In un articolo pubblicato su Forbes, Frances Coppola
distrugge la “fake news” del successo del programma greco. La gestione della
crisi da parte dell’eurozona ha causato alla Grecia la più grande depressione
mai vissuta da un Paese in tempo di pace.
Malachia Paperoga, 06 08 2018
Inoltre i target assegnati dalla UE
alla Grecia sono totalmente irrealistici, punitivi e certamente la porteranno a
riavvitarsi in una depressione all’affacciarsi della prossima recessione
globale. Eppure, come ebbe ad affermare il mai rimpianto Mario Monti, per i
“veri europeisti” la Grecia è “il più grande successo dell’euro”.
Di Frances Coppola
L’FMI ha appena rilasciato il suo ultimo bollettino
sull’economia greca. “A seguito di una recessione profonda e duratura,” dice
nella sua dichiarazione alla stampa, “la crescita è finalmente tornata in
Grecia”. È arrivata la luce verde per l’uscita della Grecia dal suo programma
di salvataggio dell’agosto 2008.
Per molti, si tratta di un’ottima notizia. La Grecia ha
svoltato. I giorni bui sono alle spalle e il futuro sarà luminoso. Ma si tratta
davvero della fine dei guai della Grecia – o ci sarà altra sofferenza in
arrivo?
L’ordine di grandezza del collasso greco nell’ultimo
decennio è incredibile. Proprio all’inizio del report dell’FMI c’è questo
grafico, che paragona la caduta della produzione greca negli ultimi dieci anni
con altre recessioni di proporzioni storiche, inclusa la Grande Depressione
americana:
Fig.1 – La recessione greca a confronto con altre
principali recessioni in tempo di pace (FMI)
I greci hanno appena attraversato una depressione pari
alla Grande Depressione, ma decisamente più lunga. Ad oggi, si tratta della più
grande depressione mai registrata in tempo di pace.
Fortunatamente, la Più Grande Depressione potrebbe essere
ormai finita. L’economia greca è cresciuta dell’1,4% nel 2017, e il FMI prevede
che la crescita del PIL aumenterà al 2% nel 2018 e al 2,4% nel 2019.
Naturalmente, le previsioni di crescita del FMI riguardo
alla Grecia vanno prese con estrema precauzione. Mentre l’economia greca
affondava in una depressione sempre più profonda, il FMI continuava a prevedere
che la crescita sarebbe ritornata “da un momento all’altro”. Il blog satirico
ZeroHedge ha ironizzato sul pessimo record di previsioni del FMI sulla Grecia,
definendolo la “commedia dei bastoni da Hockey” (perché le stime, anno dopo
anno, prevedevano sempre un rimbalzo esuberante, simile a un bastone da hockey,
ma il bastone si spostava sempre più in là negli anni NdVdE). Ma alla fine la
Grecia è effettivamente riemersa dalla sua lunga depressione nel 2017, e
l’impressione al momento è che la crescita verrà confermata quest’anno.
In parte, la ripresa greca è dovuta in generale a una
crescita robusta dell’eurozona: la marea alta fa salire tutte le barche, come
si suole dire. Ma il FMI ne attribuisce il merito anche alle dolorose riforme
greche:
“Il grande sforzo di stabilizzazione macroeconomico, le
riforme strutturali, e una migliore situazione esterna hanno contribuito
all’aumento del PIL reale…”
Suppongo che l’FMI dovrebbe dire che, in realtà, se alla
fin fine le riforme strutturali sulle quali insiste non producono una crescita
più sostenuta, perché diavolo le propongono?
L’eredità della Più Grande Depressione, anche con il
discutibile vantaggio di queste riforme strutturali, è un’economia
terribilmente debole e profondamente danneggiata. La disoccupazione, che ha
raggiunto un massimo del 25% al picco della Più Grande Depressione, è ancora
superiore al 20% mentre la disoccupazione giovanile è il doppio. In una nota a
piè di pagina del bollettino, l’FMI commenta che la disoccupazione strutturale
(l’eccesso medio di persone rispetto ai lavori disponibili lungo tutto il ciclo
di produzione) era del 15% nel 2016 e dovrebbe scendere solo gradualmente “nei
prossimi due decenni”. Molti degli attuali giovani greci saranno uomini di
mezza età nel momento in cui ci sarà nuovamente lavoro per loro. Alcuni
potrebbero non avere mai un lavoro. Un’intera generazione è stata gettata nella
spazzatura.
