E’ passato
un anno dal grande incendio che ha devastato l’Attica orientale e, ancora oggi,
la regione greca rimane incatenata da rallentamenti burocratici e caos
normativi che impediscono la ricostruzione delle abitazioni e la ripresa del
territorio.
La maggior
parte delle case da demolire è ancora in piedi. Le autorità greche hanno
concesso pochissimi permessi per le ristrutturazioni, oltre al fatto che quasi
nessuno può ricostruire le case da zero perché altrimenti rischierebbe il
sequestro dell’abitazione.
“Noi
residenti siamo delusi perché un anno dopo le loro case stanno crollando – dice
un cittadino greco di nome Petros Fragkos – Dopo un inverno molto difficile,
con gli edifici che sono stati colpiti dall’umidità, molte case che avevano
bisogno solo di riparazioni, ora sono in condizioni peggiori, il che significa
che dovranno essere demolite”.
Triste
storia anche quella di Leonida Argyropoulos, la cui casa è stata gravemente
danneggiata e da un anno è costretto a vivere a casa di amici: “Siamo arrivati
ad un punto in cui gli ingegneri mi dicevano che forse non avrebbero potuto
venire a controllare la casa e io mi proponevo di andare a prenderli. Non sono
sicuro di chi sia la colpa, se dispongono delle macchine di cui hanno bisogno,
se hanno un numero sufficiente di ingegneri, se seguono le procedure. A tutto
questo non so rispondere”.
A un anno di
distanza da uno dei più grandi incendi dell’ultimo secolo che ha provocato la
morte di 103 persone, i famigliari delle vittime chiedono giustizia: “Qualcuno
deve pagare, i responsabili devono pagare. Capisco che
è stato un evento tragico, che le condizioni quel giorno erano dure, nessuno
dice il contrario, ma sono sicuro che le persone che sono morte, avrebbero
potuto essere salvate. C’è solo tristezza. Questo era un posto pieno di verde.
Cosa posso dire. Quello che voglio è costruire un’altra casa per mio padre qui
perché ha ancora qualche giorno, non mi interessa se sarà con il sostegno dello
Stato o meno, anche da questo punto di vista non vedo muoversi nulla” sostiene
Dimitris Siaperas, uomo che ha perso la madre nell’incendio.
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