De Chirico: La Grecia è un paese dalle linee giuste. Nulla è troppo alto né troppo basso. Sembra un paese sorto e cresciuto in una serra. L’Oceano e le Alpi sono lontano dalla Grecia. Anche il cielo ed il mare non sono mai troppo azzurri. Sembra che una leggera coltre grigia ricopra tutto il paese. I monti non sono mai troppo alti. Si ha sempre l’impressione che si possa andare ovunque a piedi e senza fatica. I fiumi non sono mai troppo larghi e ci sono dei corsi d’acqua che invitano alla passeggiata lungo la loro sponda ed alle meditazioni filosofiche. Così era l’Ilisso; dico era perché adesso non esiste più, che scorreva ad Atene e lungo il quale, nelle chiare notti estive, Socrate in compagnia di Aspasia, la cortigiana intellettuale, passeggiava parlando e discutendo con lei, sui problemi dell’essere e del divenire.
Senta Maestro, in che località ci troviamo qui?
Qua ci troviamo in un luogo vicino ad Atene che si chiama
Vugliagmeni. Vugliagmeni significa affondata. Veramente non ci vedo nulla di
affondato qua ma si chiama così questo luogo. C’è un bel paesaggio, una bella
marina, belle spiagge, un ottimo albergo che si chiama Astir, e siamo qua.
Ma è felice di trovarsi in Grecia?
Si, sono felice. Sono felice anche in altri luoghi. Io
son sempre felice, ho la malattia della felicità.
Nella sua autobiografia Lei parla che è stato
impressionato dalle bellezze della Grecia sin da quando era bambino.
Sì, ero impressionato dalla bellezza di questa città
Volos che è la città dalla quale salparono gli Argonauti secondo la mitologia.
E’ una bella città tutta bianca sul mare e poi dietro c’è il monte Pelio, con
dei villaggi che fanno come delle macchie bianche e quello è bello, è una cosa
che non ho visto, sì, ho visto anche in altri paesi, villaggi sui monti ma come
sono disposti là soltanto a Volos li ho visti.
Ma Lei ha vissuto tanto a Volos?
No, a Volos ho vissuto poco perché mio padre aveva
costruito quelle ferrovie ma la direzione però era ad Atene. Ho vissuto qualche
anno ma poi gli altri anni siamo vissuti ad Atene.
Quale sono state le bellezze che Lo hanno più colpito sia
della Grecia che di Atene, cioè le bellezze naturali o le bellezze
architettoniche?
Ma, si architettoniche ma più che altro la natura, perché
la natura, vede, in Grecia ha questo di bello. Che non c’é mai nulla di
esagerato.
Quelle belle mattine quando racconta che andava a pescare
con suo fratello e due impiegati.
Sì, quando il tempo era bello si andava qualche volta.
C’ero io, mia madre, poi questi due impiegati che lavoravano con mio padre in
questa società di ferrovie. Si andava a pescare ma con la lenza non con le
reti.
Lei era un bravo pescatore allora?
Mah.. bravo. Cosa vuole che fossi bravo. Non so. Buttavo
giù quella lenza, poi qualche volta c’era un pesce che abboccava, ma allora era
meno sensibile ora non potrei pescare perché l’idea di prendere un animale,
anche un animale che non è molto vicino a noi come un pesce e poi farlo morire
per asfissia non mi va. Ora non lo farei per esempio. Si vede che sono più
sensibile ora di quello che ero a quel tempo.
Con suo padre Lei andava a vedere musei, opere d’arte?
Sì, qualche volta siamo andati. Anche sull’Acropoli, ma
mio padre era sempre molto occupato. Andavamo più che altro in gite, non so, ma
proprio a vedere i musei sono andato per conto mio.
Ma al Museo di Olimpia c’è l’Ermes di Prassidia.
Al Museo di Olimpia sono stato con degli allievi di una scuola
d’arte che si chiama il Politecnico. Ho visto questo tempio che mi ha
impressionato. Ricordo che allora passando accanto al tempio si vedeva da una
finestra questo Ermes di Prassidia nel Museo. Era curioso perché non aveva
l’aspetto dei soliti musei. Era impressionante perché sembrava una cosa quasi
casalinga. Ma un aspetto casalingo particolare. Insomma, anche un po’
metafisico. La scultura greca è bellissima, quella scultura dell’epoca
classica. A me mi piacciono più i classici che i primitivi.
Lei ha fatto studi classici, Maestro o no?
No, io veramente non posso dire… autodidatta. Non ho mai
frequentato scuole. In Grecia mio padre aveva mobilitato vari professori.
E il disegno invece?
Il disegno, sì, l’ho studiato una volta. Avevo un
professore proprio a Volos. Un giovane greco, però di origini veneziana, perché
parlava l’italiano e lo parlava con l’accento veneziano e poi ad Atene, più
tardi, sono stato alla scuola del Politecnico. E lì per l’appunto per un anno e
mezzo circa ho lavorato per una classe di disegno, di bianco e nero.
Poi ha lasciato la Grecia quando aveva 12-13 anni.
No di più. Ne avevo quasi 17, 16 e mezzo, più o meno.
Senta Maestro, ma questa ispirazione diciamo così
mediterranea della Sua pittura, Lei la trova esatta?