Nonostante tutta la sofferenza che hanno subìto i Greci
per sistemare le finanze del loro paese, la situazione fiscale greca rimane
estremamente precaria. Le previsioni del FMI mostrano che non c’è alcuno spazio
per un’espansione fiscale, anche se sarebbe disperatamente necessaria, se non
altro per alleviare gli altissimi livelli di povertà. Un greco su quattro vive
sotto la soglia di povertà.
Il governo greco è ostacolato in maniera decisiva da
obiettivi di bilancio assurdamente stringenti, che non si è dato
spontaneamente. I creditori dell’eurozona hanno concordato in pacchetto di
alleggerimento del debito che dipende dal fatto che il governo greco mantenga
alti avanzi primari fiscali virtualmente all’infinito. Ecco un estratto dalla
dichiarazione dell’Eurogruppo del 22 giugno 2018:
“In questo contesto l’eurogruppo accoglie positivamente
l’impegno della Grecia a mantenere un avanzo primario del 3,5% del PIL fino al
2022 e, in seguito, a continuare ad assicurare che gli obiettivi fiscali
rimangano in linea con la struttura fiscale UE. L’analisi della Commissione
Europea suggerisce che questo significherà un avanzo primario medio del 2,2%
del PIL nel periodo tra il 2023 e il 2060”.
Dal momento che gli avanzi primari vengono espressi in
percentuale al PIL, raggiungerli dipende non solo dal mantenimento della
prudenza fiscale, ma da una robusta crescita del PIL. Se la crescita dovesse
rallentare, allora gli obiettivi di avanzi primari verranno disattesi, e il
governo greco dovrà infliggere altri aumenti di tasse e tagli di spesa alla sua
popolazione per soddisfare le condizioni debitorie, rinforzando ulteriormente
il trend economico discendente. Questa prospettiva è pro-ciclica in maniera
folle. Quando arriverà la prossima recessione, cosa che avverrà sicuramente –
ricordiamoci che la Grecia dovrebbe mantenere questi avanzi primari per più di
40 anni – la Grecia ripiomberà nella depressione ancora una volta.
Il FMI non crede che gli avanzi primari richiesti
dall’eurogruppo siano neanche remotamente ottenibili. Dichiara che il più
grande avanzo primario che potrebbe realisticamente essere sostenuto per un
tempo così lungo sarebbe dell’1,5%. Se questa stima è corretta, allora le
finanze fiscali della Grecia potrebbero velocemente virare in territorio
negativo.
E c’è un ulteriore rischio. La Grecia attualmente sta
pagando tassi di interesse estremamente bassi sul suo debito. Ma quando le
obbligazioni detenute dai suoi creditori dell’eurozona arriveranno a
maturazione, dovrà rifinanziarli sui mercati finanziari – se ne sarà in grado.
Non è ancora chiaro quanto accesso al mercato avrà la Grecia – poniamo – nel
2030. Ma una cosa è certa: finanziarsi sul mercato sarà molto più caro,
rendendo più difficile la possibilità della Grecia di onorare il suo debito.
“La Grecia dovrà allo stesso tempo ottenere un’alta
crescita del PIL e grandi avanzi primari fiscali per molti anni per poter
mantenere il debito pubblico in traiettoria discendente”, ha affermato Peter
Dohlman, il capo della delegazione FMI per la Grecia. Dal momento che il
bollettino dello staff insiste sul fatto che grandi avanzi primari fiscali sono
un ostacolo alla crescita, non è difficile dedurre che il FMI pensa che la
Grecia avrà prima o poi bisogno di un taglio del debito.
Questo fatto non andrà giù all’eurozona. Ma temo che il
FMI abbia ragione. La vecchia e ammaccata lattina è stata ancora una volta
calciata in avanti. La Grecia ha ottenuto solo una tregua, non il perdono.
Nel giro di pochi anni, quando la Grecia ancora una volta
dovrà affrontare un default sul debito e l’uscita dall’euro, quale sarà il
prezzo per il taglio del debito? Be’, a meno che i governi dell’eurozona non
cambino registro, il prezzo saranno altri duri tagli alle spese e aumenti di
tasse, e forse un’altra depressione. In realtà,
altro dolore attende la Grecia.
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