In foto: (Credits: LOUISA GOULIAMAKI/AFP/Getty Images)
Cosa sapete
veramente della Grecia, a parte Sirtaki, il Partenone, le Isola dove fare le
vacanze e la crisi di qualche anno fa? Paese di migrazioni, la Grecia è un
luogo in continuo mutamento, in grado di imporre un linguaggio nel Cinema, nel
Basket, e riattualizzare tradizioni. Lo spiega bene The Passenger nel numero
dedicato al paese ellenico.
26 LUGLIO 2019
di Francesco Raiola
Il Sirtaky,
Mykonos e le isole dove andare in vacanza d'estate, la crisi economica, il
Partenone: questa è la Grecia vista da chi non ha mai provato a immaginarsela o
a cercare qualcosa che potesse dare un'immagine più complessa di un Paese che
oltre a essere stato ‘culla della civiltà Occidentale' per usare un luogo
comune, che in fondo luogo comune non è, è ricco di sfaccettature e racconti.
Nei nostri occhi ci sono senza dubbio gli scontri dovuti al movimento
nazionalista di Alba Dorata, l'Europeo del 2004, c'erano Tsipras
e Gianīs Varoufakīs da una parte e la Germania dall'altra, ma a ben
guardare c'è una realtà che alle star come il regista Yorgos Lánthimos o,
ancora di più, il cestista NBA di origini nigeriane Giannīs Antetokounmpo
alterna anche personaggi letterari come il sindaco di salonicco Ghiannis
Boutaris.
The
Passenger: uno sguardo sulla Grecia
Se la Grecia
è una delle mete che avete in programma nelle prossime settimane o nei prossimi
anni e la voglia di scoprirne Storia e attualità va oltre una ricerca sulle
spiagge più belle da fare velocemente online, uno dei consigli è quello di
affidarsi a The Passenger, la rivista "per esploratori del mondo" che
contiene inchieste, reportage letterari, saggi narrativi etc, pubblicata da
Iperborea, che da oltre un anno accompagna il pubblico con numeri monotematici
su vari Paesi, dall'Islanda al Giappone, passando per la Norvegia, il
Portogallo e l'Olanda e che si aprirà, a breve, anche a numeri monotematici
sulle città (di prossima pubblicazione Berlino).
Un Paese di
migrazioni
Aprire The
Passenger è immergersi nelle camminate da flaneur in giro per Atene di Nikos
Vatòpoulos che racconta questa città che si identifica "con due idee
opposte e onnipresenti: trionfo e lutto", ma è anche i reportage di Matteo
Nucci o Christos Ikonòmou che non possono fare a meno di raccontare la
migrazione. Se c'è una cosa che emerge netta da questi racconti è come l'Italia
e la Grecia abbiano in comune il destino di essere luogo di migrazioni:
"Il più famoso fra i profughi antichi che presero il mare dalle coste
dell'Asia Minore fu Enea" comincia lo scrittore italiano che spiega come,
appunto, il Paese ellenico condivida con il mostro quello di essere zona di
frontiera, ma anche luogo di enorme migrazione in uscita e interna:
"Migrare è sempre una tragedia e ogni migrante è una figura tragica"
scrive Ikonomou che racconta la fuga delle nuove generazioni: "Sembra che
la Grecia abbia perso non solo il suo presente, ma anche il suo futuro",
spiega lo scrittore che in Italia è pubblicato da Elliot.
Il ritorno
del Rebetiko e il Nuovo Cinema
Tra le
storie di questo numero si può incontrare anche Petros Markaris, probabilmente
lo scrittore greco più famoso al mondo, inventore
del commissario Kostas Charitos – che qualcuno avvicina al nostro
Montalbano – che racconta del cibo e delle taverne sempre più complesse da
incontrare, ci si può imbattere nel rebetiko suonato negli scantinati ateniesi,
musica che è tornata sempre più in auge (e che in Italia ha riportato Vinicio
Capossela), c'è la "Greek Weird Wave" del Cinema greco che da anni
sforna film premiatissimi all'estero, dal citato Yorgos Lánthimos a
Ghiannis Ikonomídis, Panos Koutras, senza dimenticare, ovviamente il Theo
Anghelópoulos de Ls Recita, fino al racconto di un giocatore di basket nero che
ha costretto a chinare la testa oltre che agli avversari, anche ai peggiori
fascisti. Lasciarsi trasportare sull'isola di Lesbo, nella Salonicco del
Sindaco Boutarsi o a Ikaria dove si vive oltre i 100 anni potrebbe essere
un'esperienza che vi farà scoprire una terra che troppo spesso ci lasciamo
raccontare dal pregiudizio. The Passenger si rivela sempre più uno strumento
letterario utile, in grado di unire diversi livelli di narrazione (dalla
fotografia, alle schede, passando per le cartine e i disegni) e facilitare un
primo incontro con realtà complesse e culture altre: e poi ci ricorda che il
Sirtaki non ha niente di tradizionale, a differenza di quello che possiamo
ancora pensare.
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