Non però dei soliti dati macroeconomici che trovate in tanti articoli su Scenari Economici e che nel loro dramma restano numeri astratti. Oggi vi parlerò di persone, di storie di ordinario orrore nella Grecia delle riforme.
Le storie sono tutte di anni successivi ai memoranda della Troika, sono testimonianze di come può essere ridotto un popolo per soddisfare i suoi creditori internazionali, di come le ricette economiche considerate giuste per rendere virtuoso un Paese hanno inciso sulla vita dei suoi cittadini. Non sono in ordine di tempo, sono solo parziali visioni di un affresco mostruoso, inumano che dipinge una condizione di vita che in Occidente non si sarebbe più dovuta vedere.
5 giugno 2015: il Presidente dell’Associazione dei pazienti con insufficienza renale, Christos Karagiozis, ad un convegno scientifico dichiara alla stampa che, dal 2011, nell’area di Salonicco sono morti 11 pazienti malati di nefrite, senza assicurazione sanitaria ed altri 18 lottano passando da un ospedale pubblico all’altro, per riuscire ad avere le tre dialisi settimanali necessarie a sopravvivere, Ha aggiunto che i pazienti in fase terminale che avrebbero bisogno di un trapianto non hanno alcuna speranza, visto che i tempi per un’operazione sono 12 anni a fronte di una speranza di sopravvivenza di 7. Attualmente i malati in queste condizioni sono 1,170.
12 giugno 2015: Theodoros Giannoros, responsabile dell’Elpis Hospital di Atene dichiara in un intervista che dal 2011 ad oggi ci sono stati 10.000 suicidi in Grecia“l’ultimo quello di mio figlio”. Concludendo l’intervista amaramente nota: “In Germania, se un cane muore in malo modo, la notizia finisce sulle televisioni e sui giornali. Avete sentito parlare di 10mila persone che si sono ammazzate (in Grecia)? Penso proprio di no perché, al momento, la vita umana non ha alcun valore. Posso solo dire che mi vergogno di essere europeo“.
Ecco alcune storie raccolte in tutta la Grecia da Medecins du Monde negli ultimi tre mesi tratte dal sito KTG (traduzione a cura di Voci dall’Estero):
– Thodoris X., 45 anni, con un cancro in stato avanzato, ha bisogno di una tomografia computerizzata, richiede chirurgia e chemioterapia, ma non ha l’assistenza sanitaria che possa fornirgli il trattamento.
– Aggelos G., 6 anni, soffre di diabete mellito di tipo 1. Vive coi suoi genitori disoccupati. Ha bisogno di controlli dei livelli di diabete diverse volte al giorno. Ha bisogno di insulina e di un’alimentazione appropriata. Vive in una casa senza elettricità e senza riscaldamento. Ha bisogno di frequenti cure mediche per sopravvivere durante la sua infanzia. Non c’è un’assistenza sanitaria che lo copra.
– Giorgios X., 50 anni, ha una malattia intestinale cronica, è disoccupato con una famiglia. Ha bisogno di test di laboratorio e biopsia. Ha bisogno di medicinali e controlli medici per le complicazioni della sua malattia. Non ha accesso ad alcun sistema sanitario.
24 luglio 2014: una donna tetraplegica di 56 anni muore nella sua abitazione di Chania, sull’Isola di Creta, perché i macchinari che le consentivano di sopravvivere hanno cessato di funzionare dopo che la società privata erogatrice della corrente elettrica le ha tagliato la fornitura per una bolletta di 240 euro non pagata.
2 dicembre 2013: una ragazza di 13 anni muore a Salonicco, nel nord della Grecia, dopo aver inalato fumo da una stufa a legna, che sua madre usava per riscaldare la casa da quando nella casa era stata staccata l’elettricità. La concentrazione di fumi nocivi e polveri sottili inquinanti causate dall’uso di bruciare legna trattata con vernici tossiche o lacche (sedie e mobili di casa ) è aumentata del 30% dall’inizio della crisi finanziaria.
9 marzo 2013: Eleni Doulianaki della Clinica per la missione sociale, un servizio gratuito dell’arcidiocesi e dell’associazione dei medici di Atene riferisce che gli ospedali nella capitale respingono molte donne incinta non assicurate. Le donne incinte non vengono ammesse fino a che il bambino non sta per nascere e a quel punto, dopo la prima sera, si deve saldare il conto: nella migliore delle ipotesi sono almeno 600 euro. “Conosco molte pazienti che a quel punto sono fuggite senza pagare” dice la dottoressa Doulianaki. “Però, per registrare il neonato all’anagrafe hanno bisogno delle carte dell’ospedale, anche se non hanno i soldi per saldare il debito, perciò non registrano i figli“.
