Τρίτη 29 Αυγούστου 2017

Angela Merkel: "L'Italia e la Grecia non saranno più lasciate sole. Il sistema Dublino è superato"

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La cancelliera: "I profughi devono essere distribuiti in modo solidale. Monitoreremo l'attività della Guardia costiera libica"

di ROBIN ALEXANDER, PETER HUTH e ULF POSCHARDT

28 agosto 2017

SIGNORA cancelliera, ritiene di aver commesso errori nella crisi dei profughi?

"Prenderei di nuovo tutte le decisioni più importanti del 2015. Ricordiamoci che a fine agosto erano già arrivati in Germania circa 400 mila profughi. Il ministero degli Interni aveva pronosticato che entro il termine dell'anno sarebbero saliti a 800 mila. Alla fine ne sono arrivati 890 mila, dunque la prognosi era molto precisa. Se parliamo di errori e omissioni, allora può essere che noi, me compresa, negli anni scorsi abbiamo puntato troppo sul sistema di Dublino, che ha preteso troppo da Paesi come l'Italia e la Grecia. Inoltre, abbiamo rivolto scarsa attenzione alla terribile situazione di milioni di persone, provocata dalla guerra in Siria e dal terrore dell'Isis in Iraq, né abbiamo avuto una sufficiente consapevolezza del fatto che le razioni alimentari nei campi profughi della Giordania e del Libano si erano ridotte, e che in questi Paesi molti bambini per anni non erano andati a scuola. L'insegnamento che ne abbiamo tratto è stato quello di aiutarli sul posto, nelle vicinanze della loro terra d'origine, a combattere le cause della loro fuga, sia nel contesto della Siria e dell'Iraq che in relazione ai conflitti africani".

Rifarebbe tutto quello che ha fatto nel settembre 2015 e nei mesi successivi?

"Sì. In quel momento la Germania ha agito in modo giusto e umano in una situazione molto difficile. Ne sono convinta, e nello stesso tempo dico che il 2015 non deve ripetersi. Si è trattato di una situazione di emergenza che noi tutti, comprese le persone che cercano rifugio, non dovremmo più rivivere".

Il suo governo ha organizzato una votazione aperta nel consiglio dei ministri degli Interni europei per imporre la ripartizione dei profughi in Europa. È stata una buona idea?

"In Europa tutti devono rendersi conto che il vecchio sistema di Dublino così com'è non è più sostenibile. Non può essere che la Grecia o l'Italia siano costrette a sostenere da sole tutto il peso solo perché la loro situazione geografica è quella che è, e i profughi approdano da loro. Perciò dobbiamo distribuire i profughi in maniera solidale fra gli Stati membri. Ovviamente si può differenziare in base alla situazione economica, alla disoccupazione locale e ad altri fattori. Ma che singoli Paesi si rifiutino in linea di principio di accogliere profughi, nemmeno uno, non va. Questo rifiuto non è accettabile, contraddice lo spirito europeo".

Nella primavera del 2016 si è opposta con forza alla chiusura della rotta die Balcani, che poi è stata organizzata da altri Paesi membri dell'Ue. Oggi, con il senno di poi, questa chiusura è stata utile alla Germania, dato che in seguito i numeri dei profughi sono significativamente calati?

"Ho già detto molto spesso che la chiusura della rotta dei Balcani aveva contribuito a far sì che in Germania e in Austria giungessero molte meno persone. È una cosa che chiunque può vedere. Ma questa non poteva in alcun modo essere una soluzione permanente, poiché in Grecia, ad esempio, nel febbraio 2016 erano sbarcate più di 50mila persone, perlopiù costrette a sopportare condizioni umanitarie pesantissime. Tutto questo è cambiato solo con l'accordo fra l'Ue e la Turchia".

Riguardo alla sua politica sui profughi molti ritengono che nel settembre del 2015 lei si sia fatta guidare anche dall'emotività. È d'accordo?

"Spero di essere una persona per la quale contano sia il cuore che l'intelligenza. Ad ogni modo, avevo riflettuto per tutta l'estate e già in agosto avevo parlato con il presidente del Consiglio dell'Ue Donald Tusk del fatto che avevamo bisogno di un accordo con la Turchia per non lasciare agli scafisti criminali il controllo dell'Egeo. Nel momento della mia decisione del 4 settembre 2015 ho tenuto presente il destino delle persone e nello stesso tempo ero consapevole della situazione complessiva. Infatti, come già detto, fino ad allora erano già arrivati in Germana circa 400mila profughi, in autobus e in treno, e il ministero degli Interni due settimane prima aveva aumentato la previsione annuale a 800mila. A inizio settembre la questione era dunque se dovessimo lasciar arrivare da noi anche le persone che improvvisamente l'Ungheria aveva deciso di far scendere dai treni alle frontiere e che si erano incamminate a migliaia verso l'Austria e la Germania. Si trattava di evitare una catastrofe umanitaria".

Avrebbe dovuto spiegare meglio perché prese quella decisione?

"In una situazione eccezionale ho preso la decisione che mi è sembrata giusta sul piano politico e su quello umanitario. Nella storia di un Paese simili situazioni eccezionali si presentano di continuo. In questi casi un capo di governo deve agire. È quello che ho fatto".

Con i fondi europei viene co-finanziata la sorveglianza della costa libica e vengono respinte le navi che vogliono portare i migranti in Europa. Il suo governo critica tutto ciò. Ma così facendo, lei non critica di nuovo chi fa un lavoro sgradevole ma necessario?

"Al contrario: in realtà, noi europei istruiamo la Guardia costiera libica e la dotiamo degli strumenti necessari per fare il suo lavoro. Essa deve essere messa in grado di proteggere le sue coste. Allo stesso tempo, naturalmente, riteniamo essenziale che si attenga alle norme del diritto internazionale, sia per quanto riguarda il trattamento dei profughi e dei migranti, sia nei confronti delle Ong. Qualora sorgano dubbi al riguardo, presenteremo reclami. Per questo pochi giorni fa ho discusso con il commissario Onu per i profughi Filippo Grandi, e con il direttore generale dell'Organizzazione Internazionale per la Migrazione William Swing, su come le persone ricondotte in Libia dalla guardia costiera libica possano essere trattate e soccorse in base agli standard umanitari internazionali. Vale per la Libia quello che vale per la Turchia: non possiamo lasciare la questione in mano agli scafisti, che hanno sulla coscienza tante vite umane. Bisogna mettere fine ai loro traffici".

(Traduzione di Carlo Sandrelli) © Die Welt am Sonntag / Lena Leading European Newspaper Alliance


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