Πέμπτη 27 Οκτωβρίου 2016

La guerra nei Balcani, un documentario della Rai Storia

συντρίμια 1940, Παύλος Βρέλληςscrive: Giorgio Kaparos
Alcuni decenni fa la sete di potere dei capi di stato europei provocò la II guerra mondiale. Dopo la tragedia della guerra, gradualmente, si e’ arrivato ad una collaborazione degli stati in quello che hanno chiamato “Unione Europea”. Tale unione oggi affronta il pericolo di fallire se non viene affrontata seriamente l’ enorme crisi economica che si e’ venuta a creare, cosa che non sembra essere chiara a tutti.

Il recente documentario della RAI STORIA intitolato “La guerra nei Balcani” tratta il tentativo di Mussolini di occupare la Grecia. Riporto alcuni punti importanti:
Il Regime Fascista considero’ come “passeggiata scolastica” tale operazione e diede al governo greco di Metaxas, solo 3 ore di tempo per accettare la proposta di occupazione di alcuni punti strategici nel territorio greco. La seguente sconfitta delle truppe italiane in Albania, provoco’ la nascita dell’ antifascismo in Italia. Gli Italiani si accorsero di non essere una “grande potenza” e si chiedevano “ma perché abbiamo fatto la guerra alla Grecia?”.
-Vedendo il tempo invernale dalla finestra, Ciano disse a Mussolini: “chi sa come stanno i nostri soldati in Albania, potrebbero morire di freddo” e lui rispose: “meglio, cosi sopravvivono i più forti e si rinforza la razza italiana”!
-In Albania morirono circa 150.000 soldati Italiani e circa 80.000 Greci.
-L’ immagine creata nel dopoguerra del “Tedesco cattivo e dell’ Italiano buono” non corrisponde alla realtà. Anche gli Italiani fucilarono degli ostaggi ed uccisero dei civili. Inoltre sono responsabili dello sfruttamento di migliaia di donne Greche costrette alla prostituzione per non morire di fame!
-Un documento spedito a proposito della Resistenza in Jugoslavia e firmato dal generale Robotti, si conclude con la frase “si ammazza troppo poco”!
-Spaventosa carestia per colpa delle imposte economiche sul governo di Atene (nota mia: quasi come succede anche oggi). La carestia provoco’ circa 250-300000 vittime in Grecia.
-E’ un mito che la resistenza era contro i Tedeschi. Anche gli Italiani sono colpevoli di morte, restrizione, brutalità. Si parla dell’ “armata innamorata della Grecia e delle sue donne” dimenticando i crimini commessi.
-Il 1953 il direttore del “Cinema Nuovo” e critico cinematografico Guido Aristarcho ed il sceneggiatore Renzo Renzi fanno 45 giorni di carcere condannati dal tribunale militare per “vilipendio delle forze armate”. La loro colpa era l’ intenzione di girare un film intitolato “L’ armata S’Agapo” sul comportamento dei soldati Italiani in Grecia. Il film non e’ mai uscito.
-Si parla di “occupanti meno brutali e violenti” ma c’è’ ancora molto da ricercare e capire.
Nonostante la severa autocritica sovrastante, il comportamento degli Italiani non può essere paragonato a quello dei Tedeschi.
Abbiamo delle precise informazioni per quanto riguarda gli accaduti all’ isola di Paros. Ci sono a proposito anche i diari di Antigoni Zoumi-Kaparos destinati ad uso personale e come tali devono essere considerati sinceri. La giovane allora Antigoni riusciva a comunicare in italiano e qualche volta fu usata come interprete. Ha quindi conoscenza diretta di molti fatti.
Descrive il caso dove il sergente degli Italiani a Lefkes (Paros) Gildo De Fuzio, offrì i soldi per comprare la farina a favore delle famiglie povere del paese.
In un altro caso, il padre di Antigoni Georgios Kaparos, fu arrestato con l’ accusa di tener nascoste delle armi. Gli Italiani perquisirono il monastero privato di famiglia “Agios Ioannis” (San Giovanni) ma trovarono solo delle cartucce. Il loro capitano capì che da qualche parte ci fossero pure le armi ma ciò nonostante ordinò di liberarlo.
Descrive dei casi di “avance” ma nessun caso di stupro o di qualsiasi contatto fisico forzato da parte dei giovani Italiani. Ovviamente qualche fastidio c’è stato e siccome un ufficiale Italiano la ricercava con insistenza, suo padre la mando’ a stare a casa di un parente chiamato Michalis Ragusis.
