Come lo
spettro del comunismo di Marx, ora in Europa s’aggira un altro fantasma
che rischia di diventare brutale realtà: il ministro greco delle finanze
Yanis Varoufakis, oggetto nel quartiere anarchico e di sinistra di
Exarchìa ad Atene, di un attacco di giovani «anti-stato».
Proprio mentre è il bersaglio
prediletto delle cancellerie europee che vogliono demolirlo perché rappresenta
l’alternativa ai diktat del fronte Ue. Soprattutto per la sua capacità di
trattare le condizioni del debito greco in difesa della svolta
sociale che
il nuovo governo di Atene vuole imprimere, internamente e all’Unione
europea; e per questo dipinto come «incompetente» e «perditempo»,
quando non denunciato come «il problema» anche da molti media occidentali,
anime sensibili alle leadership economico-bancarie d’Europa. Gli stessi che
nella decisione del governo di Atene di associare al ministro delle finanze
una delegazione di governo nella trattativa con Eurogruppo, Bce
e Fmi, ci leggono addirittura un «commissariamento». E non
invece la rottura del tentativo di isolamento di Varoufakis. Perché la
sua caduta o esclusione equivarrebbe ad una sconfitta di Tsipras
e del governo greco.
Adesso ci si mettono anche gli anarchici
che, peraltro, già sono scesi (in pochi) in piazza a protestare contro
Tsipras. Il quale, finora, nonostante il cappio al collo dei debiti
lasciati dal governo di destra di Samaras e la mannaia Ue, non indietreggia
dal suo programma di trasformazioni contro la crisi. A quanto pare
gli attivisti anarchici «anti-stato» non hanno trovato di meglio da fare
che aggredire Yanis e la moglie Danae — con il suo abbraccio si
è frapposta impedendo degenerazioni — prima verbalmente e poi
con un lancio di bottigliette.
Tralasciamo quel che Marx pensava
degli anarchici che però, quando lo vogliono, riescono ad essere lungimiranti
e in genere sono loro, storicamente, il capro espiatorio della repressione
di destra (e, ahimé, di sinistra). Certo la contestazione ci può stare per
uno che come Varoufakis rappresenta il potere. Ma stavolta sembra
a dir poco fuori luogo marciare con l’arroganza di Fmi, Banche, Borse,
«istituzioni» Ue, tutti uniti e tutti insieme contro un economista
che strappa il velo della presunta oggettività dell’economia politica difendendo
nelle impervie sedi occidentali gli interessi dei subalterni e il programma
sociale della nuova Grecia.
Comunque per capire davvero con chi
abbiamo a che fare, ecco il commento all’accaduto dello stesso Varoufakis:
«Non è stato un episodio organizzato, né un tassello della politica
di degradazione scatenata contro di me in questi giorni. Ma mi importa
dire una cosa: per quanta paura e ribrezzo provochi l’uso della violenza,
la risposta all’aggressività di questa gente non può essere né la ritirata
né l’uso della repressione». Varoufakis? Varoufikos.
(da: manifesto)
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