Il Monte Athos, ufficialmente Stato Monastico Autonomo del Monte Athos (in greco Αυτόνομη Μοναστική Πολιτεία Αγίου Όρους, Aftónomi Monastikí Politía Agíou Órous), è un territorio autonomo della Grecia, dotato di uno statuto speciale di autogoverno (art. 105 della Costituzione greca).
Confina per una sottile striscia di terra con la Macedonia Centrale (Grecia).L'amministrazione del territorio è affidata a un collegio, la Sacra comunità[1] (Ιερά Κοινότητα, Ierà Kinòtita), che riunisce i rappresentanti dei 20 monasteri atoniti, alle cui dipendenze vi è un comitato esecutivo di quattro membri, la Ιερά Επιστασία (Ierà Epistasìa), presieduta a rotazione dal rappresentante di un monastero, il Protos.
La repubblica è soggetta alla giurisdizione ecclesiastica del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli e a quella politica del ministero degli affari esteri greco: lo Stato greco è infatti rappresentato da un Governatore con l'incarico di sovrintendere alla amministrazione del territorio e di farne rispettare lo statuto, con responsabilità esclusiva per la salvaguardia dell'ordine pubblico e della sicurezza.
Essendo parte di uno Stato membro dell'Unione europea, il territorio del Monte Athos ne è esso stesso parte ed è soggetto, quasi interamente, alla legislazione comunitaria. Da un punto di vista fiscale, il suo territorio non rientra nell'area europea dell'Imposta sul valore aggiunto (art. 7 comma 1 lettera b numero 1 d.p.r. 633/1972), mentre è compreso nell'area Schengen[2]. Tuttavia, è previsto che l'applicazione della normativa Schengen tenga conto dello status speciale del Monte Athos: "Riconoscendo che lo statuto speciale accordato al Monte Athos, garantito dell'articolo 105 della Costituzione ellenica e dalla Carta del Monte Athos, è giustificato esclusivamente da motivi di carattere spirituale e religioso, le Parti contraenti cureranno di tenerne conto nell'applicazione e nella futura elaborazione delle disposizioni dell'Accordo di Schengen del 1985 e della Convenzione di applicazione del 1990"[3].
Pertanto l'ingresso è sottoposto a una peculiare giurisdizione restrittiva: per entrarvi è infatti necessario uno speciale permesso di soggiorno, il Diamonitirìon (Διαμονητηρίων), che permette di visitare Monte Athos per 4 giorni. Si può comunque richiedere in loco un rinnovo per altri 2-3 giorni. Inoltre è vietato l'ingresso alle donne. Proprio per il timore che potesse portare alla rimozione di questo divieto, che ha dietro di sé una storia secolare, i monaci dello Athos si erano strenuamente opposti all'ingresso della Grecia nell'area Schengen[4].
L'Unione postale universale (U.P.U.) ha autorizzato, nel 2008, l'emissione di propri francobolli al Monte Athos, pur nell'ambito delle carte valori della Grecia, al fine di valorizzare le tradizioni ortodosse e far conoscere i tesori artistici conservati da secoli nei monasteri. La bandiera è gialla con l'aquila bicipite coronata nera, mentre la sigla automobilistica è AO.
La repubblica teocratica si trova nella lingua più orientale ("terzo dito") della penisola Calcidica ed è abitata da circa 1500 monaci ortodossi distribuiti in 20 monasteri o lavre, in 12 skite (comunità di monaci singoli sorte intorno a chiese) e in circa 250 celle (eremi isolati). Tutte le skite e le celle sono autonome per quel che riguarda la loro vita interna, ma ricadono sotto la giurisdizione di uno dei 20 monasteri principali per quel che riguarda i problemi generali della vita monastica e quelli amministrativi.
Ognuno dei 20 monasteri elegge un proprio superiore e i rappresentanti per la Sacra Comunità che esercita il potere legislativo su tutto il Monte Athos.
