Κυριακή 14 Φεβρουαρίου 2021

L’alfabeto latino e l’alfabeto greco di Calcide dell' isola di Eubea

L’alfabeto latino è un alfabeto greco - l’alfabeto di Calcide di Eubea (come prova ad esempio l’impiego del lambda con l’angolo in basso) - giunto a Roma per il tramite degli Etruschi.
L’ALFABETO GRECO
Prima di entrare nel vivo del problema, è necessario fare alcune precisazioni sull’ALFABETO GRECO.

33915271120143246_b_kymi-apoikia-halkidaInnanzitutto si può osservare che mentre i Romani non dicono niente sull’origine del loro alfabeto, i Greci si sono posti subito questo problema e hanno cercato di dare delle risposte, più o meno consapevoli dell’origine storica della questione. In particolare secondo alcuni (fra cui Eschilo) il primo inventore sarebbe il dio, Prometeo, il che sta a indicare la coscienza della natura meravigliosa di questi segni. L’alfabeto infatti  è un sistema di scrittura in cui ad ogni singolo fonema viene fatto corrispondere un solo segno grafico: si tratta dell’esito finale di un processo astrattivo di analisi della lingua che consente la comunicazione, con la massima economia, di qualsiasi tipo di messaggio.

Per la Grecia arcaica non si può parlare di unico alfabeto, ma di una pluralità di alfabeti locali, classificati da parte di Adolph Kirchhoff, Studien zur Geschichte des griechischen Alphabets, 1887, a seconda dei grafemi adottati per rendere i segni complementari:


ALFABETI AZZURRI (GRUPPO ORIENTALE): segni F, C, Y nel valore di ph, kh, ps
quasi tutte le città costiere dell’Asia Minore, isole dell’Egeo e città di Megara, Argo e Corinto (le Cicladi settentrionali, Atene, Egina e Sicione ebbero una particolare variante di questi alfabeti, dal momento che in una fase iniziale utilizzarono solo i due segni F e C: AZZURRO CHIARO). Il ks venne reso con X (vecchio samek)
           
ALFABETI ROSSI (GRUPPO OCCIDENTALE): segni F, C, Y nel valore di ph, ks, kh
resto della Grecia continentale, Eubea, Rodi, colonizzazione verso l’Ovest dell’VIII sec. a.C. Il ps venne reso ancora con il digramma PS o FS.

ALFABETI VERDI: non sono attestati i segni complementari (alfabeti più antichi di Creta, Tera e Melo)

L’unificazione degli alfabeti locali avvenne secondo la testimonianza della Suda solo nel 403/2 a.C. (arcontato di Euclide), con l’assunzione dell’alfabeto milesio a modello di tutta la Grecia. La riforma dell’alfabeto adottato ad Atene si lega al ritorno della democrazia ad opera di Trasibulo dopo i 30 tiranni (alfabeto milesio usato anche da altre città ioniche della lega delio-attica Û connessione ideale con il passato - e futuribile? - impero marittimo) man mano si impose alle altre regioni della Grecia

ORIGINE CALCIDESE DELL’ALFABETO LATINO
L’alfabeto greco calcidese ha la peculiarità del lambda con l’angolo in basso, che ritroviamo nelle iscrizioni della Roma arcaica (purtroppo il mondo romano non ci ha conservato serie alfabetiche, se non una che non è molto antica, ma possiamo vederlo ad es. nel Cippo del Foro): il raffronto fra le epigrafi in alfabeto greco calcidese e le epigrafi latine più arcaiche (vd. Appendice) dimostra proprio l’origine calcidese dell’alfabeto latino.          
In Italia sono colonie calcidesi Pithekoussa (775 a.C.) e Cuma (730-725 a.C.)                         