Michalis Ragusis abitava ad Akrotiri di Parikia dopo aver lasciato l’esercito greco (era un ufficiale) a causa della resa della Grecia ai Tedeschi-Italiani. Fu uno dei protagonisti della Resistenza a Paros ma dopo la Liberazione fu accusato come comunista e quindi espulso dall’ esercito! Dalle mie informazioni e dagli scritti di Antigoni Kaparos, risulta che lui era democratico ed antifascista ma non un comunista! Michalis Ragusis collaborava con il padre di Antigoni, Georgios Kaparos (Georgios nascondeva e guidava gli Inglesi ed i partigiani Greci nominati “Ierolochites” sulle montagne circostanti di “Agios Ioannis”) e con suo fratello Giannis (che fu premiato con il “diploma ed il premio della Resistenza Nazionale”).
L’incidente più grave descritto tra Greci ed Italiani fu quello di Antiparos dove dopo una sparatoria, viene riportata la morte di un soldato Italiano. Furono arrestati i fratelli di Michalis, Zelos e Ioannis Ragusis e diverse altre persone tra di loro anche l’ Italiano antifascista Vero Licheri. Non risulta che gli Italiani abbiano fucilato nessuno per ritorsione cosi come usavano i Tedeschi.
Gli Italiani che furono stabiliti a Lefkes sembra che avevano delle relazioni pacifiche con i residenti ed inoltre partecipavano alle feste della gioventù locale! Dopo la resa dell’ Italia nel 1943, arrivarono ​​a Paros i Tedeschi scatenando una caccia all’uomo contro gli Italiani. Gli Italiani fuggirono a Lefkes dove decisero di non combattere, ma di consegnarsi ai Tedeschi. Ma la maggior parte scelse di disertare e cercare aiuto da Georgios Kaparos. Antigoni descrive l’incontro come segue:
Ricordo la nostra commozione nel vedere la paura degli Italiani che non volevano  consegnarsi ai Tedeschi! Ascoltavo le loro suppliche a non tradirli ma nasconderli ed aiutarli! Come era possibile; Uno o due erano; Erano molti! Sopratutto, dove potevamo nasconderli?
Vedo ancora le lacrime che scorrevano lungo le guance di mia mamma, sento ancora le sue parole che non dimenticherò mai “Giorgio”, disse a mio padre, “bisogna fare qualcosa per questi ragazzi! Non sono loro responsabili della guerra che ci ha dichiarato la loro patria. Sono sicura che loro non la volevano proprio. Sono stati costretti a combattere. Ora una mamma li aspetta con il desiderio di rivederli. Aiutiamoli a sopravvivere. Può essere che qualcuno dei nostri figli si troverà in una situazione simile.” Mio padre non era cattivo. Ne aveva pietà. Ma non aveva altra soluzione che portarli in una grotta sulla montagna. 
E cosa avrebbero mangiato?  Potevamo noi – che mangiavamo giusto giusto per sopravvivere – sfamare tanta gente? Quanta pena mi faceva mio padre! Partiva di nascosto nella notte con la paura di essere scoperto e faceva a piedi tutta la strada per fornire loro il giusto necessario per non morire di fame.
Non tutti resisterono. Ogni tanto qualcuno tornava a Parikia (capoluogo di Paros) per consegnarsi ai Tedeschi. Così fece anche un ragazzo molto giovane. Ma prese la sua decisione in piena notte. Non si vedeva al buio, nemmeno sapeva la strada quindi ci chiese di accompagnarlo. La sorte cadde su mio fratello Giovanni. Mi ricordo che mio padre comincio’ subito dopo a lamentarsi “grande è stata la nostra follia”, disse disperato, “Nel buio abbiamo inviato il nostro ragazzo con uno sconosciuto che ha la mente offuscata e non si sa che  istinti può avere. Chi dice a me che lui non sia in grado di uccidere? “Taci povero Giorgio” gridò spaventata mia madre “per quale motivo lui dovrebbe uccidere il nostro ragazzo? Che cosa guadagnerebbe? “le scarpe per esempio”, insisti mio padre e trasmesse a tutti noi l’angoscia perché Giovanni ritardava a tornare.
Finalmente sentimmo dei passi e saltammo tutti su come molle per vedere se fosse davvero lui. Il ragazzo era triste, come se fosse tornato da un funerale e ci disse “mi ha fatto tanta pena! Durante tutta la strada, piangeva e chiamava sua madre! -Cammina! – gli dicevo io – tua madre non riesce ne a sentirti e nemmeno ti può aiutare! Ma ogni tanto si fermava, alzava le mani al cielo e gridava: “Dio perché ci hai abbandonato?”
Il racconto ci ha fece tutti commuovere e sopratutto quando aggiunse: “nel momento in cui ci separavamo si aggrappo’ a me, scoppio’ a piangere e mi disse: io morirò! A te ti auguro di vivere per sempre felice! “

