Il dramma Pandora composto da Goethe nel
1808, risultato estremo della poesia classicistica di Weimar, riprende
idealmente il frammento giovanile del Prometheus. Di quest’ultimo però non si
recupera il punto di vista di Prometeo, titano dell’azione, ma quello del
fratello Epimeteo, che vive nella contemplazione della felicità passata per
sempre perduta e nel ricordo del breve amore per Pandora.
Il dramma Pandora sui giovani e i vecchi
Il dramma di Goethe, rimasto incompiuto,
doveva chiamarsi “Il ritorno di Pandora”. In realtà, non è Pandora a fare la
sua comparsa, ma l’aurora Eos, e alla fine non si purificano Epimeteo e
Prometeo, che rappresentano la stirpe oramai vecchia dei titani, bensì
Epimeleia, figlia di Epimeteo e Pandora, e Phileros, figlio di Prometeo, rappresentanti
della generazione dei giovani.
La prima parte del dramma, la sola compiuta
del progettato dittico, si chiude con una nota di speranza. Se i vecchi vivono
soltanto nel rimpianto (Epimeteo nel rimpianto di ciò che perdette, Prometeo
nel rimpianto di ciò che non seppe conquistare), i giovani, che hanno errato
per giovanile inesperienza, scontano la loro colpa con un mitico sacrificio
rigeneratore, rinnovando così il ciclo dell’esistenza.
All’inizio del secolo nuovo Goethe aveva già
rappresentato nella commedia Paläophron und Neoterpe la riconciliazione dei
vecchi e dei giovani, necessaria per la storia dell’umanità.
Il dramma come invito alla ricostruzione dopo
Jena
Goethe tratta, ad un anno dalla disfatta di
Jena, l’arduo e scottante tema della ricostruzione politica e sociale e si
sforza di dargli una soluzione simbolica e cosmica. Il dramma Pandora, scritta
subito dopo Jena, avrebbe voluto esortare l’umanità smarrita a meditare sui
valori supremi dello spirito, l’Arte e la Scienza, doni divini che secondo il
progetto della seconda parte Pandora avrebbe dovuto recare agli uomini nel suo
vaso. Questa, con ogni probabilità, l’intenzione del poeta.
La storia dei figli doveva costituire la
materia della seconda parte che non fu scritta; la prima si chiude con
l’annuncio che i due giovani, Epimeleia e Phileros, che hanno tentato di
suicidarsi, sono rimasti miracolosamente in vita, promessa di un migliore
avvenire.
Un altro significato della bellezza
Nel dramma Pandora è evidente una diversa
considerazione di Goethe della bellezza. La prima donna mortale nel dramma non
è più figlia di Prometeo, come nel frammento giovanile.
Affascinante e pericolosa messaggera degli
dei, fu respinta da Prometeo ed accolta da Epimeteo; essa lo abbandonò dopo
poco, lasciandogli una delle loro due figlie, Epimeleia che, simile al padre,
«pensa al passato», mentre l’altra figlia, Elpore, la speranza, viene soltanto
di notte a visitare e a consolare il padre derelitto con dolci sogni
ingannevoli. La bellezza di Pandora è quella medusea del tardo classicismo
goethiano che impone la propria immutabile perfezione e che impietrisce.
La luce dell’aurora
Di fronte al lamento di Epimeteo e alla scena
fra quest’ultimo e Prometeo sul rimpianto per la felicità passata, la storia di
Epimeleia e Phileros non ha rilievo e sviluppo. In un attimo di debolezza
Epimeleia si lascia baciare da un pastore, ucciso poi da Phileros. Epimeleia si
getta disperata nelle fiamme della sua casa, mentre l’amato fra le onde. Queste
due estreme prove d’amore rappresentano la grande prova del fuoco e dell’acqua;
al termine del dramma il fuoco e l’acqua sono esplicitamente uniti quando Eos
rinasce dall’oceano per portare agli uomini il fuoco del sole.
Ma nel dialogo finale tra Eos e Prometeo
sembra nascosto anche un insegnamento politico. Eos non è ancora sorta quando
Prometeo sveglia con la luce della sua fiaccola gli uomini; è probabile che il
fatto stesso di svegliare con una luce diversa da quella dell’alba sia sentito
da Goethe come violazione del naturale ciclo dell’esistenza.
La ripresa di Pandora e il risveglio della
Germania dopo Napoleone
Molti motivi della Pandora sono ripresi
fiaccamente nel dramma Des Epimenides Erwachen, composto in fretta per la
celebrazione del ritorno del re di Prussia dopo la campagna del 1814. Epimeteo,
il protagonista di Pandora, si ripresenta ora nella figura mitica di Epimenide
che, invitato da due geni a dormire, trascorre cinquant’anni in una grotta e,
ridestatosi, trova tutto il mondo cambiato. È colpevole di aver dormito, mentre
gli altri hanno sofferto e lottato.
Gli altri sono moralmente superiori a lui; in
compenso gli dei gli hanno conferito il dono della profezia ed il suo stesso
sonno è giustificato come potenziamento del suo essere. Ma il risveglio di
Epimenide/Germania è rappresentato da Goethe come risveglio innaturale, non
corrispondente alla legge del cosmo. Esso non si compie all’alba per effetto
della luce, ma di notte e per effetto di una cometa che squarcia l’oscurità.
Pia C. Lombardi
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