MEDIAZIONE ETRUSCA
Vediamo ora le serie alfabetiche greca calcidese (Tav. 8) e latina a confronto e osserviamo l’identità della forma delle lettere e la quasi esatta corrispondenza dei suoni da esse rappresentati.
Una differenza di un certo rilievo è costituita dal terzo grafema della serie latina: la C, che corrisponde al gamma lunato, introdotto nell’alfabeto etrusco agli inizi del VI sec. a.C.[1]. A ben vedere viene utilizzato un grafema che nell’alfabeto greco indica la gutturale sonora (g) per la gutturale sorda (c).
Quanto risulta dall’osservazione della serie alfabetica trova riscontro nella notazione della gutturale nelle iscrizioni arcaiche:
- eco in graffiti vascolari (Tav. 11)
- recei sul Cippo del Foro (Tav. 12)
- virco e feced nel vaso di Duenos (Tav. 13)
Inoltre un relitto di questo uso arcaico sopravvive nelle abbreviazioni di Gaius (C.) e Gnaeus (CN.), sia nell’epigrafia sia nella documentazione letteraria.

LA RIFORMA ORTOGRAFICA DI SPURIO CARVILIO
I Latini in origine e fino alla metà del III sec. a.C. utilizzarono il grafema C (gamma lunato) per rendere le due gutturali sorda e sonora: le fonti letterarie (Plutarco e Quinto Terenzio Scauro) tramandano che la lettera G (ad indicare gutturale sonora) venne introdotta soltanto con la riforma ortografica di Spurio Carvilio, liberto del console omonimo del 234 a.C.
L’unica serie alfabetica latina pervenuta è anteriore alla riforma e mostra al settimo posto ancora il segno dello zeta greco, lettera che non veniva usata nella lingua latina di età arcaica, dal momento che la lingua latina non ne necessitava, al posto della quale fu inserita la G.
Si tratta (Tav. 9) di un’iscrizione su un piattello di Genucilia (classe ceramica diffusa fra IV - primo terzo del III sec. a.C.), che reca una serie alfabetica di 21 lettere, con la 7^ lettera ancora Z (prima della riforma ortografica di Spurio Carvilio). Gasperini ipotizza una datazione del documento alla metà IV sec. a.C., periodo di intensi contatti fra città etrusca e Roma (nel 353 a.C. Caere è civitas sine suffragio)
La zeta sarà reintrodotta nell’alfabeto latino soltanto un secolo più tardi, nel corso del II sec. a.C., quando l’introduzione nella lingua latina di prestiti dalla lingua greca rese necessario un grafema per la sibilante.
Il discorso sulla notazione della gutturale non è di poca importanza: l’assenza fonetica in Etruria della gutturale sonora e il conseguente impiego del segno che in Grecia la indicava (gamma) per rendere la gutturale sorda PROVANO la derivazione dell’alfabeto alfabeto latino da quello etrusco.
L’argomento linguistico-epigrafico appare incontrovertibile, anche se esso contraddice la tradizione letteraria (Dionigi di Alicarnasso) della  JHlla;~ paideija gabina di Romolo e Remo, sulla base della quale alcuni hanno pensato ad una derivazione diretta dell’alfabeto greco senza la mediazione etrusca.
Recentemente la tesi della derivazione diretta è stata ripresa in considerazione in seguito al ritorvamento di un graffito di Osteria dell’Osa (futuro ager di Gabii): si tratta di un graffito (Tav. 9) in alfabeto greco su vaso a fiasco (con una sola ansa, deposto all’esterno, come oggetto sacro) di produzione locale (770 a.C.) trovato insieme a materiale riconducibile all’area meridionale tirrenica (in particolare all’ambito della cultura delle tombe a fossa di Campania e Calabria.
Adriano La Regina, che per primo ne diede l’edizione, propone la lettura eulin e riconsidera la questione della diffusione dell’alfabeto greco nel Lazio e a Roma: secondo l’archeologo il processo di alfabetizzazione sarebbe avvenuto in Campania (zona di Cuma) durante contatti commerciali fra Greci e gente locale e da lì sarebbe stato trasmesso nel Lazio (zona di Gabii) e successivamente a Roma. Questo confermerebbe la tradizione di Dionigi di Alicarnasso, secondo la quale Romolo e Remo si recarono a Gabii ad apprendere le lettere, e comporterebbe due conseguenze di un erto rilievo:
-la diffusione dell’alfabeto sarebbe avvenuta atteaverso vie interne (non toccate da rotte costiere) e in fasi di precolonializzazione
- l’esclusione della mediazione etrusca
Anche Emilio Peruzzi propende per la riabilitazione della fonte letteraria, ma propone la lettura euoin (allotropo di eujoi`) = grido in lode di Bacco (funzione cultuale confermata da foro intenzionale, cm 1,5) oggetto parlante. Gabii si mostra un centro di cultura greca
In realtà, anche se si ammette che già in età precoloniale ci furono contatti consistenti fra Greci e popolazioni locali e che l’alfabeto greco cominciò a circolare autonomamente e in epoca relativamente alta, la presenza di un’iscrizione non documenta necessariamente l’esistenza di un centro scrittorio e per la nascita/diffusione dell’alfabeto latino non si può prescindere dal contributo etrusco, proprio per il discorso sulla gutturale precedentemente fatto.
Colonna: lettura ni lue
Friggeri: lettura Eulin(os) nome di filatrice


