“Cantami, o Diva, del Pelìde Achille
l’ira funesta che infiniti addusse
lutti agli Achei, molte anzi tempo all’Orco
generose travolse alme d’eroi […]”.
Eh già, i
primi versi dell’Iliade sono solo alcuni di quelli che molti studenti,
prevalentemente del Liceo Classico, hanno dovuto imparare a memoria e in lingua
greca. Stessa sorte è toccata a tutti coloro che hanno scelto di seguire un
corso di laurea in Lettere o in Filosofia.
Perché oggi
il greco antico è sminuito? Quasi non viene considerato più. Il greco antico è
sorprendente. Pensiamo, in primis, al fatto che possiede un modo diverso di
considerare il tempo e il suo effetto sulla vita umana: non ci si chiede mai
quando una cosa accade, ma come essa accade. Non esiste un aspetto per il
futuro, perché non c’è, come nelle cose della vita quotidiana: c’è solo da
viverle, da assaporarle in quel momento e non in un momento futuro. Ed è per
via di questa ragione che, spesso, i verbi della lingua greca sembrano così
complicati.
L’antica
Grecia non era solo un potente e grande impero, ma anche una delle civiltà più
avanzate del tempo. Fino al momento in cui l’impero romano aveva strappato la
supremazia politica alla Grecia, la lingua greca non era solo la lingua
ufficiale nelle province dell’Impero greco, ma era diventato il linguaggio
universale che veniva utilizzato nel commercio e nell’ambito diplomatico. Le
arti e le scienze sono nate e si sono sviluppate attraverso l’utilizzo della
lingua greca: i primi testi di medicina, matematica, etica, storia nonché la
prima enciclopedia sono giunti fino a noi in greco. Il mondo greco è la culla
della filosofia e, ancora oggi, presso molte facoltà di filosofia, i testi
vengono ancora studiati con il testo greco a fronte.
Nonostante
sia inevitabile che il greco, ormai, appaia una lingua morta, è opportuno
richiamare l’attenzione sulla sua fecondità. La lingua greca è feconda poiché è
in grado di generare nuove parole: si pensi al vocabolo nostalgia, coniato nel
Settecento, da un laureando medico, esso deriva da nostos (ritorno) e da algos
(dolore), o ancora xenofobia, parola coniata nel Novecento che deriva da xenos
(straniero) e da fobia (paura). Poiché dal greco possono esser create nuove
parole, significa che esso è in grado di adattarsi alle epoche e, tutt’ora,
vive.
Più parole
si conoscono, migliore è la capacità di intendere sé e il mondo circostante e
comunicare agli altri ciò che si prova. Si, il greco antico è un bagaglio di
sentimenti.
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