La principale delle due città è Karyès, che funge da capoluogo: qui hanno sede le istituzioni della Repubblica Monastica, la tesoreria, gli alloggi dei rappresentanti dei vari monasteri, la farmacia, le poste, un piccolo ospedale, alcune botteghe e una foresteria. Vi risiede anche il Governatore dello Stato greco. La città, al centro della penisola dell'Athos e a 375 m. s.l.m., è stata costruita intorno al IX secolo, in un sito nelle cui vicinanze sorgeva nell'antichità un santuario dedicato alla dea Artemide. A Karyès è conservato il Tragos, un rotolo di pergamena redatto nel 971 dagli igùmeni dei monasteri athoniti e controfirmato e sigillato dall'imperatore Giovanni Zimisce, che sancisce l'indipendenza perpetua del Monte Athos.
Il potere esecutivo delle diverse comunità monastiche è affidato a quattro segretari (epìstati). I monasteri sono di due tipi: i cenobi, dove i religiosi formano una stretta comunità governata da rigide regole, e gli idiorritmi, nei quali i monaci vivono di risorse personali, riunendosi solo per funzioni religiose e festività. L'abate eletto a vita (igúmeno) è assistito da un consiglio di monaci (epitropía). Vivono monaci veri e propri (calógeri), novizi (díkmi) e conversi dediti a lavori manuali (paramikri); il monaco incaricato di accogliere visitatori e ospiti è detto archontáris. Si devono poi aggiungere monaci eremiti che vivono in meditazione, preghiera e solitudine estrema. Sui monti, sulle pareti di roccia in grotte naturali o in celle inaccessibili vivono gli anacoreti. I sarabaiti formano gruppi di due - tre casupole isolate. Vi sono infine i "girovaghi", monaci mendicanti senza fissa dimora.[5]
Mezzi di trasporto[modifica | modifica wikitesto]
L'unico mezzo per arrivare in questa Repubblica è il traghetto proveniente quotidianamente dalla città greca di Uranopoli: questo arriva al porto di Dafne, l'altro centro abitato della repubblica, donde un torpedone porta alla minuscola capitale. Per spostarsi tra i vari monasteri occorre fare affidamento sulle poche corriere, sui mezzi degli stessi monasteri, che all'occorrenza trasportano i visitatori, sui battelli che collegano i monasteri o le skite sulla costa e, soprattutto, sulle proprie gambe. I sentieri, specie nella parte sud, sono spesso impervi e scoscesi, inadatti a chi soffre di vertigini.
Vi è un secondo battello, più piccolo, che collega i monasteri della costa di levante partendo dal porto di Ierissòs. Esso viaggia solo in caso di bel tempo e quindi i collegamenti non sono sempre garantiti e sicuramente mai nella stagione invernale.
Il divieto di ingresso alle donne[modifica | modifica wikitesto]
Trattandosi di un territorio abitato da monaci, per tradizione nel Monte Athos possono entrare solo uomini. Il controllo viene effettuato all'imbarco da Uranopoli e, se necessario, viene ripetuto all'arrivo a Dafne. Questo divieto è stato così rigoroso nel corso della millenaria storia dell'Athos, che solo poche volte è stato infranto: ciò è capitato, per esempio, durante la seconda guerra mondiale, quando un gruppo di partigiani comunisti greci, tra cui alcune donne, entrò nella montagna sacra.
L'interdizione si estende anche agli animali domestici di sesso femminile, ad esclusione di gatti, insetti e uccelli.[6]
L'ospitalità monastica[modifica | modifica wikitesto]
Una delle caratteristiche principali del Monte Santo è che i visitatori sono ospitati dai vari monasteri. Per questa ragione il loro ingresso è limitato e l'accoglimento delle richieste può richiedere molti mesi. Solo il 10% circa dei 30.000 visitatori annui ammessi sono stranieri. È buona norma assicurarsi, mediante prenotazione, che il monastero dove si è previsto di fare tappa abbia posti disponibili nella foresteria. Non è infrequente, infatti, che pellegrini provenienti dal paese di origine dei monaci di quel monastero (ne esistono di Russi, Serbi, Bulgari eccetera) abbiano già riempito la foresteria. In tal caso il monastero è visitabile, ma occorre dormire in un altro luogo.
I pellegrini vengono accolti al loro arrivo da un monaco che offre caffè greco, lukumies (dolcetti molto zuccherati), rakı (acquavite) e acqua. Vengono poi accompagnati nell'archontarìke (foresteria), dove si viene alloggiati in camerate con servizi comuni.