APPENDICE: Le iscrizioni latine arcaiche

Le iscrizioni latine arcaiche sono poco numerose fra VII e VI sec. a.C.: poche iscrizioni e una trentina di graffiti su frammenti ceramici
- Scuole scrittorie à mancanza di omogeneità

1) Fibula Praenestina (Tav. 10) Æ 670-630 a.C. falso ottocentesco secondo la Guarducci
                                   
2) [---]adeva[---] (Tav. 10) Æ 725-650 a.C. da Satricum: iscrizione destrorsa di incerta interpretazione graffita a crudo

3) Olla di impasto dec. a costolature e stampigli (Tav. 11)
630-620 a.C.: tita salvetod da Osteria dell’Osa (t. 115)
Secondo Colonna si tratterebbe di una forma di saluto/brindisi a Tita (padrona di casa cui è donato l’oggetto e cui è affidata la gestione del vino) e proverebbe che il tabù dei Latini per i prenomi femminili operante in età mediorepubblicana non era ancora sentito in età arcaica
Peruzzi preferisce pensare a una formula di benvenuto a baccante (tita no prenome femminile - non attestato in latino - ma appellativo da tivtqa (mammella > nutrice, con richiamo alla tradizione che le primebaccanti furono le ninfe nutrici di Dioniso) che entra nella societas dionisiaca 

4) Olla di impasto dec. a costolature e stampigli (Tav. 11)
eco urna tita vendias... da Caere (formula dell’oggetto parlante)
- Peruzzi: l’appellativo tita che precede il gentilizio attesta che il vaso non è di uso comune, ma recipiente cultuale per fare libagioni, quindi extra commercium
- uso di digramma FH per fricativa f
                                                                       
Le due olle ci attestano la scrittura latina di fase orientalizzante recente, destrorsa, dove il grafema Y è impiegato per u semivoc. e voc.
Secondo Torelli questo proverebbe l’etruschicità di Vetusia su coppa emisferica d’argento (Tav. 10) dal corredo di tomba Bernardini di Praeneste (prima metà VII sec. a.C.), dal momento che non sarebbe facile ammettere, in un ambito cronologico precedente, una distinzione grafica dei due fonemi (u voc. e semivoc) che poi si sarebbe misteriosamente perduta. Non del medesimo avviso Margherita Guarducci, che ritiene il graffito la più antica iscrizione latina, che avvalora le testimonianze di L. Anneo Cornuto e Prisciano (riferite da Varrone), secondo cui in età molto antica il segno del digamma F era usato a Roma per l’u semivocalico

