Πέμπτη 16 Ιουλίου 2020

Sanzioni alla Turchia per il caso Santa Sofia: la debolezza dell'Ue e la strategia di Atene



Si moltiplicano i fronti caldi turchi su cui l'Ue è chiamata ad una reazione di sostanza: oltre al caso Santa Sofia c'è il dossier energetico, in cui la Grecia chiede a Bruxelles (fino a doggi debole) di passare ai fatti. 


Nelle prossime settimane si prevede che la società turca TPAO, di proprietà statale, sarà autorizzata a perforare illegalmente nell'area della piattaforma continentale greca. Una questione che si somma alla provocazione turca sulla trasformazione in Moschea del museo di Santa Sofia.
Probabilmente, ed è ad oggi l'unica reazione comunitaria, si prevede che l'alto rappresentante dell'UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell chiederà ai ministri degli affari esteri degli Stati membri di avviare negoziati con Ankara sull'intera gamma delle relazioni euro-turche. Francamente un po'poco rispetto alla complessità del panorama attuale.
Per questa ragione il ministro degli Esteri Nikos Dendias ha incontrato Borrell, insieme alla sua controparte cipriota Nikos Christodoulidis, a margine del Consiglio Affari esteri dell'UE a Bruxelles. L'obiettivo di Atene è quello di assumere un ruolo guida circa la risposta europea verso Ankara. Lo dimostrano le parole di Dendias: "La Grecia chiede all'UE di disporre di un elenco di misure molto forti contro la Turchia nel caso in cui la Turchia violi la sovranità o i diritti sovrani del paese e come sosterrà Cipro nell'imporre sanzioni ai diritti ciprioti". 
La risposta turca è ancora all'insegna della provocazione, come ribadito dal ministro degli esteri Tsavousoglou: “Grecia e Cipro violano i diritti sovrani della Turchia. Ci sono una serie di maltrattamenti e alienazioni della Turchia attraverso politiche insostenibili. Ci è stato anche impedito di partecipare al processo di adesione all'Ue, anche dopo il fallito tentativo di colpo di stato nel 2016”.
Non una parola però dice sull'invasione di Cipro del 1974 e sull'accordo energetico con la Libia che taglia in due il Mediterraneo, “dimenticando” dalla cartina Creta, che appartiene ad uno stato membro dell'Ue.

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