Ioannis Sopassis, detto Kouvos, nato nel 1830 a Cheliana,
era figlio della grande famiglia di Milopotamo Creta.
La sua famiglia aveva
origini dall’ alto Milopotamos e di preciso dal paese Livadia. Da giovane età sposò Maddalena Kokkinou, figlia del sacerdote - eroe Kraniotis, con la quale ebbe un figlio Dimitrios Ioannis Sopassis.
Kouvos fu uno dei grandi protagonisti durante l’olocausto del monastero cretese di Arkadi.
Nel 1866, durante la rivolta contro i turchi, un migliaio
di contadini e pastori cercò rifugio tra le mura poderose del monastero.

Dalle gole, dalle forre salivano dal mare 15 mila soldati turchi, implacabili, ad annientare l’insurrezione. Quando gli assediati furono allo stremo di sete e di fame, l’abate li convinse che era meglio morire che cadere vivi in mano a quei nemici: che li avrebbero massacrati o fatti schiavi, e convertiti all’islam. Il 9 novembre 1866 i mille miserabili si accalcarono nel locale della polveriera. L’esplosione squarciò il cielo di Creta. I vincitori si impadronirono solo di un cumulo di macerie fumanti. Arkadi restò un simbolo per sempre: di Creta, della sua gente cristiana che non volle arrendersi.
Ioannis Kouvos Sopassis si salvò dall’ esplosione, ma poco dopo venne riconosciuto e arrestato dai turchi che lo portarono al paese di Messi, dove il grande eroe ebbe una tragica fine, torturato dai turchi fino a morte nel 1866.
Scritto da Yorgos Mylonas, usando fonti da:
http://www.tempi.it/la-facciata-crivellata-del-monastero-di-arkadi-ancora-racconta-lolocausto-cristiano-di-creta#.WPYkXCuUfZU

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