Iraklio, Creta, 1925. Nikos Kazantzakis si ritira in solitudine in una casetta in riva al mare, presso l’antica Cnosso. Riflette inquieto sulle nubi nere che si profilano all’orizzonte (l’ascesa dei totalitarismi) e sulla scrittura come dovere dell’intellettuale. Cerca la luce di una risposta, per offrire la redenzione a un mondo che si va dissolvendo. L’impresa è ardua, una lotta con le parole, “puledre selvagge”, perché l’anima possa “spiegare liberamente le ali”. All’improvviso, l’illuminazione: davanti ai suoi occhi si staglia la figura fiera del suo eroe, Ulisse astuto e insaziabile, assetato di conoscenza, desideroso di rimettersi in viaggio. Il mondo, le onde del mare si trasformano in tumultuosi decaeptasillabi, e il cerchio soleggiato del suo cervello li accoglie e ride come una spiaggia cretese.