8 aprile 2012: Unicef Grecia ed Università di Atene rilasciano un rapporto sugli effetti nei bambini in età scolastica della crisi economica: 439.000 bambini e ragazzi vivono nella miseria, il 50% vivono in abitazioni malsane, il 21% non si nutre adeguatamente.
22 aprile 2014: l’ospedale di Elliniko comunica che i pazienti malati di epatite B e C se non in possesso di un’assicurazione sanitaria non saranno più curati, perché i trattamenti di cui hanno bisogno sono troppo costosi. Questi pazienti rischiano di contagiare altre persone se non verranno curati.
3 aprile 2012: Un farmacista in pensione Dimitris Christoulas si uccide davanti al Parlamento lasciando un biglietto indirizzato al governo in cui si legge “i tagli hanno azzerato la mia capacità di sopravvivere, basata su una pensione rispettabile che avevo versato in 35 anni. Non trovo alternative a una conclusione dignitosa prima di finire a rovistare tra la spazzatura per vivere“.
Un musicista cinquantenne ha lasciato un post su internet dicendo: “Ho alcune proprietà. Ma ho dovuto vendere tutte le mie cose, una per una, per avere un po’ di soldi. Ora non ho abbastanza per sfamare me e mia madre. La mia carta di credito è in rosso. Sto pagando il 22% di interessi, sebbene le banche ottengano denaro all’1%. Qualcuno mi può dare una soluzione? Voi, i potenti del mondo, voi dovreste essere impiccati per la crisi che avete prodotto. E l’impiccagione non è abbastanza.”. Poche settimane dopo si è ucciso insieme alla madre lanciandosi dal tetto. Il suo solo reddito erano 340 euro di pensione.
Voglio concludere con un post di Christina Tsamoura dal sito socialistworker.co.uk:
“Mentre sulla mia moto passavo per Melissia, una zona abitata dalla media borghesia a nord di Atene, ho visto un uomo anziano in mezzo alla strada che biascicava: “Acqua, acqua”.
L’ho portato via dalla strada con l’aiuto di due donne che venivano da un edificio vicino. Un altro uomo ha portato una sedia per permettere all’anziano di sedersi. Mentre beveva un po’ d’acqua e si calmava all’ombra, gli abbiamo fatto alcune domande.
“Che succede? Come si sente?”
“Non è niente. Sono epilettico. È solo una normale crisi.”
“Non ha medicine?”
“Di solito sì, ma al momento no. Non è niente.”
“Ricorda il nome del medicinale? Potrei andare in una farmacia per compralo.”
“No, non puoi. Io sono registrato come povero, per cui ho diritto ai benefici minimi. Il farmaco è molto costoso e loro non me lo ‘passano’. Non è niente.” E ha cominciato a piangere.
“Quanto costa?”
“180€ per sei mesi. Sono andato nella farmacia dove mi conoscono. Ho promesso loro che avrei pagato non appena avrei avuto i soldi. Ma non mi hanno voluto dare niente. Non è niente.”
“Non è niente. Sono epilettico. È solo una normale crisi.”
“Non ha medicine?”
“Di solito sì, ma al momento no. Non è niente.”
“Ricorda il nome del medicinale? Potrei andare in una farmacia per compralo.”
“No, non puoi. Io sono registrato come povero, per cui ho diritto ai benefici minimi. Il farmaco è molto costoso e loro non me lo ‘passano’. Non è niente.” E ha cominciato a piangere.
“Quanto costa?”
“180€ per sei mesi. Sono andato nella farmacia dove mi conoscono. Ho promesso loro che avrei pagato non appena avrei avuto i soldi. Ma non mi hanno voluto dare niente. Non è niente.”
Ora sembrava che stesse meglio. Ci ha raccontato che veniva da Nea Ionia, un’area abitata dalla classe lavoratrice e che dista circa 11km. Gli abbiamo chiesto come avesse fatto ad arrivare lì.
“Avevo una giornata di lavoro come giardiniere. Volevano potassi alcuni alberi, ma erano troppo alti per me, così non ho potuto. Proprio ora, stavo cercando di tornare a casa. È solo una crisi usuale. Grazie. Non è niente.””
Adesso se volete torniamo a parlare di debito greco, denaro da rendere e riforme da fare.
Ma ci vuole coraggio.
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