5) Cippo del Foro (580-570 a.C.) (Tav. 12) prescrizioni relative alla sacralità del luogo in cui il re e il suo araldo (kalator) compivano azioni rituali
Si può osservare l’utilizzo dei grafemi indicanti la gutturale nel sistema invalso nell’Etruria nel VII sec. a.C. nei centri di Tarquinia, Vulci e Caere[2]: gamma davanti a e/i (ce/ci), kappa davanti a a (ka), coppa davanti a u (qu)

6) vaso di Duenos (prima metà del VI sec. a.C.) (Tav. 13): oggetto di dono propiziatorio per imprese amorose, circolante nell’ambito della società aristocratica, riutilizzato successivamente come offerta votiva

7) laminetta di Lavinium (seconda metà del VI sec. a.C.) (Tav. 14), applicata alla base di un donario, con dedica a Castore e Polluce uso di labiovelare coppa (Q) davanti a u
                                               
8) “rex” (530-510 a.C.) su coppa molto grande di bucchero nero (Tav. 13) vaso con cui uno degli ultimi re di Roma faceva libagioni nella Regia, che non fu mai abitazione, ma solo luogo di culto.
Il nominativo sottinderebbe secondo la Guarducci un verbo del tipo “habet, utitur”.
                                               
9) 500 a.C.: Lapis Satricanus (Tav. 14) → menzione di P. Valerio Publicola, primo console di Roma, cui la tradizione letteraria attribuisce un ruolo determinante negli anni di passaggio dalla monarchia alla repubblica.
A proposito di questo documento Colonna sottolinea il modello alfabetico ormai definito e codificato, con lettere larghe e regolari, tratti rettilinei e solchi a sezione triangolare. Si tratta dell’ultimo impulso dato dalla scrittura greca all’alfabeto latino:
- nella direzione progressiva, che si impose definitivamente, contemporaneamente al mondo greco, dall’ultimo quarto del VI sec. a.C. (mentre Etruschi e Falischi si orientarono verso la direzione sinistrorsa)
- nell’uso della M a quattro tratti (M a cinque tratti rimase tipica del mondo etrusco)



[1] Si ricorda che gli alfabetari dell’Etruria meridionale sono della metà del VII sec. a.C.
[2] In questo periodo nelle città dell’Etruria settentrionale invece è usato indistintamente il kappa. Si ricorda che nella seconda metà del VI sec. a.C. si compie il definitivo assestamento dell’alfabeto etrusco, con la costituzione di tre sistemi grafematici: meridionale e centrale, con l’uso generalizzato del gamma, settentrionale con l’uso generalizzato del kappa).
Storia1a
804 a.C

Dalla Grecia, per l'aumento della popolazione e le scarse risorse, inizia una vasta colonizzazione che andrà ad interessare tutto il Mediterraneo e il Mar Nero.

Storia2
770 a.C.
Un gruppo di greci dell'Eubea (eretriesi e calcidesi) sbarca nell'isola di Pithekoussai (Ischia).
757 a.C.
Kyme (l'odierna Cuma) è la prima fondazione greca di coloni dell'Eubea; questi apportano nuove culture e l'alfabeto.

Storia3
755 a.C.
Nel nuovo alfabeto che sbarca in Italia proveniente dalla Grecia compare una novità, dei segni indicanti delle vocali che andranno a modificare molti dialetti.
735 a.C.
Inizia la colonizzazione greca in Sicilia. Coloni provenienti da Calcide nell'Eubea, guidati da Teocle, fondano Naxos.
725 a.C.
Coloni calcidesi di Cuma, di Naxos e dell'Eubea, fondano Zankle (Messina), che a sua volta fonderà Mylai nel 716 e Imera nel 648.
720 a.C.
Calcidesi dell'Eubea fondano Rhegion in Calabria.

Storia4
dal 480 a.C.
Nella Magna Grecia : inizia il massimo sviluppo culturale e sociale.
Non passeranno molti anni e si giungerà dopo conflitti fra le varie città dell'area alla Fondazione di Neapolis.
Nel mentre, si attiva la realizzazione di imponenti opere edili: l'Athenaion a Siracusa, i templi della concordia ad Agrigento, a Pasteum l'Heraion.

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