Gli spostamenti fra i vari monasteri e la vita nel loro interno sono regolati dalle varie rigide regole monastiche, non ammettendosi solitamente deroghe nel comportamento che deve essere irreprensibile, anche dal semplice punto di vista dell'abbigliamento. Vigono, a seconda del posto, differenti calendari e misure del tempo. Il tramonto, secondo l'antica consuetudine, corrisponde alla mezzanotte e i monaci si svegliano all'ora sesta del loro orologio tradizionale per la preghiera. Il pranzo può essere servito in prima mattinata e la cena intorno alle 17. I visitatori possono mangiare con i religiosi e tutto si svolge in non più di 15 minuti in assoluto silenzio, mentre un monaco legge le Scritture; mangiare, infatti, distrae dalla preghiera, scopo principale della loro vita. Naturalmente i visitatori, che si comportano da veri e propri pellegrini religiosi, possono partecipare alle varie funzioni liturgiche, sovente caratterizzate da emozionante fascino.
Le ricche testimonianze storiche, artistiche, documentali e mistiche[modifica | modifica wikitesto]
L'Athos custodisce numerosi tesori artistici: antichi manoscritti, icone e affreschi dipinti dai più illustri rappresentanti della pittura bizantina, come Teòfane il Greco e Manuel Panselinos. Fin dalle origini, la Santa Montagna ha ospitato mistici e maestri spirituali, i cui scritti - assieme a quelli di molti altri autori cristiani - furono raccolti nella Filocalìa, una celebre antologia del XVIII secolo, la quale ha influenzato profondamente il mondo ortodosso. L'ultimo monaco canonizzato (1988) della Santa Montagna è il mistico Silvano del Monte Athos (1866-1938), le cui opere sono state tradotte nelle principali lingue occidentali[7].
Il canale di Serse[modifica | modifica wikitesto]
Il monte Athos è una penisola. Ma vi è stato almeno un lasso di tempo, in età non geologica ma storica, in cui è stata separata dal continente divenendo, tecnicamente, un'isola. Ciò è documentato dalla seconda spedizione delle guerre persiane, quando Serse, memore della precedente sfortunata missione navale di Mardonio, fece costruire un canale navigabile per risparmiare alla sua flotta il periplo del promontorio, le cui insidie avrebbero potuto rivelarsi ancora una volta determinanti[8].
Lista dei centri abitati[modifica | modifica wikitesto]
I venti monasteri[modifica | modifica wikitesto]
- Grande Lavra (Μεγίστη Λαύρα, Megísti Lávra)
- Vatopédi (Βατοπέδι o Βατοπαίδι)
- Ivìron (Ιβήρων; ივერთა მონასტერი, iverta monasteri) - costruito dai georgiani
- Chilandriu (Χιλανδαρίου, Chilandariou; Хиландар) - serbo
- Dionisiu (Διονυσίου, Dionusiou)
- Kutlumùsi (Κουτλουμούσι, Koutloumousi)
- Pantokrator (Παντοκράτορος, Pantokratoros)
- Xiropotàmu (Ξηροποτάμου)
- Zogràfu (Ζωγράφου, Зограф) - bulgaro
- Dochiarìu (Δοχειαρίου)
- Karakàllu (Καρακάλλου)
- Filothèu (Φιλοθέου)
- Sìmonos Petra (Σίμωνος Πέτρα o Σιμωνόπετρα)
- San Paolo (Αγίου Παύλου, Agiou Pavlou)
- Stavronikìta (Σταυρονικήτα)
- Xenophòntos (Ξενοφώντος)
- Osìu Grigorìu (Οσίου Γρηγορίου)
- Esfigménu (Εσφιγμένου)
- San Pantaleone (Αγίου Παντελεήμονος, Agiou Panteleimonos; Пантелеймонов; o Ρωσικό, Rossikon) - russo
- Konstamonìtu (Κωνσταμονίτου)
Principali skite[modifica | modifica wikitesto]
- Kafsokalyvia
- Lakkoskete (Lacu, Sfântul Dumitru - romeno)
- Neà Skita
- Pròdromos o del Battista (Prodromu, Sfântul Ioan Botezătorul - romeno)
- Provata
- Skita di Sant'Anna
- Skita di San Basilio
- Skita di Ivìron
- Skita di Kutlumusìu
- Skita di Pantokratoros
- Sketa di Vatopedi
- Skita di Xenophontos
- Skita di Sant'Andrea, conosciuto anche come Sarai (Σαράι)
Centri abitati[modifica | modifica wikitesto]
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ STORIA, su progettomonteathos.it, Università della Tuscia: Viterbo, 2008. URL consultato il 25 giugno 2016.
