Τετάρτη 30 Μαρτίου 2022

Nikos Beloyannis





"Occorre che tu viva. Per il bambino, per vendicarmi", furono le ultime parole di Nikos Beloyannis alla sua amata Ellis Papàs nelle prigioni di Kallithea (Atene). Il "pedì", il figlio che porta il nome di suo padre e che ha confermato quelle ultime parole con le carte della madre, ha oggi sessant'anni.

Il 30 marzo 1952, quando suo padre veniva fucilato con altri tre compagni di lotta, per volere dell'ambasciata americana e della "iena di via Erode Attico", cioè la regina consorte di Grecia, Frederika, il piccolo Nikos aveva appena un anno. Io ne avevo ben dieci di più, ma non abbastanza per trattenere alcun ricordo di un processo per "spionaggio" condotto con inaudita ferocia e implacabile volontà di uccidere, in tutto simile a quelli che l'Occidente "civile" amava imputare come sua esclusiva specialità alla Russia staliniana.

Eppure, dagli stessi anni (1953) io trattengo, vivissimo, il ricordo di Julius e Ethel Rosenberg, messi a morte sulla sedia elettrica di Sing Sing per lo stesso tipo di accusa. Evidentemente, anche nello strazio della stessa morte insensata, c'è una differenza tra l'essere poveri americani o poveri greci. Io ricordo ancora il brivido che mi percorse quando una mattina sentii annunciare dalla radio che i Rosenberg erano stati eliminati mentre dormivo: ma non avevo mai sentito parlare di Nikos Beloyannis, che un anno prima in Grecia aveva fatto simile fine. Un conto è l'America, un conto è il resto del mondo: figuriamoci i Balcani e chissà, ora, quali altre parti della nostra terra infelice. Eppure non si può dire che il caso Beloyannis non abbia avuto un'eco internazionale, se Pablo Picasso lasciò di lui il ritratto dell' "Uomo con il garofano e se si mobilitarono, per sottrarlo alla morte, personaggi come De Gaulle, Éluard, Cocteau, Sartre, Hikmet, Chaplin e mezzo parlamento britannico senza distinzione di tories e di laburisti...

Nikos Beloyannis era nato nel 1915 ad Amaliada, una cittadina dell'Elide, Peloponneso. Fu presto comunista e presto conobbe il carcere di Akronauplia, essendo Metaxas il dittatore. Nell'Occupazione fu consegnato, come prigioniero, dalla giurisdizione greca a quella dei tedeschi, ma riuscì a fuggire e a mettersi al fianco di Aris Velouchiotis nella resistenza agli invasori. Nella guerra civile fu comandante della 10° divisione dell'Esercito Popolare e fu tra gli ultimi a lasciare la Grecia dopo la sconfitta nel 1949. Ma già l'anno seguente rientrava clandestinamente in patria con un centinaio di compagni per ricostruire il partito che appariva ormai disfatto, veniva catturato e accusato di appartenere a un'organizzazione dichiarata illegale dalla legge 509/1947 e di avere svolto attività di spionaggio a favore dell' U.R.S.S. Nell'ottobre 1951 un Tribunale Militare Speciale avviò il processo a Beloyannis e a quasi un centinaio di altri imputati. Non sorprende trovare tra i giudici "speciali" quello stesso Yorgos Papadopoulos che avrebbe messo in ferri la Grecia nel 1967: ma sorprende che proprio lui fu l'unico militare a votare, per Beloyannis, per una pena non capitale. Poichè qualunque condanna si sarebbe dovuta amnistiare per le pressioni della comunità internazionale, decisa a por fine allo spargimento di sangue nella Grecia uscita dalla guerra civile, per Beloyannis e per pochi altri si riformularono le accuse di spionaggio in termini più gravi e diversi, in modo da poterli comunque far giudicare e condannare, questa volta dal Tribunale Militare Permanente di Atene. A questo fine si approfittò della improvvisa scoperta, proprio in quel momento..., di collegamenti radio tra alcune abitazioni di Atene e l'oltrecortina. Un membro autorevole del partito, Nikos Ploumidis (1902 - 1953), che sarebbe stato non molto tempo dopo arrestato, giudicato e lui pure passato per le armi, scrisse una lettera per rivendicare a sé stesso i collegamenti radio, scagionando così Beloyannis e gli altri e offrendo di consegnarsi al posto degli imputati; ma il segretario del partito Zahariadis si affrettò a denunciare dall'estero che la lettera era una montatura poliziesca. La questione se, per rivalità, Zahariadis abbia o non abbia fatto il possibile per salvare Beloyannis e se Ploumidis fosse o non fosse un "hafiès", cioè un collaboratore della polizia, è una di quelle dispute retrospettive che periodicamente si accendono nelle fila dei partiti comunisti: e su ciò il figlio di Zahariadis e quello di Beloyannis hanno portato ancora di recente testimonianze familiari contrapposte.

Beloyannis, che per l'intera settimana in cui durò il processo si presentava ogni giorno all'udienza con un garofano fresco all'occhiello, negò ogni accusa e rivendicò il ruolo svolto, durante l' Occupazione, per la liberazione della Grecia. Intorno a lui si suscitò una mobilitazione internazionale, ma fu lo stesso arcivescovo di Atene a riconoscere in lui qualcosa di più alto dei primi martiri cristiani, i quali affrontavano la morte per un premio eterno, mentre Beloyannis, pur testimoniando come loro la sua fede, non ne attendeva alcuno nell'aldilà. Il tribunale militare decise all'unanimità la morte di Beloyannis e di altri tre nonostante la pressione internazionale e il dissenso del primo ministro, generale Plastiras, che aveva fatto della riappacificazione il programma del suo governo. Prevalse la logica della guerra fredda imposta dall'ambasciatore americano e dalla corte dominata dall'intrigante e implacabile Frederika. E' triste, ma interessante, annotare come i colleghi centristi di Plastiras, Sofoclìs Venizelos e Yorgos Papandreou, il padre di Andreas poi fondatore del Pa.So.K., fossero assertori della fucilazione di quelle spie comuniste. Contro ogni buon uso greco, e forse anche tedesco, i quattro furono fucilati di notte e di domenica, il 30 marzo 1952, nella caserma di Goudì, dove erano stati a tale scopo trasferiti.

Scrisse di Beloyannis Yannis Ritsos nella raccolta intitolata "L'uomo dal garofano".

Con lo stesso titolo nel 1980 il regista Nikos Tzimas produsse un film, per il quale Mikis Theodorakis compose la musica, e suo fratello Yannis il testo della canzone.

Ma molti altri canti nacquero in onore dell' "uomo dal garofano": scrivete «Μπελογιαννης» in you tube e mettetevi in ascolto. (gpt)

Beloyannis
Versione italiana di Gian Piero Testa

Beloyannis pioggia per le campagne
sulla pietra, sul grano, sul tetto della nostra casa
profondo sulle nostre zolle il tuo abbraccio
tiene saldamente per mano la libertà
un rosso garofano fuoco del sole.

Beloyannis voci lungo le strade
rendez-vous dell'amore in ogni quartiere
torna a indossare la tua casacca di combattente
la libertà sopra i rami in fiore
un rosso garofano fuoco del sole.
  
Testo di Yannis Theodorakis
Musica di Mikis Theodorakis
Prima incisione di Margarita Zorbalà -1980

Ο Μπελογιάννης
βροχή μέσα στους κάμπους
Στην πέτρα, στο στάρι
στου σπιτιού μας τη σκεπή

Στο χώμα μας βαθιά η αγκαλιά σου
κρατάει γερά τη λευτεριά
Κόκκινη γαρουφαλλιά
του ήλιου φωτιά

Ο Μπελογιάννης
φωνές μέσα στους δρόμους
της αγάπης καρτέρι
για την κάθε γειτονιά

Το αμπέχονο ξανά φόρεσε το
στα ανθισμένα κλαριά
την λευτεριά, λευτεριά
Κόκκινη γαρουφαλλιά
του ήλιου φωτιά

Αποτέλεσμα εικόνας για beloyannis picasso


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