Παρασκευή 1 Ιουλίου 2022

Ciriaco d'Ancona





Ciriaco Pizzecolli, o de' Pizzicolli, detto anche Ciriaco d'Ancona (Ancona, 31 luglio 1391 – Cremona, 1452), è stato un archeologo, umanista, epigrafista e viaggiatore italiano.

Per la sua attività di ricerca di testimonianze storiche, realizzata in numerosi paesi del Mediterraneo, nel tentativo di salvarle dall'oblio e dalla distruzione[1], è considerato, anche dai suoi stessi contemporanei, pater antiquitatis, il fondatore o "padre dell'archeologia". Oggi è perciò considerato internazionalmente il fondatore in senso generale dell'archeologia[2], mentre Winckelmann, con la pubblicazione della "Storia delle arti del disegno presso gli antichi", è considerato il fondatore dell'archeologia moderna[2]. Ascoltiamo direttamente dalle sue parole ciò che lo animava[3]:

«Spinto da un forte desiderio di vedere il mondo, ho consacrato e votato tutto me stesso, sia per completare l'investigazione di ciò che ormai da tempo è l'oggetto principale del mio interesse, cioè le vestigia dell'antichità sparse su tutta la Terra, sia per poter affidare alla scrittura quelle che di giorno in giorno cadono in rovina per la lunga opera di devastazione del tempo a causa dell'umana indifferenza…»

(Ciriaco d'Ancona)

Fu uno dei primi a riconoscere il valore delle fonti classiche per l'interpretazione dei monumenti archeologici: è noto che durante le sue ricerche in Grecia aveva sempre con sé, come guida, i testi di Strabone[4], i quali, tra l'altro, contribuì a diffondere, copiandone i codici scoperti durante i suoi viaggi.

Come epigrafista fu inoltre un vero pioniere: tentava di interpretare le epigrafi presenti sugli antichi monumenti consultando le opere dei classici, che ricercava con assiduità nelle biblioteche. L'epigrafia greca e l'epigrafia latina devono molto all'anconitano; Giovanni Battista de Rossi, il noto archeologo ottocentesco disse che l'attività di Ciriaco nel copiare le iscrizioni antiche era compiuta con un'accuratezza tale da essere il merito e la gloria imperituri sul capo di Ciriaco.

Ciriaco per primo studiò e riportò alla conoscenza della cultura europea il Partenone.
Una metopa del Partenone.

In conclusione si può dire che è grande l'importanza delle conoscenze sull'antichità greca e romana che Ciriaco ci ha lasciato in eredità, tanto che si può considerare il maggiore tra gli umanisti quattrocenteschi che svolsero una simile attività di ricerca[5][6].

L'opera epigrafica ed archeologica di Ciriaco rimase sostanzialmente insuperata fino alle soglie dell'Illuminismo, quando l'Impero Ottomano cominciò a permettere il ritorno in Grecia e in Asia Minore di eruditi occidentali[7][8]. Da rilevare anche il contributo fondamentale per il recupero del carattere lapidario romano[9].

La vocazione[modifica | modifica wikitesto]

L'Arco di Traiano di Ancona (dipinto del Domenichino), il primo monumento studiato da Ciriaco

Nasce in una famiglia di naviganti e commercianti anconetani. La passione di Ciriaco per l'antichità si inserisce nell'atmosfera della cultura umanistica, tipica dell'epoca. Fu nella sua città natale, osservando l'Arco di Traiano, che nacque la vocazione per la ricerca delle testimonianze del passato: questo antico monumento gli sussurrava di un mondo meraviglioso e lontano nel tempo[7]. L'iscrizione dell'Arco di Traiano di Ancona fu in effetti la prima iscrizione di una lunga serie che Ciriaco riportò nei suoi libri e diffondendola per tutta in Europa.

Una passione precoce[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1410, per lavori di restauro, vennero montate delle impalcature attorno all'arco di Traiano[10]. Si presentò pertanto una straordinaria occasione per osservarne i marmi. Le proporzioni perfette, le iscrizioni, costituirono per Ciriaco, che aveva allora diciannove anni, un'attrattiva irresistibile, e forse, alla base di tutti i suoi viaggi, vi era il desiderio di riprovare l'emozione vissuta da ragazzo nell'osservare il principale monumento antico della sua città[7].

Il passato di Ancona[modifica | modifica wikitesto]

Le principali rotte anconitane e i fondachi della Repubblica di Ancona; tranne Tripoli, i porti spagnoli e quelli del Mar Nero, furono tutti frequentati da Ciriaco durante i suoi viaggi.

Studiando il passato di Ancona in Ciriaco riemergevano i ricordi della civiltà greca e romana. Alla sua attività di navigatore e mercante, ben presto si affiancò la ricerca archeologica, tanto da essere chiamato il navigatore-archeologo[11]. Fu anche un particolare umanista, perché autodidatta: infatti non si perfezionò nelle corti o nelle accademie, ma attraverso ricerche effettuate durante i suoi viaggi e grazie alla corrispondenza con amici umanisti. Studiò latino prima ad Ancona, poi a Roma, dove disegnò la maggior parte dei monumenti antichi. A Costantinopoli invece studiò il greco. Perfezionò la conoscenza delle lingue e delle civiltà classiche acquistando e studiando rari codici dell'Odissea, dell'Iliade e delle tragedie greche. Per tutta la vita viaggiò alla ricerca delle testimonianze delle antiche civiltà. Numquam quiescit Kyriacus [12], ebbe a dire di lui il poeta Francesco Filelfo[13]Leandro Alberti disse[4] della infaticabile ricerca di testimonianze del passato di Ciriaco d'Ancona[14]:

«Essendo Ciriaco interrogato della ragione, per la quale tanto si affaticava, rispondeva: "Per risuscitare i morti". Certamente risposta di tant'uomo degna»

(Leandro Alberti)

Sono frasi come questa, delle quali sono costellati i suoi scritti, che permettono oggi di considerare Ciriaco un archeologo ante litteram (la parola archeologia non era ancora usata[15]), anzi il precursore dell'archeologia.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Il panorama che si vede non appena salpati dal porto di Ancona facendo rotta verso la Grecia
Nave del XIV secolo

La formazione e la prima serie di viaggi[modifica | modifica wikitesto]

Costantinopoli: Obelisco di Teodosio e colonna di Costantino.

Nasce ad Ancona quando la repubblica marinara era al suo massimo splendore: era l'epoca in cui, ogni giorno dal suo porto, giungevano e partivano navi dai paesi del Mediterraneo orientale, tutti i nobili della città erano anche navigatori o imprenditori navali, e gran parte della popolazione era legata alle attività del porto. La repubblica marinara doricaoligarchica e resistente, che mai si trasformò in signoria, fu senz'altro il terreno ideale per uno spirito avventuroso e indipendente come quello di Ciriaco.

La sua famiglia era nobile e dedita alla navigazione e al commercio marittimo. Perse il padre Filippo all'età di sei anni: subito dopo la famiglia subì un tracollo economico a causa di tre naufragi e due incursioni di pirati. La madre Masiella, ridotta in povertà, accettò i lavori più umili pur di allevare Ciriaco e i suoi fratelli, Cincio e Nicolosa, e in modo da garantire a tutti un'istruzione[16]. All'età di nove anni suo nonno materno lo portò con sé in un viaggio commerciale, verso Venezia e Padova, il Sannio, la Campania, la Puglia, la Lucania e la Calabria. Le emozioni provate in quel viaggio fecero sorgere in lui il desiderio di vedere il mondo, come egli stesso lasciò scritto. Nel 1412, all'età di 21 anni, durante il primo viaggio che compì da solo, si imbarcò come scrivanello, su una nave diretta ad Alessandria, terra dei Mammalucchi, dove era presente una colonia anconitana. Viaggiò infatti molto su navi di mercanti, le cui mete erano soprattutto dirette al Vicino Oriente.

Appena ritornato ad Ancona, si dedicò agli studi: frequentò la scuola di latino di Tommaso Seneca e approfondì la lettura della Divina Commedia, che nei suoi scritti mostra di conoscere approfonditamente[17]. Dalla sua città natale, nella quale era rimasto circa tre anni, partì per una nuova serie di viaggi.

La seconda serie di viaggi[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1417 tornò a viaggiare, e da quel momento non si fermò più. Questa volta, però, lo scopo delle sue peregrinazioni non era più il commercio, ma le esplorazioni archeologiche. Poco dopo la partenza per uno di questi viaggi "archeologici", Ciriaco narra di avere avuto una visione in cui lo stesso Mercurio, dio del commercio degli antichi che Dante pone a simbolo degli spiriti attivi, lo spinge a seguire la sua vocazione per la riscoperta del passato[17]. Fino alla fine della sua vita continuò a viaggiare, ma Ancona restò però sempre il porto nel quale tornare, e nel quale ogni volta rinasceva il desiderio di viaggiare ancora. Esplorò la Dalmazia, l'Epiro, la Morea (come veniva chiamato allora il Peloponneso), l'isola di Chio, le isole CicladiRodiCretaCipro, il monte Athos, la TraciaCostantinopoli, l'Egitto, la Siria, il Libano. Durante i suoi viaggi dedicava sempre più tempo alla scoperta dei monumenti greci e romani, e sempre meno all'attività commerciale, ormai soltanto un mezzo per proseguire le sue ricerche. Ecco dalle sue stesse parole descritto lo spirito con il quale ricercava i monumenti antichi:

«Tutto ciò è così ammirevolmente realizzato, vorrei chiamare quest'arte, quasi divina, piuttosto che umana. Tutto ciò sembra che sia stato prodotto, non con l'artificio delle mani dell'uomo, ma dalla stessa natura»

(Ciriaco d'Ancona)
Comparazione tra l'illustrazione della giraffa inserita nei testi di Ciriaco e la giraffa di un dipinto di Bosch
Disegno di un elefante realizzato da Ciriaco durante il viaggio in Egitto.

Criticava aspramente l'usanza che avevano i romani del suo tempo di ottenere calcina utilizzando i marmi degli antichi monumenti. Il suo amore per le testimonianze che oggi noi consideriamo "archeologiche", lo condusse, nel 1433, accompagnando l'Imperatore Sigismondo attraverso una Roma costellata di rovine, pascoli e vigneti, ad annotare amaramente:

«coloro che oggi conducono la loro vita tra le mura di Roma, trasformano turpemente, oscenamente, di giorno in giorno in bianca ed impalpabile cenere gli edifici marmorei, maestosi e elegantissimi sparsi ovunque per la città, le statue famose e le colonne, in modo vile, vergognoso e osceno, così che in breve tempo nessuna immagine e nessun ricordo di esse resterà ai posteri»

(Itinerarium)

È significativo che non usi, per indicare gli abitanti della Roma a lui contemporanea, il nome, per lui quasi sacro, di Romani[18]

Le Piramidi durante l'annuale inondazione del Nilo

Nonostante le numerose terre raggiunte durante le sue esplorazioni sognava sempre di raggiungere nuovi luoghi ricchi di testimonianze delle antiche civiltà. Tra le imprese che avrebbe desiderato compiere, vi era ad esempio la risalita del corso del Nilo, anche se era già stato in Egitto ed aveva vissuto una grande avventura risalendo il corso del Nilo durante la piena dopo avere chiesto il permesso di esplorare il paese al terribile sultano del Cairo. In quell'occasione aveva potuto ammirare una delle sette meraviglie dell'antichità: le piramidi. Avrebbe però desiderato tornare nella terra dei faraoni e spingersi più all'interno risalendo il fiume, per vedere Tebe, i mitici elefanti bianchi ed infine per trovare nel deserto il celebre santuario di Ammon, posto al centro di un'oasi, che da secoli attendeva di essere riscoperto. A proposito dell'Egitto l'umanista Leonardo Aretino così dice parlando di Ciriaco:

«Sopporterai mari e venti, e la furia delle tempeste, per accumulare le più grandi ricchezze, ma non cercherai gemme, né l'oro dal colore del sole. Come un assetato tu cercherai le antichità perdute, e pensieroso contemplerai le meraviglie delle piramidi e leggerai ignoti scritti simili a figure di belve…»

(Leonardo Aretino)
Il Partenone disegnato da Ciriaco Pizzecolli

Nei suoi numerosi viaggi in Italia, in Dalmazia nell'Egeo, in Egitto e a Costantinopoli redasse dettagliate descrizioni dei monumenti corredandole con disegni di propria mano. Fu il primo europeo moderno che portò in Europa notizie sulle piramidi e sui geroglifici egiziani e che descrisse l'acropoli di Atene ed il Partenone, di cui tante volte aveva letto negli antichi testi. Grazie a lui l'Europa occidentale poté avere il primo disegno del Partenone (vedi foto sulla destra)[19], che Ciriaco, per primo chiamò con il suo nome (e non con quello di "chiesa di Santa Maria", come i viaggiatori precedenti); dopo la visita disse infatti di avere ammirato[20]:

(LA)

«mirabile Palladis Divae marmoreum templum, divum quippe opus Phidiae»

(IT)

«il meraviglioso tempio della dea Atena, opera divina di Fidia»

(Ciriaco D'Ancona)

Fu anche il primo dopo l'età antica a chiamare l'Acropoli con il suo nome, e non con il nome di "rocca" o di "palazzo dei duchi d'Atene". Scrisse infatti di aver incontrato il signore della città in Acropoli summa civitatis arce[20].

Ecco, poco dopo l'arrivo ad Atene, le parole con le quali descrive lo spettacolo di magnificente decadenza che apparve ai suoi occhi[7]:

(LA)

«Athenas veni. Ubi primum ingentia moenia undique conlapsa antiquitate conspexi, ac intus, et extra per agros incredibilia ex marmore aedificia domosque, et sacra delubra diversasque rerum imagines, miraque fabre-factoris arte conspicuas, atque columnas immanes, sed omnia magnis undique convulsa ruinis.»

(IT)

«Giunsi ad Atene. Ho visto delle enormi mura distrutte dal tempo e, sia in città sia nelle campagne circostanti, edifici in marmo di straordinaria bellezza, case, templi e numerose statue eseguite da artisti di prim'ordine e grandiose colonne, ma tutte queste cose non formavano che un vasto ammasso di rovine.»

(Ciriaco d'Ancona, 7 aprile 1436)

Ecco però cosa dice a proposito del Partenone, in un'epoca in cui alcuni visitatori lo ritengono nient'altro che la maggiore chiesa mariana di Atene, mentre altri provenienti dall'Europa del Nord (Jean de Courcy intorno al 1420, Hartmann Schedel nel 1493) descrivono Atene come una città gotica[21]:

«Il 7 aprile sono giunto ad Atene. [...] La cosa più lodevole e degna di meraviglia è sull'Acropoli: il tempio in marmo della dea Pallade, il lavoro divino di Fidia con 58 colonne meravigliose di una tale grandezza che hanno sette palmi di diametro. È adornato dappertutto con le sculture più signorili, che mai la più nobile arte della scultura abbia potuto rappresentare su entrambi i timpani, le pareti, i cornicioni, i fregi e gli epistili»

.

Un'iscrizione a Delo
La fontana di Onorio a Ragusa, con l'iscrizione in caratteri capitali romani composta da Ciriaco

La sua passione per la classicità lo portò a dichiarare pubblicamente che riteneva Mercurio suo protettore. All'indomani della sua partenza da Delo, scrisse, in onore del dio greco e romano, una preghiera di ringraziamento per aver trovato in quell'isola ricche testimonianze della classicità.

Alcuni contemporanei non solo si scandalizzarono per ciò che ritenevano un'eresia, ma per scherno soprannominarono l'umanista il "Nuovo Mercurio"[22]. In realtà , in quel momento il poeta, rivolgendosi a Mercurio, adombrava, sotto il velo della finzione artistica, i misteri della fede cristiana[17].

Nel 1447, alla ricerca delle rovine di Sparta, si recò nella città di Mistrà, dove conobbe Gemisto Pletone; da lui aveva copiato un codice della Geografia di Strabone, che riteneva fondamentale per ritrovare gli antichi siti delle città antiche[23].

Tra le città antiche descritte per la prima volta da Ciriaco ci sono: Apollonia, polis greca situata nell'attuale Albania[24] (nel 1435), Delfi[25], il celebre santuario greco (nel 1436), Butrinto[26]Nicopoli d'Epiro[27]Eretria (nel 1436)[28]. Ciriaco fu il primo a citare il celebre Torso del Belvedere; lo vide nel palazzo del cardinale Prospero Colonna tra il 1432 e il 1435[29]

Nel 1444 il governo della Repubblica di Ragusa commissionò a Ciriaco la realizzazione di due iscrizioni, da porre una sulla facciata del Palazzo dei Rettori e l'altra sulla Fontana Maggiore di Onofrio; tali epigrafi sono considerate tra le prime in cui si recupera l'uso del carattere lapidario romano, che Ciriaco aveva studiato nelle epigrafi antiche trovate nel territorio ragusino[9].

Ciriaco politico[modifica | modifica wikitesto]

L'amore per le antichità si accompagnava ad un impegno politico attivo nelle vicende del suo tempo, come prova il fatto che quando Galeazzo Malatesta, nel 1413, tentò di impadronirsi di Ancona assediando Porta Capodimonte, tra i valorosi difensori della città ci fu anche Ciriaco Pizzecolli. La pronta difesa fu efficace: il nemico fu respinto e la Repubblica di Ancona confermò la sua indipendenza[30].

Curò sempre gli interessi della Repubblica di Ancona, assumendo vari incarichi ufficiali, tra cui quello di occuparsi del nuovo trattato di alleanza con la Repubblica di Ragusa, nel 1440[31].

In campo internazionale sosteneva che per arginare l'espansione dell'Impero ottomano fosse necessaria l'unione tra i Greci (cioè i Bizantini) e i Latini (cioè gli europei occidentali). Si rattristava quando pensava alla pur lontana caduta dell'Impero romano d'Occidente e vedeva a rischio anche l'ultimo baluardo della classicità: Costantinopoli e l'Impero d'Oriente. Per tentare di scongiurare questo pericolo, andò a parlare con il papa e a tutti i sovrani del tempo, per convincerli ad aiutare l'Impero d'Oriente contro l'avanzata turca[32]. Era necessario riunire cattolici ed ortodossi, ma quando ciò si verificò, durante il concilio di Firenze, il successo fu effimero: i turchi erano davvero inarrestabili, e Costantinopoli cadde nel 1453. Con essa si dissolse l'ultimo baluardo dell'Impero Romano. I profughi di Costantinopoli contribuirono però a diffondere in Europa le testimonianze del mondo antico, alimentando la cultura umanistica della quale Ciriaco d'Ancona era uno dei protagonisti.

Incerta la data della sua morte. Viene considerato come più probabile il 1452, ma la sua presenza nella capitale bizantina appena conquistata da Maometto II, attestata da Jacopo de' Languschi, fa ipotizzare una data più tarda, probabilmente il 1455[33].

Cronologia dei viaggi di Ciriaco[modifica | modifica wikitesto]

Si fornisce di seguito la cronologia dei viaggi di Ciriaco[34].

VIAGGIODATA O INTERVALLO DI DATEETÀ DI CIRIACOMETEEVENTI PARTICOLARI
Primo viaggio
in Italia
dal 1400
al 1404
da 9 a 13 anniVenetoSannioCampaniaPugliaLucaniaCalabriaSuo nonno materno lo porta con sé in un viaggio commerciale. Le emozioni provate in questo viaggio fecero sorgere in lui il desiderio di vedere il mondo.
dal 1404
al 1411
da 13 a 20 anniAnconaNel 1410, in occasione dei lavori di restauro dell'Arco di Traiano, sale sulle impalcature e può ammirarne da vicino i marmi e l'iscrizione. Ha così origine la sua vocazione per la ricerca delle testimonianze del passato.
Primo viaggio mediterraneodal 1412
al 1414
da 21 a 23 anniAlessandria d'Egittoisole dell'EgeoAsia MinoreCiproSiciliaDalmaziaÈ questo il primo viaggio che compie da solo, imbarcato come scrivanello.
dal 1415
al 1416
da 24 a 25 anniAnconaInizia lo studio del Latino, necessario per decifrare iscrizioni ed antichi codici. Studia la Divina Commedia.
Secondo viaggio mediterraneodal 1417
al 1421
da 26 a 30 anniDalmaziaSiciliaVeneziaCostantinopoliPolaInizia la ricerca sistematica di monumenti antichi ed iscrizioni. A Costantinopoli inizia lo studio del Greco antico.
dal 1421
al 1424
da 30 a 33 anniAnconaNella sua città viene insignito della carica di seviro e conosce Gabriele Condulmer, futuro papa Eugenio IV; si reca a Fano dove studia l'Arco di Augusto.
A Roma e nel Lazio142433 anniRoma e LazioStudia i monumenti antichi di Roma e del Lazio.
142534 anniAnconaComincia a corrispondere con i maggiori esponenti dell'Umanesimo.
Terzo viaggio mediterraneodal 1425
al 1431
da 34 a 40 anniCostantinopoliChioRodiSiriaMacedoniaTraciaInizia la corrispondenza con Francesco Filelfo.
Muore papa Martino V e viene eletto papa Gabriele Condulmer, protettore ed amico di Ciriaco, che assume il nome di Eugenio IV; ciò lo porta ad interrompere il viaggio per incontrare il nuovo papa, per parlargli della necessità di proteggere Costantinopoli dalla minaccia ottomana.
A Roma, Ferrara, in Lombardia e Italia meridionaledal 1431
al 1435
da 40 a 44 anniRomaFerraraMilanoGaetaCampaniaSiciliaTarantoPrende contatto con il nuovo papa e fa visitare le rovine di Roma all'imperatore Sigismondo di Lussemburgo, che si trova a Roma per la propria incoronazione. A Roma vede il Torso del Belvedere e lo cita nei suoi scritti[29]
Partecipa e lavora al Concilio di Ferrara e visita le antichità toscane.
A Milano incontra Filippo Maria Visconti per parlargli della difesa di Costantinopoli dai Turchi e nel contempo visita le antichità lombarde.
Assiste a Gaeta alla Battaglia di Ponza.
143544 anniAnconaTorna in Ancona per organizzare il suo quarto viaggio in Oriente.
Quarto viaggio mediterraneo143544 anniEgittoVisita le piramidi e copia alcuni geroglifici.
143645 anniAncona
Quinto viaggio mediterraneo143645 anniDalmaziaAlbaniaGreciaScopre la localizzazione del santuario di Delfi e ad Atene visita l'Acropoli e disegna il Partenone. Scopre anche la localizzazione di Apollonia in Albania.
143746 anniAncona
Sesto viaggio mediterraneo143746 anniMoreaCerca le rovine di Sparta e visita Mistrà, dove incontra Teodoro II Paleologo.
143847 anniAnconaPer la Repubblica di Ancona ricopre incarichi di governo e stila un nuovo trattato di alleanza con la Repubblica di Ragusa
A Firenzedal 1438
al 1443
da 47 a 52 anniFirenzePartecipa al Concilio di Firenze per l'unione delle chiese greca e latina, in qualità di collaboratore di papa Eugenio IV e conosce l'umanista cardinale Bessarione. Visita le antichità toscane.
144352 anniAnconaViene inviato dalla Repubblica di Ancona a Ragusa, in Dalmazia, per curare la stesura del nuovo patto di alleanza tra le due repubbliche marinare adriatiche. In questa occasione il governo ragusino gli commissiona la realizzazione di due epigrafi, in cui Ciriaco usa il carattere lapidario romano.
Settimo viaggio mediterraneodal 1443
al 1448
da 52 a 57 anniAteneIsole dell'EgeoMonte AthosCostantinopoliMistràProsegue lo studio del Partenone.
È membro di una delegazione del re d'Ungheria Ulászló I presso il sultano turco Murad II.
Dopo la Battaglia di Varna, nella quale l'esercito di soccorso di Costantinopoli è sterminato dai Turchi, conferisce con l'imperatore d'Oriente Giovanni VIII Paleologo per analizzare la questione della difesa di Costantinopoli.
Studia la Basilica di Santa Sofia di Costantinopoli e descrive accuratamente gli edifici di Monte Athos.
A Mistrà conosce colui che sarà l'ultimo imperatore d'Oriente: Costantino XI Paleologo e si intrattiene con lo studioso Gemisto Pletone.
A Rimini, Ravenna, Ferraradal 1448
al 1451
da 57 a 60 anniRiminiRavennaFerrara
Ultimo viaggio mediterraneo145261 anniTraciaSi reca nell'accampamento di Maometto II, secondo alcune fonti in qualità di lettore di testi della classicità romana e greca.
Ultimo viaggio in Italia145261 anniItaliaSono scarse le informazioni relative a questo periodo. Muore a Cremona durante un'epidemia di peste.
Il basamento della statua equestre al Gattamelata di Donatello, in cui si coglie l'influenza di Ciriaco nei due nudi
L'Annuncazione Cavalcanti di Donatello, ispirata alle stele attiche conosciute dallo scultore per mediazione di Ciriaco
Il Torso del Belvedere
Statua equestre della Colonna di Giustiniano, forse disegno di Ciriaco
L'assedio di Costantinopoli, da Chronique de Charles VII di Jean Chartier

Ciriaco, Donatello, Leon Battista Alberti e Giuliano da Sangallo[modifica | modifica wikitesto]

Le ricerche e i testi di Ciriaco rivestono un ruolo particolare nell'ispirazione di tre grandi artisti del Rinascimento: DonatelloLeon Battista Alberti e Giuliano da Sangallo, con i quali ci fu anche una diretta collaborazione.

Per quanto riguarda i rapporti con Donatello, essi sono stati intensi e significativi, a partire dalla visita di Ciriaco nella bottega dello scultore nel 1437; in particolare la predilezione di Donatello per l'arte greca sembra mediata proprio da Ciriaco. Tra i monumenti di Donatello in cui si intravede l'influenza di Ciriaco c'è l'Annunciazione Cavalcanti nella Basilica di Santa Croce, in cui lo scultore tiene presenti i disegni ciriacani delle stele attiche. Anche nel monumento equestre al Gattamelata a Padova il rapporto tra Ciriaco e Donatello è testimoniato dalle iscrizioni per il basamento, dettate proprio dall'anconitano, oltre che dai due piccoli cavalieri nudi collocati nella decorazione dello stemma del Gattamelata. Si ipotizza che Donatello sia stato informato da un disegno o da una pietra preziosa scolpita fornita da Ciriaco d'Ancona che rappresentava i cavalieri nel fregio panatenaico del Partenone; la conoscenza delle metope del Partenone che aveva Donatello è in effetti dovuta alle informazioni derivanti da Ciriaco[35].

I legami con Leon Battista Alberti sono invece testimoniati dal Tempio Malatestiano di Rimini, in cui l'iscrizione in greco sul lato dell'edifico deriva dagli scritti di Ciriaco relativi al Tempio dei Dioscuri di Napoli come letto da Ciriaco L'ispirazione stessa della facciata del Tempio Malatestiano è legata alla descrizione dell'Arco di Augusto di Rimini che ci ha lasciato Ciriaco, il primo a notare le iscrizioni sul monumento. Anche la soluzione di un arco trionfale sormontato da una statua equestre, ammirata dall'Alberti, deriva dalle informazioni lette da Ciriaco sulla forma originaria dell'Arco di Traiano[36].

Giuliano da Sangallo, infine, che non aveva mai visto i monumenti ateniesi, li conosce e ne trae fonte di ispirazione grazie ai testi di Ciriaco, di cui copia con diligenza le illustrazioni del Partenone, della Torre dei venti e del Monumento di Filopappo[37].

Le opere di Ciriaco[modifica | modifica wikitesto]

Papa Eugenio IV, a cui Ciriaco indirizzò il suo Itinerarium.
Itinerarium (Kyriaci Anconitani Itinerarium)

È una lunga lettera indirizzata a papa Eugenio IV tra 1441 e il 1442. Il termine Itinerarium è un titolo tipico attribuito nel passato ai resoconti di viaggio. In questa missiva presenta il proprio modo di essere, descrivendo i propri interessi, e le sue esplorazioni. In quest'opera dichiara la propria volontà di salvare dall'oblio le testimonianze di un passato lontano ed amato, pronto a lottare senza tregua contro l'opera distruttrice del tempo e degli uomini. L'opera continua descrivendo la propria partecipazione al certamen coronarium, un concorso poetico che si svolse a Firenze, durante il quale vari poeti declamarono i loro sonetti per aggiudicarsi una corona argentea di alloro. Inizia quindi la descrizione di un itinerario ideale tra le città italiane da lui visitate, descrivendone i monumenti antichi[38].

Commentaria (Antiquarium rerum commentaria)

Il primo nucleo dei Commentaria ebbe origine il 3 dicembre 1424 o 1425, quando Ciriaco andò a Roma, accolto per quaranta giorni nell'antica basilica di San Lorenzo in Damaso dal suo amico cardinale Condulmer; cominciò allora a descrivere le ancora magnifiche testimonianze dell'antichità e a trascrivere epigrafi[39]. L'opera, in sei volumi, condensò poi molto del materiale che aveva raccolto nei suoi viaggi: testi di antiche lapidi, descrizioni e disegni di monumenti classici dei vari paesi del Mediterraneo. Fino al 1992 si riteneva che l'ultima copia fosse andata perduta, ma nuovi studi hanno mostrato che non è così[40].

Epigrammata reperta per Illyricum a Kyriaco Anconitano

È una descrizione delle epigrafi trascritte da Ciriaco durante i suoi viaggi in Dalmazia ed Albania[41].

Epistolario

È prezioso per la corrispondenza con Francesco FilelfoAmbrogio TraversariLeonardo Aretino ed altri umanisti e noti personaggi dell'epoca[42].

Nel 1532, a causa dell'incendio dell'archivio cittadino seguito alla perdita dell'indipendenza della Repubblica di Ancona, andò distrutta una serie di manoscritti donati da Ciriaco alla propria città natale.

Appello per la ricerca delle opere di Ciriaco[modifica | modifica wikitesto]

Dal 13 al 14 marzo del 2000 ci fu, ad Ancona[43], un convegno dal titolo "Ciriaco d'Ancona e il suo tempo. Viaggi, commerci e avventure fra sponde adriatiche, Egeo e Terra Santa", al quale parteciparono studiosi italiani e croati. Nel corso del convegno venne lanciato un appello, poi rinnovato al momento di pubblicarne gli atti. Se ne riporta qui il testo, votato all'unanimità da tutti i partecipanti:[44]

«Preso atto che risulta molto carente la situazione della stampa delle opere di Ciriaco Pizzecolli, si auspica che si possa iniziare un lavoro sistematico di ricerca di manoscritti nelle biblioteche, finalizzato al completamento delle edizioni critiche e di una raccolta sistematica delle sue opere[45]»

Il manoscritto dei Commentaria di Ciriaco non è andato perduto[modifica | modifica wikitesto]

L'appello nacque anche da un fatto nuovo emerso pubblicamente sia durante il convegno del 2000[46] che nel precedente convegno internazionale del 1992[47]. Si credeva, sino ad allora, che l'ultimo manoscritto dei preziosi Antiquarium rerum commentaria [48] di Ciriaco fosse stato distrutto nel 1514 durante l'incendio della Biblioteca Sforza di Pesaro[49]. L'opera rappresenta il sunto di tutta l'infaticabile opera di ricerca del navigatore-archeologo e comprende inestimabili resoconti di viaggio, trascrizioni di epigrafi, rilievi di antichi monumenti e appassionate lettere ai potenti dell'epoca. Anche se ampi brani dell'opera si sono comunque conservati citati da altri autori, la perdita di un tale testo sarebbe stata comunque enorme. Durante i due convegni si appurò che un manoscritto dei Commentaria è stato invece segnalato, successivamente all'incendio di Pesaro, dall'umanista Pietro Ranzano nella biblioteca di Angelo da Benevento, a Napoli[50]. Ecco il motivo dell'appello del 2000 durante il quale si auspicava l'avvio di un'attività di ricerca nelle biblioteche italiane ed estere che custodiscono manoscritti cinquecenteschi, per ritrovare copie del prezioso testo del Pizzecolli.[51]

Ciriaco nella letteratura e nell'arte[modifica | modifica wikitesto]

La parete ovest della Cappella dei Magi, ove Benozzo Gozzoli dipinse i più noti umanisti della sua epoca, tra cui Ciriaco.

Ciriaco Pizzecolli è il protagonista di un romanzo del 1958 dell'austriaco Fritz von Herzmanovsky-Orlando, pubblicato postumo, di argomento fantastico: Maskenspiel der Genien[52][53]

Il 6 gennaio 2011 è stato riconosciuto[54] come un ritratto di Ciriaco, un personaggio del dipinto di Benozzo Gozzoli, "Il viaggio dei Magi", situato a Firenze, nella cappella dei Magi a Palazzo Medici Riccardi. In questo dipinto Ciriaco è affiancato da altri famosi umanisti con i quali era in rapporti di amicizia,come Gemisto Pletone e Marsilio Ficino. Si aggiunge così un secondo ritratto, oltre alla scultura conservata ad Ancona nel Museo della Città.

Ricordano il suo nome[modifica | modifica wikitesto]

Nella toponomastica italiana vi sono vie dedicate Ciriaco Pizzecolli: a Roma (via Ciriaco d'Ancona), Padova (via Ciriaco Anconitano) e ad Ancona (via Ciriaco Pizzecolli).

Antologia critica[modifica | modifica wikitesto]

«Quindi, se Ciriaco de' Pizzicolli, che viaggiò in Grecia fra il 1412 e il 1448 ricercando e annotando opere d'arte e iscrizioni, può dirsi, in certo modo, il fondatore dell'archeologia in senso generale, l'archeologia nel suo carattere storico-artistico, come viene intesa oggi, può ben dirsi datare dalla pubblicazione della Storia delle arti del disegno presso gli antichi di J. J. Winckelmann, avvenuta nel 1764»

(R. Bianchi BandinelliM. Pallottino, E. Coche de la Ferté, Enciclopedia dell'Arte Antica Treccani, voce Archeologia)

«Agli studî archeologici diedero un notevole contributo studiosi italiani, a cominciare dagli umanisti, che visitarono spesso la Grecia e l'Oriente, raccogliendo oggetti, epigrafi, descrizioni e disegni di monumenti: il maggiore tra essi è Ciriaco d'Ancona, che tra il 1418 e il 1448 percorse le varie regioni e isole della Grecia, l'Asia Minore, l'Egitto, lasciando preziosissime notizie.»

(Enciclopedia Treccani di scienze, lettere ed arti, volume 19, edito nel 1933, voce Italia)

«[Ciriaco] è personaggio importante anche per la storia della fortuna di Dante nel Quattrocento [...] perché tale contributo si manifesta in un periodo di oscuramento quasi completo della fama di Dante, il trentennio che corre tra il Bruni e il Filelfo [...]. Ciriaco aveva viaggiato fin da bambino, per commercio e in compagnia di mercanti, in Italia e soprattutto nel vicino Oriente tra il 1418 e il 1421, e aveva sentito da tempo la vocazione che ne farà "l'eroico paladino delle epigrafi, uno dei più geniali e infaticabili risuscitatori e salvatori dell'antichità classica"[55]. [... ] Appena ritornato nella sua Ancona [...] approfondì la lettura della Commedia, la conoscenza della quale, anche se appare una sola volta nei suoi scritti superstiti, è testimoniata da un ricordo preciso e sicuro.»

(Luigi Michelini Tocci, Enciclopedia Dantesca Treccani, voce Ciriaco d'Ancona)

«Si comprende così come Ciriaco fosse profondamente convinto di poter far rivivere colla “arte sua” i morti, di richiamarli in vita, di disperdere i veli e le nubi da ciò che da lungo tempo era dimenticato e sepolto, ché solo di quanto di morto ci circonda ci tocca mutarne in vita per esistere. [...] Ciriaco de' Pizzecolli? Uno degli spiriti più nobili dei primi pionieri del Rinascimento, un uomo che aprì la strada, dopo il Medioevo, e nel mondo moderno alla restaurazione della civiltà e della sapienza antica della Grecia e di Roma. Da allora e fino al periodo romantico, il mito di Roma e della Grecia avrebbero costituito per le menti più avvertite un panorama spirituale, l'incarnazione insieme della forza della civiltà, della bellezza allo stato naturale e della saggezza primordiale.»

(Moreno Neri, Ciriaco d'Ancona, un viaggiatore tra antiquaria e tradizione)

«[Ciriaco] è l'eroico paladino delle epigrafi, uno dei più geniali e infaticabili risuscitatori e salvatori dell'antichità classica, che esplorò il suolo italiano, greco, asiatico, egiziano, traversando le terre per vie disagevoli, solcando i mari con battelli a vela e compiendo da solo e coi suoi soli mezzi ciò che oggi compiono numerose missioni archeologiche, le quali viaggiano su piroscafi e in ferrovia e sono largamente provviste di mezzi pecuniari e di raccomandazioni diplomatiche.»

(Remigio Sabbadini, Miscellanea Ceriani)

«..pertanto in questo spirito di raccogliere e tesaurizzare le reliquie sparse del grande naufragio dell'antichità, in questa intuizione del valore di ogni anche più piccola reliquia è tutto il merito di Ciriaco e la pienezza della sua lode, esattamente come altissimi sono il merito e la lode per gli esploratori di nuove terre, che non misurano il sacrificio e il pericolo [...]. Inoltre, poiché io rappresento [...] dinanzi a voi la scienza stessa che si vanta di aver avuto in Ciriaco forse il suo primo e valido pioniere, concedetemi che esprima a nome di tutti i colleghi [...] la nostra più profonda e per quello che egli ha salvato e contribuito a salvare, per la strada che ha aperto col suo esempio a quelli che vennero dopo di lui, per il fervore che ha impresso alla sua opera, per la tenacia con cui l'ha voluta perseguire, come una missione e un voto.»

(Aristide Calderini, Ciriaco d'Ancona)
(EN)

«Cyriac of Ancona was the most enterprising and prolific recorder of Greek and Roman antiquities, particularly inscriptions, in the fifteenth century, and the general accuracy of his records intitles him to be called the founding father of modern classical archeology»

(IT)

«Ciriaco d'Ancona fu il più intraprendente e prolifico raccoglitore di antichità greche e romane del XV secolo, in particolare di iscrizioni, e la generale accuratezza dei suoi dati permettono di considerarlo il padre fondatore della moderna archeologia classica»

(Edward W. Bodnar, Later travels, with Clive Foss)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ In un'epoca in cui navigare significava affrontare pericoli oggi appena immaginabili.
  2. ^ 
    Salta a:
    a b
    • Edward W. Bodnar e Clive Foss (a cura di), Cyriac of Ancona: Later travels, Cambridge (Massachusetts), Harvard University Press, 2003, ISBN 0-674-00758-1. Bodnar chiama Ciriaco: «the founding father of modern classical archeology» ("il padre fondatore della moderna archeologia classica");
    • R. Bianchi BandinelliM. Pallottino, E. Coche de la Ferté - Treccani, alla voce archeologia, in Enciclopedia dell'arte antica, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
      «Quindi, se Ciriaco de' Pizzicolli (v. Ciriaco D'Ancona), che viaggiò in Grecia fra il 1412 e il 1448 ricercando e annotando opere d'arte e iscrizioni, può dirsi, in certo modo, il fondatore dell'archeologia in senso generale, l'archeologia nel suo carattere storico-artistico, come viene intesa oggi, può ben dirsi datare dalla pubblicazione della Storia delle arti del disegno presso gli antichi di J. J. Winckelmann, avvenuta nel 1764»
  3. ^ La citazione è presa da: Valentino Nizzo, Prima della Scuola di Atene: alle origini dell'“archeologia” italiana in Grecia; supplemento al nº 4 (aprile 2010) di Forma urbis, Editorial Service System. Consultabile in questo sito.
  4. ^ 
    Salta a:
    a b R. Bianchi Bandinelli, M. Pallottino, E. Coche de la Ferté - Treccani, alla voce Ciriaco d'Ancona, in Enciclopedia dell'arte antica, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  5. ^ Si riporta quanto dice l'enciclopedia Treccani alla voce Italia, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1933.
    «Agli studî archeologici diedero un notevole contributo studiosi italiani, a cominciare dagli umanisti, che visitarono spesso la Grecia e l'Oriente, raccogliendo oggetti, epigrafi, descrizioni e disegni di monumenti: il maggiore tra essi è Ciriaco d'Ancona, che tra il 1418 e il 1448 percorse le varie regioni e isole della Grecia, l'Asia Minore, l'Egitto, lasciando preziosissime notizie»
  6. ^ L'immediato precursore di Ciriaco fu Cristoforo Buondelmonti, 1386 - post 1430, mercante e sacerdote fiorentino. Il Buondelmonti, fra il 1414 e il 1430, esplorò Rodi, Creta e le altre isole dell'Egeo e le illustrò nella Descriptio Insulae Cretae del 1417 e nel Liber Insularum Archipelagi del 1420.
  7. ^ 
    Salta a:
    a b c d Valentino Nizzo, Prima della Scuola di Atene: alle origini dell'“archeologia” italiana in Grecia; supplemento al nº 4 (aprile 2010) di Forma urbis, Editorial Service System. Consultabile in questo sito.
  8. ^ Tra i primi a tornare in Grecia dopo Ciriaco ci furono Jacob Spon (1647-85) e George Wheler (1650-1724), autori del celebre Voyage d'Italie, de Dalmatie, de Grèce et du Levant.
  9. ^ 
    Salta a:
    a b Ante Šoliċ, relazioni tra Dubrovnik e Ancona al tempo di Ciriaco e i viaggi di Ciriaco lungo le coste della Dalmazia, in Giuseppe A. Possedoni (a cura di), Ciriaco d'Ancona e il suo tempo. Ancona, edizioni Canonici, 2002.
  10. ^ Il restauro dell'arco era stato deciso dal legato pontificio Gabriele Condulmer (il futuro Papa Eugenio IV), al quale, fra il 1441 e il 1442, Ciriaco avrebbe indirizzato l'Itinerarium. Vedi V. Nizzo, opera citata.
  11. ^ Vedi ad esempio questo sito
  12. ^ Trad. Lat. "Ciriaco non riposa mai"
  13. ^ Letteratura di viaggio e interessi antiquarî (PDF), su romanizzazione.uniud.it, Università di Udine (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).
  14. ^ Leandro Alberti, Descrittione di tutta Italia. Ludouico degli Auanzi, 1561. Consultabile su Google libri a questa pagina
  15. ^ Solo alla fine del XIX secolo si cominciò ad usare il termine archeologia; in quel periodo la scienza dell'antichità adottò metodi più scientifici. La parola è composta di due elementi: archaios, che significa antico, e -loghia, cioè discorso, studio. Era usata già in greco classico col significato di studio dell'antichità.
  16. ^ Francesco Scalamonti, Vita Kyriaci.
  17. ^ 
    Salta a:
    a b c Ciriaco d'Ancona, in Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970.
  18. ^ Vedi pagina
  19. ^ Nel codice Barb. Lat. 4224 se ne conserva una copia di mano di Giuliano da Sangallo, come riportato alla pagina Letteratura di viaggio e interessi antiquarî (PDF), su romanizzazione.uniud.it, Università di Udine (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).
  20. ^ 
    Salta a:
    a b Giulia Bordignon, “Ornatissimum undique”: il Partenone di Ciriaco d'Ancona, consultabile a questa pagina;
    • E.W. Bodnar, Cyriacus of Ancona and Athens, Bruxelles-Berchem, 1960.
  21. ^ (EN) Michail Chatzidakis, Ciriaco d'Ancona und die Wiederentdeckung Griechenlands im 15. Jahrhunders , Petersberg, Franz Philipp Rutzen - Magonza, Michael Imhof Verlag, 2017 (p. 12)
  22. ^ Ludwig Freiherr von Pastor, The History of the Popes, from the Close of the Middle Ages, Volume 25 Taylor & Francis, 1929 (consultabile su Google libri alla pagina
  23. ^ Maria Luisa Gatti Perer, Alessandro Rovetta, Cesare Cesariano e il classicismo di primo Cinquecento, con contributi di Gabriele Morolli, edizioni Vita e Pensiero, 1996 (pagina 349)
  24. ^ Gary M. Feinman, T. Douglas Price, Archaeology at the Millennium, Springer Science & Business Media, 2001 (pagina 418). Consultabile su Google libri a questa pagina; per la data vedi anche Albania viaggi Archiviato il 3 aprile 2015 in Internet Archive..
  25. ^ David Abulafia, Il grande mare, Edizioni Mondadori, 21 gen 2014. Consultabile su Google libri a questa pagina. Vedi anche Storia del santuario di Delfi
  26. ^ Richard Hodges, in Io Adriatico, civiltà di mare tra frontiere e coinfini, edito dal Fondo Mole Vanvitelliana, 2001 (pagina 161)
  27. ^ Storia degli studi archeologici di Nicopoli
  28. ^ Swiss School of Archaeology in Greece - The rediscovery of Eretria, su unil.chURL consultato l'11 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 14 aprile 2015).
  29. ^ 
    Salta a:
    a b Francis Haskell e Nicholas Penny (trad. François Lissarague), Pour l'amour de l'antique. La Statuaire gréco-romaine et le goût européen [« Taste and the Antique. The Lure of Classical Sculpture, 1500–1900 »], Paris, Hachette, coll. « Bibliothèque d'archéologie », 1988 (edizione originale: 1981) (ISBN 2-01-011642-9), n° 168, pagine 344-346.
  30. ^ Per il contributo di Ciriaco alla difesa della Repubblica di Ancona, vedi:
    • http://www.comune.ancona.it Archiviato il 17 febbraio 2009 in Internet Archive., alla pagina di storia cittadina;
    • Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura italiana di Girolamo Tiraboschi: Dall'anno 1183 al 1500, volume 2, Nicolo Bettoni e comp., 1833 (pagina 560 e seguenti). Consultabile su Google libri a questa pagina. Il testo contiene una dettagliata biografia di Ciriaco e notizie sulle sue attività.
  31. ^ Ante Šoliċ, Relazioni tra Dubrovnik e Ancona la tempo di Ciriaco e i viaggi di Ciriaco lungo le coste della Dalmazia, in Giuseppe A. Possedoni (a cura di), Ciriaco d'Ancona e il suo tempo. Ancona, edizioni Canonici, 2002.
  32. ^ Per Ciriaco e il problema di Costantinopoli, vedi:
    • Francesco Pall, Ciriaco d'Ancona e la crociata contro i Turchi, Valenii-e-Munte, 1937;
    • Franz Babinger, Mehmed the Conqueror and His Time(pagine 28-30). Consultabile su Google libri a questa pagina.
  33. ^ F. Babinger, Maometto il Conquistatore, Torino, 1967, p. 543
  34. ^ La tabella è frutto della comparazione tra due fonti:
    • Stephane Yerasimos, Le voyageurs dans l'empire Ottoman (XIV -XVI siècles) - Bibliographie, itinéraires et inventaire des lieux habités. Conseil suprême d'Ataturk pour culture, langue et histoire, publications de la Société Turque d'Histoire - Serie VII - N° 117, riportato in: Giuseppe A. Possedoni (a cura di), Ciriaco d'Ancona e il suo tempo. Ancona, edizioni Canonici, 2002;
    • Autori vari, Nel V centenario della morte di Ciriaco d'Ancona, estratto dal volume VII - serie VII- 1952 - di Atti e memorie della Deputazione di Storia patria delle Marche.
    • Gabriele Morolli, Donatello: immagini di architettura, Alinea editrice, 1987;
    • (EN) Mary Bergstein, Donatello's Gattamelata and its Humanist Audience, Cambridge University Press, 2018.
  35. ^ (EN) Jasenka Gudelj, The Triumph and The Threshold Ciriaco d'Ancona and The renaissance discovery of The ancient arch, in Roma moderna e contemporanea XXII/2, novembre 2016.
  36. ^ (EN) Beverly Louise Brown; Diana E. E. Kleiner, Giuliano da Sangallo's Drawings after Ciriaco d'Ancona: Transformations of Greek and Roman Antiquities in Athens, in: Journal of the Society of Architectural Historians (1983) 42 (4), pp. 321–335.
  37. ^ Edizioni a stampa:
    • a cura di L. Mehus Firenze, 1742;
    • ristampa anastatica del precedente, Forni Editore, Bologna 1969;
    • a cura di Patrizia Bossi, Messina, 1996.
  38. ^ Enciclopedia Treccani, voce Ciriaco de'Pizzicolli
  39. ^ Commentariorum Cyriaci Anconitani nova fragmenta notis illustrata (a cura di Annibale degli Abbati Olivieri-Giordani) In aedibus Gavenelliis, 1763.
  40. ^ Edizione a stampa: Roma, 1664
  41. ^ Edizione a stampa: M. Morici, Lettere inedite di Ciriaco d'Ancona, Pistoia, Fiori e Bigini, 1896.
  42. ^ Vedi Il tempo di Ciriaco[collegamento interrotto], da Notiziario della Giunta regionale Marche.
  43. ^ I convegnisti erano: Franco Cardini (Università di Firenze), Michele Polverari (Pinacoteca Comunale di Ancona), Massimo Costantini (Università di Pescara); Renzo Nelli (Università di Firenze), Giorgio Vercellin (università di Venezia), Gianfranco Paci (università di Macerata), Ante Šolić (Archivio di stato di Ragusa - Croazia), Patrizia Bossi (dottore di ricerca dell'Università di Ancona), Claudio Finzi (Università di Perugia), Mario Scalini (Museo degli Argenti di Palazzo Pitti - Firenze), Anna Benvenuti (università di Firenze), Giuliano De Marinis (Soprintendente archeologo delle Marche)
  44. ^ Centro Studi Oriente Occidente (a cura di), Ciriaco d'Ancona e il suo tempo, Canonici (Ancona) 2000 (pagina 10)
  45. ^ Patrizia Bossi, L'itinerarium di Ciriaco Anconitano, in Ciriaco d'Ancona e il suo tempo, edito nel 2000 da Canonici (Ancona) a cura del Centro Studi Oriente Occidente (pagina 169)
  46. ^ Il convegno internazionale del 1992 aveva come titolo: "Ciriaco d'Ancona e la cultura antiquaria dell'Umanesimo". Gli atti sono stati pubblicati nel 1998 (Ciriaco d'Ancona e la cultura antiquaria dell'Umanesimo, atti del convegno internazionale di studio Reggio Emilia 1998)
  47. ^ Trad. Lat. "Antiche memorie"
  48. ^ L'idea ormai superata deriva dal volume di R. Sabbadini, Ciriaco d'Ancona e la sua descrizione autografa del Peloponneso trasmessa da Leonardo Botta, in Miscellanea Ceriani, Milano 1910 (pagine 183-247)
  49. ^ A dare la notizia è stato R. Cappelletto, Ciriaco d'Ancona nel ricordo di Pietro Ranzano, in Ciriaco d'Ancona e la cultura antiquaria dell'Umanesimo, atti del convegno internazionale di studio Reggio Emilia 1998 (pagine 71-80)
  50. ^ Il Codice Redi 77, conservato a Firenze, alla Biblioteca Medicea Laurenziana e datato 1474, contiene una Pianta di Roma membranacea, disegnata a penna dal cartografo Alessandro Strozzi e una sua silloge di antiche iscrizioni, in gran parte estratte dai Commentaria di Ciriaco d'Ancona.
  51. ^ Trad. Ted. "La maschera del genio"
  52. ^ Fritz Herzmanovsky-Orlando (Ritter von) Maskenspiel der Genien edizioni A. Langen, G. Müller, 1958
  53. ^ (EN) Diana Gilliland Wright, To Tell You Something Special
  54. ^ La citazione interna è tratta da Remigio Sabbadini, vedi sotto.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Opere di Ciriaco[modifica | modifica wikitesto]

