Πέμπτη 24 Νοεμβρίου 2016

GRECIA-BOSNIA, UNO STRISCIONE E LA MEMORIA DI SREBRENICA

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Nož, žica, Srebrenica«Il coltello, il filo spinato, Srebrenica». Questa la scritta apparsa su uno striscione dellatifoseria greca in occasione della gara di qualificazione alla Coppa del Mondo Russia 2018 tra Grecia e Bosnia, giocata al Geōrgios Karaiskakīs del Pireo.


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Una gara terminata 1-1 con una rete di Geōrgios Tzavellas in tempo di recupero inoltrato, che vanifica l’assalto dei bosniaci al secondo posto del girone, occupato proprio dai greci. La disfida è rimandata al prossimo anno: laBosnia potrebbe accorciare le distanze grazie al facile scontro con Gibilterra, in concomitanza con la gara dei greci in casa della capolista Belgio. Questo per poi provare il sorpasso il prossimo 9 giugno, quando toccherà a loro ospitare gli ellenici al Bilino Polje di Zenica.

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Lo slogan mostrato dai tifosi greci, Nož, žica, Srebrenica, rimanda al massacro di oltre 8.000 musulmani bosgnacchi nella zona di Srebrenica (nell’attuale territorio della Repubblica Srpska) nel luglio del 1995 da parte delle truppe serbo-bosniache al comando di Ratko Mladić. Si tratta di uno slogan utilizzato da diversi gruppi nazionalisti serbi, come Obraz, fondato nel 1993 e dichiarato illegale dalla Corte Costituzionale serba nel 2012 su richiesta del ministero per i Diritti Umani e delle Minoranze, e Pokret 1389, che nel nome porta l’anno della battaglia di Kosovo Polje, data fondamentale e fondante per l’identità nazionale serba.
Nel 2005, in occasione del decimo anniversario del massacro, 24 dei 28 cartelloni predisposti per la commemorazione a Belgrado vennero vandalizzati con la scritta Nož, žica, Srebrenica. Lo slogan è stato utilizzato spesso in occasione di partite di calcio, sia da serbo-bosniaci (nel 2002 da una squadra di Banja Luka in trasferta a Sarajevo), sia da serbi (nel 2014 in occasione di una gara tra le nazionali giovanili di Bosnia e Serbia enel 2011 in occasione della gara di campionato tra Partizan Belgrado e Novi Pazar, squadra del Sangiaccato,regione serba a maggioranza bosgnacca). Durante le qualificazioni alla Coppa del Mondo 2006 la federcalcio serbo-montenegrina venne multata (35.000 franchi svizzeri) e costretta a giocare un incontro a porte chiuse per glislogan anti-bosniaci. Oltre allo slogan su Srebrenica vennero utilizzati ringraziamenti rivolti a Mladić (Ratko, hvala ti), nomi di unità paramilitari serbe e incitazioni a “uccidere i turchi” (Ubij Turčina).
In seguito all’episodio avvenuto durante la gara tra Grecia e Bosnia e agli incidenti avvenuti durante la gara, il governo greco e la federcalcio si sono scusati ufficialmente con la Bosnia: «La federcalcio greca esprime il suo profondo rammarico per gli striscioni inaccettabili con contenuti fascisti esposti durante la gara. Tale gesto è condannato a maggioranza assoluta e va contro il fair play, lo spirito sportivo e il senso di ospitalità del popolo greco», ha dichiarato la federazione in un comunicato. Il viceministro dello Sport Geōrgios Vasileiadis avrebbe chiesto ai vertici della polizia greca di identificare e arrestare tutti gli individui coinvolti nell’incidente. L’uomo che ha esposto lo striscione sarebbe stato identificato e dovrebbe comparire a breve in tribunale.
Il massacro di Srebrenica, che la Serbia non ha mai accettato di definire un genocidio, è un tema molto sensibile per l’opinione pubblica bosniaca. Il comune si trova nella Repubblica Srpska, l’area della Bosnia-Erzegovina amaggioranza serba, e lo scorso 2 ottobre per la prima volta ha eletto un primo cittadino di etnia serba, Mladen Grujičić. Anche il ruolo della Grecia a Srebrenica è stato messo in questione, dal momento che la repubblica ellenica era un’alleata del regime di Slobodan Milošević: nel 2005 una commissione governativa annunciò una investigazione sul ruolo dei volontari greci coinvolti nelle operazioni di pulizia etnica per “lottare nel nome dell’ortodossia“. L’investigazione si basava sulle testimonianze dei peacekeeper olandesi e sulla presenza di materiale filmato che rivelava l’invio di armi da parte della Grecia alla Serbia, in circonvenzione delle sanzioni internazionali.
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