La squadra di Mancini convince e domina anche in Grecia e adesso ha 5 punti di vantaggio sulle terze, i gol firmati da Barella, Insigne e Bonucci
di Paolo
Tomaselli, inviato ad Atene
Questa
Italia nel suo piccolo è già un classico, che piace e ha sempre qualcosa da
dirti ogni volta che lo togli dallo scaffale: vince, convince e va in fuga
verso l’Europeo, in cui tra un anno giocherà in casa almeno le prime due
partite.
Dall’Olimpico
di Atene a quello di Roma, mancano ancora sette gare su dieci, ma i valori in
campo sembrano già ben delineati. La squadra di Mancini è a punteggio pieno
dopo tre uscite, con 11 gol fatti e nessuno subito, mentre le avversarie si
annullano tra loro: la Bosnia cade rumorosamente in Finlandia, lanciando gli
scandinavi, già battuti dagli azzurri, al secondo posto. La Grecia, che in
teoria doveva essere l’avversario più strutturato, viene spazzata dall’Italia
in mezzora con l’aiuto del vento caldo del Pireo, misto all’odore acre dei
fumogeni che anche in uno stadio mezzo vuoto da queste parti non manca mai.
Se vincere
il girone, oltre che obbligatorio può sembrare un po’ scontato, allora quel che
pesa è soprattutto il modo in cui Mancini sta riportando fuori Azzurra dagli
scogli in cui si era incagliata dopo il fallimento Mondiale. Che lì davanti ci
sia il tridente leggero o il centravanti da battaglia come ieri, con il ritorno
in grande stile di Belotti, la differenza la fa il motore: Jorginho ha le
chiavi del gioco azzurro, ma guida sempre in coppia con Verratti. La manovra ha
equilibrio e sicurezza, supportata dallo slancio di Palmieri sulla sinistra,
dagli inserimenti di Barella e da Insigne che tra le linee fa quello che vuole,
compreso il magnifico destro a giro del 2-0, dopo aver fatto fuori prima
Samaris e poi Manolas.
I tragici
greci giocano in modo poco comprensibile, soprattutto a loro, cambiando
posizione continuamente. Spostare un difensore come Siovas in mediana non serve
a spezzare la tela azzurra, mentre sulla corsia di Emerson Palmieri c’è il
vuoto assoluto: un buco nero grazie al quale l’Italia in dieci minuti segna tre
gol, tutti nati da quella parte. Prima di Insigne era stato infatti Belotti a
cavalcare le praterie greche, a scherzare sempre Manolas — non certo il primo
che passa — e a scaricare in mezzo per il traino di Barella. Il terzo gol
arriva invece grazie a un cross di Palmieri, sul quale Bonucci di testa
sovrasta Papastathopoulos.
Il passaggio
alla difesa a tre dei greci chiude le voragini sulle fasce e porta a una
ripresa meno squilibrata, con un paio di pericoli, risolti da Sirigu su
Fortounis e dalla sgangherata mira di Siotis. Troppo poco per intravvedere
delle crepe nella costruzione del Mancio, sulla quale cominciano a comparire i
primi fregi di qualità, anche se il 4-0 non arriva per qualche errore di troppo
sottoporta.
Un’altra
vittoria martedì a Torino contro la Bosnia metterebbe in discesa il cammino
azzurro, lasciando al c.t. più tempo e serenità per costruire il suo progetto a
lungo termine: «quello di poter cambiare gli uomini e giocare allo stesso
modo». Non tutti però. Perché alcuni, soprattutto in mezzo al campo, sono già
dei classici.
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου