Τετάρτη 12 Δεκεμβρίου 2018

L’isola che (non) c’è

 Anafiotika e i suoi gatti - Foto di M. Elena Castore ©

Anafiotika, l’isola senza mare nel cuore di Atene 

M. Elena Castore, 12 12 2018

Seconda stella a destra, questo è il cammino
E poi dritto fino al mattino
Poi la strada la trovi da te
Porta all'isola che non c'è

Era il 1980 e il cantautore napoletano Eduardo Bennato, ispirandosi alla storia di Peter Pan, indicava, nei primi versi di uno dei suoi più grandi successi, la via per raggiungere l’isola che non c’è.
  
Non so se la “seconda stella a destra” sia il cammino giusto per arrivare all’isola cui mi riferisco, ma una cosa è certa, per arrivarci o si hanno delle indicazioni esatte, o bisogna avere un bel po’ di fortuna, inerpicandosi alla cieca tra stradine strette che, dal quartiere della Plaka, ad Atene, salgono su verso l’Acropoli. E quando la si trova casualmente, la sorpresa è ancora più gradita. Sì, perché, a differenza dell’isola immaginaria di Peter Pan, “l’isola senza mare” arroccata alle pendici dell’ Acropoli di Atene, esiste davvero.

Fuori dal caos dei turisti che affollano la zona della Plaka, invasa da ristoranti e negozi di souvenir, ci si ritrova improvvisamente nel paesaggio tipico di uno dei classici villaggi dell’arcipelago delle Cicladi: un labirinto di vicoli, tra casette bianche, con porte e finestre blu, piante di bouganvillea arrampicate sulle pareti, vasi di fiori sui davanzali.
  
E poi, gatti, tanti gatti e, ogni tanto, qualche abitante locale che apre la porta di casa e saluta i passanti curiosi, oltre al silenzio e a una vista mozzafiato sulla città di Atene e sulla collina del Licabetto.
  
Si chiama Anafiotika (piccola Anafi) “l’isola senza mare” nel cuore di Atene, come la definiscono molti, e il riferimento alle Cicladi non è casuale, già che i suoi primi costruttori provenivano dall’isola di Anafi, che integra l’arcipelago citato. Conosciuti per le loro abilità costruttive, vennero chiamati da Ottone di Grecia, primo re (1832 – 1862) della neonata monarchia greca, quando si spostò la capitale del nuovo stato indipendente greco da Náuplia ad Atene, per essere impiegati nella ricostruzione dell’antica capitale, devastata da anni di guerre. Nel corso della seconda metà dell’Ottocento, a questi primi lavoratori se ne aggiunsero molti altri provenienti da altre isole dello stesso arcipelago.
  
In cerca di una zona della città dove potersi stabilire definitivamente, cominciarono a costruire le loro abitazioni lungo il pendio nord-orientale della rocca dell’Acropoli, utilizzando modelli costruttivi tipici dei loro villaggi natii. Piccole e modeste case cubiche di un solo piano, in pietra, dipinte a calce, incastrate una sopra l’altra, tra stradine senza uscita, scalette ripide e piccoli terrazzi, diedero vita ad un quartiere che, negli anni venti del Novecento fu popolato anche da rifugiati provenienti dall’Asia Minore. Nel 1950, una parte del quartiere ormai consolidato fu demolita per consentire la realizzazione di una campagna di scavi e ricerche archeologiche in questa zona, essendo oggetto nel corso degli anni successivi di una serie di espropri pubblici. Dell’antico sobborgo oggi rimangono appena 45 case, dove risiedono una sessantina di abitanti.
  
Oltre al gruppo di case superstiti, due antiche chiesette compongono il paesaggio di Anafiotika, segnandone idealmente i confini: Agios Georgios tou Vrachou (San Giorgio delle rocce), a sud-est, e Agios Simeon  (San Simeone), ad ovest, entrambe costruite nel XVII secolo, ma ristrutturate nello stile di Anafi durante la seconda meta dell’ Ottocento. Attraversando Anafiotika longitudinalmente non sarà quindi difficile incontrarle e avere la possibilità di visitarle, oltra a scattare qualche foto dei loro piccoli campanili che si distaccano sul mare di cemento della città, sul fondo.

“L’isola che (non) c’è” nel cuore di Atene esiste davvero e non aspetta altro che essere scoperta.


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