Dai diari di Antigoni Kaparos, ma anche dalla corrispondenza con la sua amica Barbara Theoharidis, risulta che molti Italiani fidanzati con delle Greche furono nascosti nelle loro case. I Tedeschi minacciavano di pena di morte a chi nascondeva degli Italiani, ma ciò nonostante molti Pariani gli aiutarono. Sfortunatamente la maggior parte degli Italiani furono alla fine arrestati. Riporto alcuni tratti caratteristici dalle lettere di Barbara:
-Martedì mattina mi ha ordinato il Sindaco di presentarmi al comune che mi voleva. Ma pioveva quindi ho ritardato e lui è venuto a casa mia. Avrebbe voluto chiedermi per gli Italiani e da quello che ho capito, gli ha imposto tale incarico l’ ufficiale Tedesco. “Quali si nascondono a casa di Kaparos? Quali sono passati di la’ durante il giorno di Sabato e Domenica? Quante persone appartenevano al gruppo di quel pomeriggio? Quali vivono in una caverna lassù sul monte? Hai visto Ranzi?” Senti ora le mie risposte:” L’unica ospite ero io. Degli Italiani sono passati ma sono fuggiti in là. Ranzi non l’ho visto ne lui né gli altri che Lei mi chiede. Per quanto riguarda la grotta, non so nemmeno che c’è! La sua esistenza la sento per prima volta ora da Lei!” Non credo che il Sindaco mi abbia creduto perché, a quanto ho capito, il ragazzo che era con il gruppo di Sabato si e’ consegnato ed ha parlato dicendo tutto! Lui non voleva pero’ premermi a testimoniare. Se ne andato pensieroso dicendo “ci incontreremo di nuovo”. Ora fanno delle perquisizioni in tutte le case dove hanno il sospetto che si nascondino degli Italiani.
-Ma coloro che stano nei guai sono le fidanzate. Non solo hanno perquisito le loro case, ma le hanno portate in caserma per degli interrogatori brutali allo scopo di testimoniare. Alcuni (Italiani) non potevano tollerare tali torture a carico delle loro fidanziate e si sono consegnati. Sai chi è stato il primo a consegnarsi? Ranzi! Peccato per la preoccupazione che abbiamo avuto Sabato a proposito di lui! Coloro che non hanno avuto dei rapporti con delle ragazze sembra che si salvino!
Quindi non risulta un chiaro sfruttamento delle donne di Paros da parte degli Italiani. Si riferisce che in alcuni casi delle ragazze siano stigmatizzate dalla comunità locale perché avevano dei rapporti con gli Italiani. Nella maggior parte dei casi tuttavia, si tratta di relazioni “ufficiali” (fidanzamenti).
Di conseguenza, almeno per i fatti accaduti a Paros, sembra essere confermato che “gli Italiani erano occupanti meno brutali e violenti”. Dalle descrizioni sembrano essere dei ragazzi comuni che si sono trovati in mezzo di una guerra senza volerlo. Naturalmente dobbiamo accettare l’ opinione degli storici della RAI che le cose non fossero sempre così. Ovviamente in aree dominate da fascisti, ufficiali e soldati Italiani, le cose erano completamente diverse. Non a caso c’è la critica del generale Italiano ai suoi subordinati: “si ammazza troppo poco”! Ma non dimentichiamo che delle brutalità si sono svolte in Italia anche in confronto degli antifascisti Italiani.
Georgios Kaparos

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