ARMATOLI (dal neogreco ἀρματολοί "uomini d'arme"). - Specie di milizia civica che si mantenne in alcuni distretti montuosi della Grecia, dell'Epiro e della Macedonia, dal sec. XVI al XIX, riconosciuta dal governo ottomano.
La sottomissione dei popoli balcanici alla Sublime Porta non fu mai completa: giacché molti fra gli abitanti di quelle regioni abbandonarono i centri abitati per continuare, in una spietata guerriglia, la resistenza. Questi insorti furono detti con dispregio briganti e ladroni (clefti in greco, aiduchi in serbo); ma in realtà essi, almeno in origine, non furono che la più alta e nobile espressione del patriottismo dei popoli cristiani slavo-greci, che reagiva contro l'oppressore e manteneva vive le tradizioni nazionali e l'aspirazione alla libertà. Centri principali di questa resistenza armata furono i luoghi più impervî della Morea (Maina), della Tessaglia, dell'Epiro, dell'Albania, della Macedonia, della Rascia. Isolati dapprima, a poco a poco si vennero organizzando in bande di circa trenta persone ciascuna sotto un capo (i moderni comitagi bulgari perpetuano ora questa tradizione contro i Serbi nella Macedonia). Il governo turco, non potendo del tutto domare questo brigantaggio politico, venne, sin dal tempo di Solimano il Magnifico (1520-1566), a patti con alcuni gruppi d'insorti, riconoscendone l'organizzazione militare e affidando loro nei villaggi le mansioni di polizia, purché assicurassero la regolare riscossione dei tributi. Alle bande così riconosciute si diede il nome di armatoli e quello di armatolik ai distretti da loro occupati. Essi formarono in tal modo una vera milizia locale, che in molti luoghi assicurò non solo il rispetto, da parte dei Turchi, degli antichi privilegi, ma anche l'ordine. Col tempo però il carattere primitivo dell'armatolismo si venne in alcuni luoghi alterando. Gli armatoli non distinsero sempre bene i limiti tra la pace e la guerra, tra la polizia e il brigantaggio, tra l'autonomia e la rivolta; e nella loro violenza accomunarono spesso Turchi - loro nemici - e Cristiani, che dovevano difendere. Per questo e per distruggere i focolai di rivolte e d'intrighi politici la Porta, a partire specialmente dalla pace di Belgrado (1739), cercò di fiaccarne la forza, ritirando alcune concessioni fatte e provocando dei contrasti fra armatoli e clefti, cioè fra insorti organizzati e riconosciuti dal governo e insorti rimasti fuori di ogni legge. Ma in complesso questa politica fallì. La forza dell'armatolismo rimase quasi intatta e si mantenne fino agl'inizî del secolo XIX. Quando, nel 1821, scoppiò l'insurrezione greca, gli armatoli insieme con i clefti accorsero sotto la guida dei loro capi a fianco degl'insorti e furono un elemento fedele e prezioso nella lotta per l'indipendenza nazionale.
Bibl.: Taki Ch. Kandiloros, ‛Ο ἀρματολιομὸς τῆς Πελοποννήσου, 1500-1821, Atene 1924.
https://www.treccani.it/enciclopedia/armatoli_%28Enciclopedia-Italiana%29/
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