In questa sezione si elencano le principali edizioni moderne delle opere di Ciriaco[1]

  • Ciriaco d'Ancona Inscriptiones: seu Epigrammata græca et latina reperta per Illyricum a Cyriaco Anconitano apud Liburniam, designatis locis, ubi quæque inventa sunt cum descriptione itineris. Edizione a stampa: Roma, 1664.
  • Ciriaco d'Ancona Commentariorum Cyriaci Anconitani nova fragmenta notis illustrata. Edizione a stampa: (a cura di Annibale degli Abbati Olivieri-Giordani) In aedibus Gavenelliis, 1763.
  • Ciriaco d'Ancona Lettere inedite. Edizione a stampa: Flori e Biagini, 1896.
  • Ciriaco d'Ancona Itinerarium. Edizioni a stampa:
    • a cura di L. Mehus, Firenze, 1742;
    • ristampa anastatica del precedente, Forni Editore, Bologna 1969;
    • a cura di Patrizia Bossi, Messina, 1996.

Saggi in italiano[modifica | modifica wikitesto]

  • Christian Hülsen La Roma antica di Ciriaco d'Ancona, E. Loescher (W. Regenberg), 1907
  • Gianfranco Paci, Sergio Sconocchia Ciriaco d'Ancona e la cultura antiquaria dell'Umanesimo (Atti del convegno internazionale dedicato a Ciriaco a Reggio Emilia nel 1988), Diabasis, 1998.
  • Mario Luni, Ciriaco d'Ancona e Flavio Biondo: la riscoperta dell'antico a Urbino nel Quattrocento, in P. Dal Poggetto, Piero della Francesca e Urbino, Venezia 1992, pp.  pp. 41–47, 1992.
  • Mario Luni, Ciriaco di Ancona e la riscoperta archeologica nella regione medioadriatica, in AA.VV., Ciriaco e la cultura antiquaria dell'umanesimo, Reggio Emilia, pp. 395–442, 1998.
  • Giuseppe A. Possedoni (a cura di), Ciriaco d'Ancona e il suo tempo (Atti del convegno internazionale organizzato nel marzo 2000 dal centro studi oriente-occidente), Ancona, edizioni Canonici, 2002.
  • Stefano G. Casu, Attinenze albertiane nelle frequentazioni antiquarie di Ciriaco d'Ancona, in: Alberti e la cultura del Quattrocento. Atti S. 467-494, 2007
  • Maurizio Landolfi, Ciriaco d'Ancona: uomo dell'umanesimo, viaggiatore, mercante e padre dell'archeologia, in: L'agorà della cultura S. 100-105, 2013

Saggi in altre lingue[modifica | modifica wikitesto]

  • (FR) Carel Claudius van Essen Cyriaque d'Ancône en Egypte, Noord-Hollandsche Uitg. Mij., 1958.
  • (EN) Edward W. Bodnár Cyriacus of Ancona and Athens, Latomus, 1960.
  • (FR) Jean Colin, Cyriaque d'Ancône: Le voyageur, le marchand, l'humaniste, Parigi, 1967
  • (EN) Edward W. Bodnár, Charles Mitchell Cyriacus of Ancona's journeys in the Propontis and the Northern Aegean, 1444-1445, American Philosophical Society, 1976.
  • (EN) Phyllis Williams Lehmann Cyriacus of Ancona's Egyptian Visit and Its Reflections in Gentile Bellini and Hyeronymys Bosch, J.J. Augustin., 1977.
  • (EN) Beverly Brown e Diane E. E. Kleiner, Giuliano da Sangallo's Drawings after Cyriaco d'Ancona: Transformations of Greek and Roman Antiquities in Athens, in Journal of the Society of Architectural Historians, #42: 4, pp. 321-335, 1983
  • (EN) Christine Smith, Cyriacus of Ancona's Seven Drawings of Hagia Sophia, in The Art Bulletin #69: 1: pp. 16-32, 1987
  • (HR) S. Kokole, Ciriaco d'Ancona v Dubrovniku: renesancna epigrafika, archeologija in obujanie antike v humanisticnem okolju mestne drzavice sredi petnajstega stoletja, in "Arheoloski vestnik", volume 41, n. 1, 1990.
  • (EN) Stanko Kokole, [2863158 Cyriacus of Ancona and the Revival of Two Forgotten Ancient Personifications in the Rector's Palace of Dubrovnik], in Renaissance Quarterly #49, 2, pp. 225-267, 1996
  • (EN) Francesco Scalamonti, Vita Kyriaci Anconitani, Ed. & trans., Charles Mitchel & Edward W. Bodnar. Transactions of the American Philosophical Society #86:4, 1996
  • (EN) Edward W. Bodnár, Cyriac of Ancona: Later Travels, Cambridge, 2003
  • (DE) Angelika Geyer, Kiriacus von Ancona oder die Anfänge der moderner Archeologie (Ciriaco d’Ancona o l’avvio della moderna archeologia), 2003
  • (EN) Marina Belozerskaya, A Renaissance merchant and the birth of Archaeology - To Wake the Dead, introduzione di Diana Gilliland, W. W. Norton & Company, 2009. ISBN 9780393349627.
  • (DE) Andreas Grüner, Archäologie als Kapital. Die medialen Strategien des Cyriacus von Ancona (Archeologia come capitale. Le strategie mediatiche di Ciriaco d’Ancona, ), in: Münchner Jahrbuch der bildenden Kunst Bd. 63 (2012) S. 7-36, 2012
  • (EN) Michail Chatzidakis, Ciriaco d'Ancona und die Wiederentdeckung Griechenlands im 15. Jahrhunders (Ciriaco d’Ancona e la riscoperta della Grecia nel XV secolo), Petersberg, Franz Philipp Rutzen - Magonza, Michael Imhof Verlag, 2017

Sitografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]


https://it.wikipedia.org/wiki/Ciriaco_d%27Ancona


Δεν υπάρχουν σχόλια:

Δημοσίευση σχολίου