Δευτέρα 6 Αυγούστου 2018

La Grecia nell’eurozona: la più grande depressione della storia

Αποτέλεσμα εικόνας για eurozona

In un articolo pubblicato su Forbes, Frances Coppola distrugge la “fake news” del successo del programma greco. La gestione della crisi da parte dell’eurozona ha causato alla Grecia la più grande depressione mai vissuta da un Paese in tempo di pace. 

Malachia Paperoga, 06 08 2018

Inoltre i target assegnati dalla UE alla Grecia sono totalmente irrealistici, punitivi e certamente la porteranno a riavvitarsi in una depressione all’affacciarsi della prossima recessione globale. Eppure, come ebbe ad affermare il mai rimpianto Mario Monti, per i “veri europeisti” la Grecia è “il più grande successo dell’euro”.

Di Frances Coppola

L’FMI ha appena rilasciato il suo ultimo bollettino sull’economia greca. “A seguito di una recessione profonda e duratura,” dice nella sua dichiarazione alla stampa, “la crescita è finalmente tornata in Grecia”. È arrivata la luce verde per l’uscita della Grecia dal suo programma di salvataggio dell’agosto 2008.

Per molti, si tratta di un’ottima notizia. La Grecia ha svoltato. I giorni bui sono alle spalle e il futuro sarà luminoso. Ma si tratta davvero della fine dei guai della Grecia – o ci sarà altra sofferenza in arrivo?

L’ordine di grandezza del collasso greco nell’ultimo decennio è incredibile. Proprio all’inizio del report dell’FMI c’è questo grafico, che paragona la caduta della produzione greca negli ultimi dieci anni con altre recessioni di proporzioni storiche, inclusa la Grande Depressione americana:

Fig.1 – La recessione greca a confronto con altre principali recessioni in tempo di pace (FMI)

I greci hanno appena attraversato una depressione pari alla Grande Depressione, ma decisamente più lunga. Ad oggi, si tratta della più grande depressione mai registrata in tempo di pace.

Fortunatamente, la Più Grande Depressione potrebbe essere ormai finita. L’economia greca è cresciuta dell’1,4% nel 2017, e il FMI prevede che la crescita del PIL aumenterà al 2% nel 2018 e al 2,4% nel 2019.

Naturalmente, le previsioni di crescita del FMI riguardo alla Grecia vanno prese con estrema precauzione. Mentre l’economia greca affondava in una depressione sempre più profonda, il FMI continuava a prevedere che la crescita sarebbe ritornata “da un momento all’altro”. Il blog satirico ZeroHedge ha ironizzato sul pessimo record di previsioni del FMI sulla Grecia, definendolo la “commedia dei bastoni da Hockey” (perché le stime, anno dopo anno, prevedevano sempre un rimbalzo esuberante, simile a un bastone da hockey, ma il bastone si spostava sempre più in là negli anni NdVdE). Ma alla fine la Grecia è effettivamente riemersa dalla sua lunga depressione nel 2017, e l’impressione al momento è che la crescita verrà confermata quest’anno.

In parte, la ripresa greca è dovuta in generale a una crescita robusta dell’eurozona: la marea alta fa salire tutte le barche, come si suole dire. Ma il FMI ne attribuisce il merito anche alle dolorose riforme greche:

“Il grande sforzo di stabilizzazione macroeconomico, le riforme strutturali, e una migliore situazione esterna hanno contribuito all’aumento del PIL reale…”

Suppongo che l’FMI dovrebbe dire che, in realtà, se alla fin fine le riforme strutturali sulle quali insiste non producono una crescita più sostenuta, perché diavolo le propongono?

L’eredità della Più Grande Depressione, anche con il discutibile vantaggio di queste riforme strutturali, è un’economia terribilmente debole e profondamente danneggiata. La disoccupazione, che ha raggiunto un massimo del 25% al picco della Più Grande Depressione, è ancora superiore al 20% mentre la disoccupazione giovanile è il doppio. In una nota a piè di pagina del bollettino, l’FMI commenta che la disoccupazione strutturale (l’eccesso medio di persone rispetto ai lavori disponibili lungo tutto il ciclo di produzione) era del 15% nel 2016 e dovrebbe scendere solo gradualmente “nei prossimi due decenni”. Molti degli attuali giovani greci saranno uomini di mezza età nel momento in cui ci sarà nuovamente lavoro per loro. Alcuni potrebbero non avere mai un lavoro. Un’intera generazione è stata gettata nella spazzatura.

