipedia.org/wiki/Assedio_di_Costantinopoli_(1204)
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