Napoli –
Nuove interessanti scoperte provengono dai fondali in corrispondenza di Castel
dell’Ovo: è emerso un tratto murario databile all’incirca al VII secolo a.C. Le
ricerche sono iniziate più di un anno fa e sono condotte dalla Iulm di Milano
in collaborazione con la soprintendenza archeologica della città di Napoli e Marenostrum
Archeoclub d’Italia.
I
ricercatori hanno portato alla luce numerose mura in tufo che dovevano servire
come difesa a quello che era l’antico porto greco nei pressi dell’isolotto di
Megaride. La prima scoperta importante, infatti, è stata quella dei resti di
infrastrutture portuali di epoca greca della prima colonia di Palepoli.
Così spiega
a Il Mattino Filippo Avilia, archeologo e docente della Iulm di Milano: “Le
mura che stiamo studiando sarebbero databili all’VII secolo a.C., e
sembrerebbero confermare l’ipotesi dell’approdo nell’attuale area del Castel
dell’Ovo. Siamo ancora in fase di studio e proprio come in una inchiesta
poliziesca, le indagini proseguiranno proprio per cercare ulteriori prove a
supporto delle nostre teorie. Tutto però ci lascerebbe supporre che stiamo
investigando nella giusta direzione”.
Tutto quindi
porta a pensare che lì c’era il più antico porto di Napoli e questo cambierebbe
la storia della città partenopea. Intanto a settembre ripartiranno le ricerche
mentre si annuncia che presto queste strutture potranno essere visibili a
tutti, con percorsi ad hoc anche per i diversamente abili.
Infatti il
geologo Rosario Santanastasio di Marenostrum afferma: “Stiamo pensando proprio
a tutti. Il nostro obiettivo è di rendere fruibili questi percorsi anche perché
darebbe la possibilità a tutti di andare a vedere da vicino il mondo sommerso a
pochi passi da noi. Tutto sommato siamo a pochi metri sotto il livello
dell’acqua e questo consente a tutti di seguirci in immersione, in maniera
affascinante e totalmente sicura”.
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