- ^ Il trattato di ingresso della Grecia non esclude specificatamente Monte Athos dall'area territoriale della Convenzione di Schengen.
- ^ Dichiarazione congiunta n. 5 allegata all'atto conclusivo del trattato di ingresso della Grecia nella Comunità europea.
- ^ Monks see Schengen as Satan's work, BBC News, 16 giugno 1998.
- ^ Grecia, Guide d'Europa, Touring Club Italiano, 2007, pag. 193.
- ^ (EN) Why are women banned from Mount Athos?, su Who, What Why. The Magazine answers the questions behind the news, BBC, 27 maggio 2016. URL consultato il 24 giugno 2016.
- ^ Monte Athos - Grecia
- ^ mappe e monasteri Archiviato il 13 ottobre 2013 in Internet Archive.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Efthalia Rentetzi, I santuari in Grecia, in "Studi Ecumenici. Istituto di Studi Ecumenici S. Bernardino", Venezia 2008 (n. gennaio-marzo), pp. 35–60.[1]
- Renato D'Antiga, Luci dal Monte Athos, ed. Casadei Libri, Padova 2004.
- Renato D'Antiga, Storia e spiritualità del Monte Athos, Casadei Libri, Padova 2008.
- AA. VV., Voci dal Monte Athos, Servitium, Sotto il Monte (BG) 1994.
- Basilio di Iviron, La bellezza salverà il mondo, Qiqajon, Bose 2011.
- Basilio di Iviron, Canto d'ingresso. Il mistero dell'unità nell'esperienza liturgica della Chiesa ortodossa, Servitium, Sotto il Monte (BG) 1998.
- Basilio di Iviron, La parabola del figlio prodigo, CENS-Servitium, Sotto il Monte (BG) 1993.
- Monaco Mosè Agiorita, Notte al Monte Athos. Guida spirituale alla Santa Montagna, Servitium, Sotto il Monte (BG) 1999.
- Crisostomo del Monte Athos, Il mondo e il deserto, Città Nuova, Roma 2007.
- A. Durel, La penisola proibita. Esperienza al Monte Athos, Paoline, Milano 2011.
- A. Santarelli, La montagna di Dio. Un viaggio spirituale al Monte Athos, Rubettino, Soveria Mannelli 2009.
- M.A. Wittig, Il Monte Athos, Gribaudi, Milano 2001.
- Iosif Iero, Le Lettere, Edizioni Valleripa della Piccola Famiglia della Resurrezione, Valleripa-Linaro (FO) 1988.
- Gregorio Ieromonaco (Chatziemmanouil), La divina liturgia. “Ecco, io sono con voi... sino alla fine del mondo”, LEV, Città del Vaticano 2002 (commento alla Divina Liturgia di san Giovanni Crisostomo scritto da un monaco del Monte Athos).
- Nikolaos Chatzinikolaou, Monte Athos. Il punto più alto della terra, Asterios, Trieste 2016 (racconti di viaggi nella penisola athonita fatti da un vescovo greco - con studi di astrofisica ad Harvard -, racconti, in particolare, di incontri con sante figure di monaci).
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Monte Athos
- Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Monte Athos
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Sito ufficiale, su mountathos.gr.
- Monte Athos, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- (EN) Monte Athos, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Monte Athos, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.
- (EN, EL) Sito del Monte Athos, su inathos.gr. URL consultato il 2 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 1º ottobre 2015).
- Virtual tour con 360 foto gradi da Athos, su athos.bg360.net.
- Protaton del Monte Athos, ufficio con a capo un monaco che amministra per conto del Patriarca di Costantinopoli la Repubblica del Monte Athos, su hri.org.
- Scheda UNESCO, su whc.unesco.org.
- Vista aerea del Monte Athos, su photopassport.gr. URL consultato il 19 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 26 novembre 2011).
- Aynaroz, su bilgiay.com. URL consultato il 12 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2014).
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