La leggenda della mia pittura molto ispirata dall’antica
Grecia dipende dal fatto che alcuni quadri dei cavalli ai quali ho messo il
titolo “Cavalli sulle rive dell’Egeo” ecc., dietro in secondo piano quasi
sempre ho messo dei monti o degli scogli con sopra delle rovine o dei resti di
templi. Anche per terra davanti ai cavalli qualche volta ho messo dei frammenti
di colonne, Ma sa quando una leggenda nasce è difficile che muoia.
Pensa che siano utili questi esercizi?
Sono indispensabili. Ora credo che nelle Accademie non li
facciano più. Ora nelle Accademie non c’è più nessun insegnamento. In tutti i
paesi ci sono Accademie di Belle Arti, di sculture, le pitture, ma credo che
gli allievi non imparino niente. Imparerebbero lo stesso a stare a casa a
disegnare.
Quindi Lei quando ha un blocchetto di carta e una matita
come adesso che ci troviamo sotto il Partenone, subito sente la necessità quasi
di…
Sì, di fare qualche schizzo, di qualche appunto.
Cioè, praticamente, di tenersi in esercizio. Lo fa così
anche per comprendere meglio il soggetto?
Sì, sì. Prima i pittori sempre avevano un taccuino in
tasca e una matita per poi fare schizzi, per dare appunti. Anche quella è
un’abitudine che si è perduta ora.
Lei dipinge molto, cioè tutti i giorni. Lei disegna o
dipinge?
Ma sì, almeno che sia malato, un giorno che abbia da fare
o che sia molto stanco. Mica è una cosa che stanchi la pittura.
Come si trova qua Maestro?
Ah, benissimo. Non c’ero stato da parecchi anni, ma il
luogo è sempre lo stesso e sempre impressionante per la sua bellezza classica.
Ma quante volte ha sognato di ritornarci qua?
Oh, sognato. Non so, 5-6 volte. Non ricordo precisamente.
Ma alcune volte ho sognato, sì.
Siccome sogna molto perché è molto artista allora…
Sì, sogno molto. Sogno dormendo.
Senta, Maestro. Ma molti dicono che Lei è scostante, non
vuole contatti. Ma invece è venuto qui in mezzo a tutta questa gente, a queste
macchine, con questo sole. Come mai? Ha fatto un’eccezione particolare per
Atene?
No, non sono scostante io; questa è una voce tendenziosa
che è stata messa in giro per allontanare da me eventuali compratori.
Lei ha dipinto il Partenone?
Veramente il Partenone solo no. Ma ho fatto una pittura
di Atene con l’Acropoli e anche quel monte di Cabete dove c’é un convento di
monaci e lì si vede il Partenone.
L’Acropoli rappresenta lo spirito della Grecia?
Eh sì, proprio lo spirito. Il nome Partenone viene da
partenos che vuol dire vergine in greco perché era dedicato a Minerva – Pallade
– Atena che era una dea vergine. Si interessava soltanto alle arti, e alla
guerra e alle scienze.
Cosa ne pensa del Partenone?
E’ buono.
Senta, si tratterrà molto qui?
No, io mi tratterrò ancora non so 8 giorni e poi andrò a
Venezia, rimarrò a Venezia una decina, quindicina di giorni.
Dove aspetterà noi.
Dove aspetterò loro che ricominceranno a chiedermi se son
nato in Grecia.
Comunque parleremo di Venezia.
Parleremo di Venezia ma sempre aggiungendo che son nato
in Grecia. E’ un aereo che passa.
Senta, ma il posto è bello però c’è l’aeroporto vicino.
Sì, ogni tanto ma non mi disturbano anche di notte
passano continuamente ma non mi disturbano.
Lei ha il sonno profondo.
Dormo molto e bene.
Ma Lei parla che in certe mattine nel dormiveglia ha
delle visioni.
Ho delle visioni la mattina in dormiveglia e anche la
sera nel dormiveglia.
Lei si considera un visionario, diciamo…
Io veramente sono molto ricco di fenomeni psichici,
mentali, ecc. Sì, sarei anche visionario.
Scusi se siamo un po’ sullo scherzo, sull’ironia, ma vedo
che Lei è sempre così disposto a fare battute, a scherzare.
Scherzando dico la verità.
Comunque Maestro deve apprezzare che non le abbiamo
domandato che ne pensa della pittura moderna, che ne pensa di Picasso. Abbiamo
evitato…
No, no, non posso rispondere essendo legato al segreto
professionale.
Ma mentre nella sua pittura, diciamo così, di ispirazione
classica, una certa serenità, una certa gioia, un certo equilibrio, nelle Piazze
d’Italia del periodo metafisico c’è già una malinconia?
Sì, quella melanconia, quella ha un’origine ben precisa,
che è stata, che mi è venuta dalle letture delle opere di Federico Nietzsche,
il quale aveva una… amava molto l’Italia e soprattutto amava Torino. Trovava in
Torino un senso metafisico, una tranquillità, una serenità, soprattutto nei
mesi dell’autunno, che non trovava in altre città. E io quando andai a Torino
la prima volta, sentì questo che aveva sentito Nietzsche.
Intervista concessa a Franco Simongini, Atene 1973.
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου