Τετάρτη 16 Νοεμβρίου 2022

C'era una volta (ήτανε μια φορά)

 



C'era una volta, occhi miei [*1], e or non c'è più [*2]
una bella e nobile signora, fatemi dire. [*3]
Una fanciulla bionda, una giovane sposa
che attende il suo signore da sera a mattina.

Un sabato sera, o tu che ascolti [*4], o una domenica
implora, o tu che ascolti, il sole e la luna:
"Sole mio, illuminalo, e anche tu, mia luna,
andate a parlargli, ve ne sarò grata."

Va navigando per i mari, o tu che ascolti,
falcidiando i pirati, o tu che ascolti, annientandoli
nel sole, con la luna e con la pioggia
mentre a me mi lascia sola e abbandonata.

Una galea navigava, occhi miei, col vento del nord,
si è lanciata in battaglia, occhi miei, e nella lotta.
In mezzo ad una banda di pirati
ho visto il fuoco bruciare e uccidere.

NOTE alla traduzione

[*1] Si tratta di una cosiddetta "invocazione vuota", un riempitivo del verso (procedimento frequentissimo nella poesia popolare o che vuole riprodurre il processo compositivo popolare). Propriamente si può intendere anche come "amore mio", "mio tesoro".

[*2] L'intera espressione del primo verso significa "c'era una volta (un tempo che fu)".

[*3] L'espressione originale greca significa praticamente tutto: "per favore", "prego", "per servirla", "fammi la cortesia", "lasciami dire (che)…", "come dicevo", "dunque"…

[*4] Alla lettera: "o buono/bello/bravo (ascoltatore)". Anche il richiamo all'uditorio è un procedimento tipico dei cantastorie.



Ήτανε μια φορά, μάτια μου, κι έναν καιρό
μια όμορφη κυρά αρχόντισσα, να σε χαρώ
Μια μικροπαντρεμένη κόρη ξανθή
τον κύρη της προσμένει βράδυ πρωί.

Ένα Σαββάτο βράδυ καλέ μια Κυριακή
τον ήλιο το φεγγάρι, καλέ, παρακαλεί:
" Ήλιε μου φώτισέ τον, φεγγάρι μου
πάνε και μίλησέ του για χάρη μου."

Γυρίζει κι αρμενίζει, καλέ, στα πέλαγα
τους πειρατές θερίζει, καλέ, και τους χαλά.
Στον ήλιο στο φεγγάρι και στη βροχή
και μένανε μ' αφήνει έρμη και μοναχή.

Γαλέρα ανοίχτηκε, μάτια μου, μέσ' στο βοριά
στη μάχη ρίχτηκε, μάτια μου, και στον καυγά.
Μέσα σ' ένα σινάφι πειρατικό
είδα φωτιά ν' ανάβει και φονικό.

Introduzione di Gian Piero Testa

Qui abbiamo un altro diamante della canzone greca, e fortunatamente lo possiamo proporre senza contorcimenti ai visitatori di un sito contro la guerra. I versi sono di Kostas Ferris, coautore dei testi del LP "I émbori ton ethnón" (I mercanti di popoli) e che conosciamo come regista del film "Rebetico"; la musica è di Stavros Xarchakos e la voce, ancora una volta, è quella di Nikos Xylouris. La canzone parla in tono favolistico, con l'incipit greco "C'era una volta e un tempo", e con interlocuzioni tipiche di chi racconta, di una principessa innamorata che aspetta sempre il suo signore lontano, in mare contro i pirati. "I mercanti di popoli" è basato su di un romanzo, che porta lo stesso titolo, del grande narratore greco Αλέξανδρος Παπαδιαμάντης /Alexandros Papadiamandis (1851-1911), il cui intreccio amoroso ha per sfondo le vicende storiche a cavallo della Quarta Crociata del 1204, quella che conquistò e spogliò Costantinopoli anziché Gerusalemme, e portò alle stelle la potenza veneziana nei mari del Levante. I Greci amano immensamente questa canzone nell'interpretazione di Nikos Xylouris; ed è quasi incredibile il numero di quanti l'hanno ascoltata e l'ascoltano su You Tube.

Parlando di Nikos Xylouris, mi viene a mente, in modo del tutto spontaneo, un'intraducibile parola greca: παλικάρι. Si pronuncia palikári ed indica, genericamente, il "giovane eroe", colui che agisce realmente perché "muor giovane chi agli dei è caro". E' la kalokagathía classica trasposta in una diversa parola (comunque di derivazione classica, da πάλλαξ); ma è una cosa del tutto greca, quella che si può cogliere nelle ultime lettere dei condannati a morte della resistenza greca, quella che si può cogliere nelle canzoni della resistenza agli invasori, alle dittature, a tutti coloro che hanno tentato di piegare i greci senza riuscirvi.

Così Nikos Xylouris. Morto giovane. Non sappiamo se sia stato caro agli dèi, ma sicuramente lo era e lo rimarrà a tutti i greci ed a chiunque ami la libertà. Ieri sera, cercando delle cose dal Mediterraneo, mi sono imbattuto nel video-slideshow di questa canzone: le immagini della sua vita scorrevano sulle note e sulla sua voce. Da tempo non provavo una cosa del genere ascoltando una canzone. Confesso di essere letteralmente imbevuto di Grecia, antica e moderna, non avrei nessun problema nel definirmi un filelleno e vadano al diavolo quei dementi che dicono che l'Iliade e l'Odissea hanno origine in Estonia perché vi è nominata l'ambra.

Nikos Xylouris ha scritto un album intero di canzoni contro la guerra, nel 1978. Si intitola semplicemente: Τα αντιπολεμικά, ovvero, alla lettera, "le (cose, canzoni, parole) contro la guerra". E', per questo motivo, presente nelle CCG sin dal loro inizio (grazie a Giuseppina Dilillo, cui rivolgo ancora un grande saluto anche per le belle traduzioni che fece a suo tempo per questo sito). Quando, ieri sera, ho trovato il "tribute to Xylouris" su YouTube con questa canzone, ho pensato che, anche qui, un tributo a quest'uomo non sarebbe stato fuori posto; questa pagina lo vuole essere.

Nikos Xylouris è l'uomo greco che lotta per la libertà accompagnandosi con la musica. Un greco che viene da millenni fa, e da Creta, che con la cultura micenea è una delle più antiche culle dell'Ellade. Non starò qui a ripercorrere gli episodi della sua vita, che lo hanno sempre visto in prima fila ovunque la libertà di tutti fosse messa in pericolo e calpestata. Ricorderò soltanto un episodio.

Nel novembre del 1973 scoppia la rivolta studentesca del Politecnico di Atene contro la dittatura militare che dal 1967 sta tenendo la Grecia sotto il tacco fascista direttamente agli ordini della CIA (e qui non è un modo di dire, dato che Papadopoulos era riconosciutamente un dipendente dell'Intelligence americana). E' la campana a morto per il regime, anche se per la sua fine bisognerà attendere l'anno successivo e la crisi di Cipro. Ma quando per un regime suona la campana a morto, usualmente la sua risposta è quella di creare a sua volta sangue e morte. Così arriva la truppa armata e la rivolta degli studenti viene schiacciata nel sangue. Tutti cercano di fuggire, tranne uno, che invece arriva. Nel mezzo della repressione, arriva con uno strumento musicale. Non una chitarra, ma una lira. Una cetra. Il più antico strumento musicale ellenico assieme al flauto di Pan. E si mette a cantare assieme agli studenti, accompagnandoli con la musica, un'antica canzone di libertà cretese, Πότε θα κάνει ξαστεριά, una delle canzoni della rivoluzione indipendentista del 1821 che era diventata fin dal febbraio del 1973 il simbolo della sollevazione studentesca contro la dittatura. Il musicista con la lira finisce arrestato a sua volta. E' Nikos Xylouris.

Dopo la fine della dittatura diverrà un eroe della Grecia. Un παλικάρι, appunto. Muore l'8 febbraio del 1980 per un cancro; aveva 44 anni. La tragica ironia del destino vuole che il cancro sia stato alle corde vocali, quelle che gli davano la sua voce incredibile.

In questa canzone, la si sente tutta. E' una canzone di pirati, una storia antica narrata da un poeta moderno, Kostas Ferris, e musicata da Stavros Xarchakos. Scritta in un difficile linguaggio popolare che ieri sera, quando l'ho ascoltata pur intendendo il greco, mi ha portato fuori strada in diversi punti. Una canzone che Xylouris, uscendo per la prima volta fuori dalla Grecia, presentò al festival di Sanremo del 1966. Non sto scherzando. Quell'anno, il festival di Sanremo presentava una sezione dedicata al "folk internazionale"; con questa canzone Xylouris lo vinse a man bassa.

E' una canzone dove una giovane e nobile fanciulla prigioniera dei pirati implora il sole e la luna che vadano a parlare al suo sposo perché venga a liberarla. E lui arriva, combattendo per lei fino alla morte. Può essere che questa canzone, con qualche ragione, sarebbe potuta rientrare nel sito anche senza ricorrere agli "extra", perché alcuni vi hanno visto una metafora della Grecia (la nobile fanciulla) prigioniera dei pirati (i militari); la cosa non è per nulla campata in aria. Un invito a combattere fino alla morte per salvare la Grecia. Ma preferiamo lasciarla qui tra gli "extra", perché si tratta di una canzone "extra" in ogni senso.

Grazie, Psaronikos.


https://www.antiwarsongs.org/confronta.php?id=5771&ver=11874&lang=en

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