Nonostante tutta la sofferenza che hanno subìto i Greci per sistemare le finanze del loro paese, la situazione fiscale greca rimane estremamente precaria. Le previsioni del FMI mostrano che non c’è alcuno spazio per un’espansione fiscale, anche se sarebbe disperatamente necessaria, se non altro per alleviare gli altissimi livelli di povertà. Un greco su quattro vive sotto la soglia di povertà.

Il governo greco è ostacolato in maniera decisiva da obiettivi di bilancio assurdamente stringenti, che non si è dato spontaneamente. I creditori dell’eurozona hanno concordato in pacchetto di alleggerimento del debito che dipende dal fatto che il governo greco mantenga alti avanzi primari fiscali virtualmente all’infinito. Ecco un estratto dalla dichiarazione dell’Eurogruppo del 22 giugno 2018:

“In questo contesto l’eurogruppo accoglie positivamente l’impegno della Grecia a mantenere un avanzo primario del 3,5% del PIL fino al 2022 e, in seguito, a continuare ad assicurare che gli obiettivi fiscali rimangano in linea con la struttura fiscale UE. L’analisi della Commissione Europea suggerisce che questo significherà un avanzo primario medio del 2,2% del PIL nel periodo tra il 2023 e il 2060”.

Dal momento che gli avanzi primari vengono espressi in percentuale al PIL, raggiungerli dipende non solo dal mantenimento della prudenza fiscale, ma da una robusta crescita del PIL. Se la crescita dovesse rallentare, allora gli obiettivi di avanzi primari verranno disattesi, e il governo greco dovrà infliggere altri aumenti di tasse e tagli di spesa alla sua popolazione per soddisfare le condizioni debitorie, rinforzando ulteriormente il trend economico discendente. Questa prospettiva è pro-ciclica in maniera folle. Quando arriverà la prossima recessione, cosa che avverrà sicuramente – ricordiamoci che la Grecia dovrebbe mantenere questi avanzi primari per più di 40 anni – la Grecia ripiomberà nella depressione ancora una volta.

Il FMI non crede che gli avanzi primari richiesti dall’eurogruppo siano neanche remotamente ottenibili. Dichiara che il più grande avanzo primario che potrebbe realisticamente essere sostenuto per un tempo così lungo sarebbe dell’1,5%. Se questa stima è corretta, allora le finanze fiscali della Grecia potrebbero velocemente virare in territorio negativo.

E c’è un ulteriore rischio. La Grecia attualmente sta pagando tassi di interesse estremamente bassi sul suo debito. Ma quando le obbligazioni detenute dai suoi creditori dell’eurozona arriveranno a maturazione, dovrà rifinanziarli sui mercati finanziari – se ne sarà in grado. Non è ancora chiaro quanto accesso al mercato avrà la Grecia – poniamo – nel 2030. Ma una cosa è certa: finanziarsi sul mercato sarà molto più caro, rendendo più difficile la possibilità della Grecia di onorare il suo debito.

“La Grecia dovrà allo stesso tempo ottenere un’alta crescita del PIL e grandi avanzi primari fiscali per molti anni per poter mantenere il debito pubblico in traiettoria discendente”, ha affermato Peter Dohlman, il capo della delegazione FMI per la Grecia. Dal momento che il bollettino dello staff insiste sul fatto che grandi avanzi primari fiscali sono un ostacolo alla crescita, non è difficile dedurre che il FMI pensa che la Grecia avrà prima o poi bisogno di un taglio del debito.

Questo fatto non andrà giù all’eurozona. Ma temo che il FMI abbia ragione. La vecchia e ammaccata lattina è stata ancora una volta calciata in avanti. La Grecia ha ottenuto solo una tregua, non il perdono.

Nel giro di pochi anni, quando la Grecia ancora una volta dovrà affrontare un default sul debito e l’uscita dall’euro, quale sarà il prezzo per il taglio del debito? Be’, a meno che i governi dell’eurozona non cambino registro, il prezzo saranno altri duri tagli alle spese e aumenti di tasse, e forse un’altra depressione. In realtà, altro dolore attende la Grecia.


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