di Francesco De Palo
Bruxelles ha paura di Ankara, che la ricatta sui migranti ma a cui Berlino vende sei sommergibili, e fa marcia indietro sulle sanzioni a Erdogan per le ricerche illegali di gas a Cipro e in Grecia. Il vertice Ue sulla crisi del Mediterraneo orientale si è trasformato in un risiko diplomatico: dopo 9 ore di negoziati e dopo tre diverse bozze, è stato raggiunto un primo accordo sulle questioni relative alle azioni scomposte della Turchia, che rivendica il gas in quelle acque ma senza l’appoggio di alcun trattato internazionale.
Grecia e Cipro hanno accolto il testo finale, in cui però non si menziona la parola “sanzioni”, ma c’è un generico riferimento ai Trattati Ue che prevedono la procedura sanzionatoria nel caso in cui proseguano le azioni provocatorie e unilaterali della Turchia. Come dire che se Erdogan continuerà a sforare lo spazio aereo greco con i suoi F-16 o se continuerà a rivendicare per sé l’isola greca di Kastellorizo cercando gas in acque non turche, solo allora forse verrà sanzionato. Ma fino ad oggi ha già violato sia il Trattato di Montego Bay del 1982 sulla delimitazione marittima, sia quello di Losanna del 1923 sulla demarcazione delle isole nell’Egeo.
Il dato politico è che l’Ue, di fatto, teme la clava migranti che Erdogan può brandire: il presidente turco chiede anche altri soldi dopo i 6 miliardi ottenuti in passato per tenere sul proprio suolo 5 milioni di siriani. La Germania fino a questo momento ha scelto la strada della diplomazia ovattata, sia perché ospita in casa propria 8 milioni di cittadini turchi, sia perché ha in piedi solide relazioni commerciali con il Sultano, a cui ha venduto 6 sommergibili.
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου