Il griko
salentino è una delle due varietà di neogreco parlate in Italia (l’altra è il
grecanico parlato in Calabria).
Giuseppe
Delfino, 1 febbraio 2018
I linguisti
greci, tuttavia, riuniscono – in virtù di molte isoglosse – entrambe queste
varietà sotto un medesimo gruppo dialettale (conosciuto in neogreco standard
col nome di Κατωιταλική διάλεκτος [katoitali’ki ði’alektos], lett. il dialetto
del Sud Italia). Nonostante il greco salentino e quello calabrese si siano
differenziati sotto altri aspetti a causa di fattori storici e geografici, è
indubbio il loro legame.
Secondo il
glottologo tedesco Gerhard Rohlfs (1892-1986), la forte somiglianza tra il
griko salentino e il grecanico calabrese è indice della presenza di un
continuum dialettale italo-greco – diffuso tra il Salento e la Sicilia – oggi
estintosi.
Area di
diffusione
Nel 1000 la
diffusione della lingua greca in Salento copriva l’intero territorio, giungendo
fino alla linea Taranto-Brindisi.
Esattamente
come in Calabria, l’area grecofona si restrinse sempre più a causa sia
dell’influsso dell’elemento linguistico italo-romanzo, sia della perdita del
rito greco (fattore, quest’ultimo, che favorì la riduzione del greco a lingua
popolare, privandolo dell’appoggio colto della Chiesa bizantina) iniziata a
partire dal periodo normanno.
Fu un
processo lento. Ancora nel XIII secolo lo splendido monastero di San Nicola di
Casole, ad Otranto, ospitava una delle biblioteche più ricche d’Europa e un
circolo di poeti in lingua greca. Tra questi, da citare sono Giorgio di
Gallipoli e Nicola di Otranto.
Purtroppo,
il monastero andò distrutto a seguito della breve presa turca di Otranto nel
1480.
Nel XIV-XV
secolo il greco si era già ridotto notevolmente rispetto alla diffusione di un
tempo. Lo si può vedere dalla seguente cartina, tratta dagli Studi e ricerche
su lingua e dialetti d’Italia (Sansoni, Firenze, 1972) del già citato Rohlfs:
Purtroppo la
risoluzione non è delle migliori. Tuttavia, si può dire che in quel periodo
l’area di lingua greca comprendeva località quali Galatina, Galatone, Casarano,
e soprattutto Gallipoli.
Dalla
cartina si intravedono anche le attuali località, tutte in provincia di Lecce.
Queste sono riunite nella Grecìa salentina, termine che è passato anche a
designare un consorzio di comuni che ne comprende anche alcuni in cui il griko
si è estinto nel periodo citato nella cartina del Rohlfs, ovvero Carpignano
Salentino, Cutrofiano, e Sogliano Cavour. Gli altri comuni del consorzio – che
sono quindi quelli in cui il griko è ancora in qualche modo presente – sono:
Sternatia
Zollino
Castrignano
dei Greci
Calimera
Soleto
Melpignano
Martignano
Corigliano
d’Otranto
Martano
Secondo
l’Atlas of the World’s Languages in Danger dell’UNESCO, il numero dei locutori
del griko salentino si stima oggi attorno alle 20000 unità.
Le origini
del griko
Ho già
trattato ampiamente in molti dei miei articoli precedenti della querelle
sull’origine del grecanico calabrese. Le stesse considerazioni valgono anche
per il griko salentino, però brevemente le riassumerò ancora (senza però
esprimere pareri), in modo da non rendere quest’articolo in qualche modo
dipendente da quelli inerenti il greco di Calabria.
Teoria
bizantina = secondo questa teoria, trattata in modo sistematico dal linguista
milanese Giuseppe Morosi (1844-1891), il griko salentino trarrebbe appunto
origine dal periodo bizantino. Questa teoria ritiene infatti impossibile che
con la conquista romana, in Italia, sopravvivessero a lungo lingue alloglotte
rispetto al latino;
Teoria
magnogreca = formulata dal più volte citato Rohlfs. Come dice il nome stesso,
secondo questa teoria il greco in Salento si parlerebbe senza soluzione di
continuità sin dai tempi della Magna Grecia.
Alle due
teorie principali si aggiunge quella del filologo italiano Domenico Comparetti
(1835-1927), il quale riteneva che allo sviluppo del griko salentino e del
grecanico calabrese avessero egualmente concorso ondate di popolazioni sia in
età classica che in quella bizantina.
Alcuni
tratti linguistici
Fonologia
Τσιτακισμός [tsitakiz’mos] è un termine della linguistica greca
che indica il passaggio, che avviene in alcune varietà neogreche (come il
cretese e il cipriota), dall’occlusiva velare sorda /k/ all’affricata
postalveolare sorda /t͡ʃ/ (cioè, detto più comunemente, da “c” dura o da kappa
– come in colare – a “c” dolce, come in cielo), assente in neogreco standard,
davanti a /e/ e /i/.
Tra queste
varietà si annovera il greco d’Italia (sia calabrese che salentino). Ecco
qualche esempio, tratto ovviamente dal griko salentino:
– εκείνος [e’kinos] = ‘cìno (“quello”)
– εκεί [e’ki] = ecì (“lì”, “là”)
– παιδάκι [pe’daki] = pedàci (“piccolo bambino”)
Nel caso in cui in neogreco la kappa, davanti a /e/ e /i/, sia
preceduta dalla /s/ (fricativa alveolare sorda, corrispondente alla s
dell’italiano sono), lo τσιτακισμός fa sì che in greco d’Italia questo nesso
consonantico si trasformi nella fricativa postalveolare sorda /ʃ/, ovvero il
suono dell’italiano scena. Per cui:
– σκύλος [‘skilos] = scìddho (“cane”)
Μπ e ντ
Caso unico in tutte le varietà neogreche, gli antichi nessi
consonantici μπ [mp] e ντ [nt] sono rimasti invariati. Infatti in tutte le
altre – compreso il grecanico calabrese – questi hanno subito un processo
disonorizzazione, diventando di conseguenza rispettivamente [mb] e [nd]:
Greco classico = πέντε [‘pente] (“cinque”), ἀμπέλιον [am’pelion]
(“vite”)
Greco moderno standard = πέντε [‘pende], αμπέλι [am’beli]
Griko salentino = pènte, ampèli
Grecanico calabrese = pènde, ambèli
L’occlusiva retroflessa sonora
L’occlusiva retroflessa sonora [ɖ] è il termine che la linguistica
usa per indicare il suono del salentinobeddhu. E’ presente anche in Calabria
meridionale e in Sicilia: esse, assieme al Salento, appartengono al gruppo
linguistico denominato siciliano o meridionale estremo.
In questo gruppo, l’occlusiva retroflessa sonora – che nella
maggior parte delle varietà appartenenti a questo gruppo è pronunciata
geminata, cioè doppia – rappresenta l’evoluzione di -LL- latina:
Latino = callus (“callo”)
Salentino = caddhu
Il griko salentino (assieme al grecanico calabrese) ha fatto
proprio questo fonema, inserendolo nel suo inventario fonologico. La -LL- del
greco antico – esattamente come quella del latino nel caso della varietà
romanza – diventa [ɖɖ]:
Greco classico = ἄλλος [‘allos] (“altro”)
Griko salentino = àddho
Grecanico calabrese = àddho
Morfologia e lessico
Per quanto riguarda la morfologia, in griko salentino – come in
neogreco standard e in grecanico calabrese – è avvenuta la scomparsa del duale;
del modo di coniugazione ottativo (che esprime il desiderio o la possibilità,
già raro al tempo in cui furono stesi i testi del Nuovo Testamento nel I secolo
e.v.); del casodativo.
Il lessico, invece, presenta ad esempio:
- Arcaismi scomparsi in Grecia, ad esempio làchri (“felce”), dal
greco antico λάχριον (in Grecia oggi si dice φτέρη [f’teri]);
- Vocaboli di età bizantina condivisi con la Grecia, ad esempio
spìti (“casa”) [cfr. neogreco standardσπίτι, di pronuncia e significato
identici];
- Prestiti dal romanzo salentino, ad esempio mandatàri
(“intermediario”) [cfr. salentino mandatàru, di significato identico].
Sintassi
Rispetto al greco antico, l’aspetto sintattico che colpisce di più
non solo nel griko salentino, ma più in generale nella maggior parte delle
varietà neogreche, è la scomparsa dell’infinito a favore della costruzione con
να + congiuntivo (griko salentino tèlo na pao e neogreco standard θέλω να παω
[‘θelo na ‘pao], “voglio andare”). Probabilmente nel greco parlato quest’uso si
è imposto definitivamente attorno al VI secolo e.v.
Questa costruzione sopravvive come calco – sebbene con
sostituzione del congiuntivo col presente indicativo – anche nel romanzo
salentino: oju cu bbau. Esattamente come è successo in Calabria meridionale (e
a Messina) in rapporto al grecanico calabrese.
Vito Domenico Palumbo e Domenicano Tondi
Parlando di griko salentino non si possono non citare questi due
insigni studiosi, per giunta madrelingua!
Vito Domenico Palumbo (1854-1918) fu uomo di vasta cultura
classica e moderna, poeta, conoscitore di diverse lingue (latino, greco antico,
greco moderno, inglese, francese, tedesco), traduttore, e neogrecista. Si
occupò estesamente del folklore della Grecìa salentina, in particolare di
quello della sua natia Calimera.
Buona parte della sua produzione poetica fu curata e tradotta nel
1971 (Centro di Studi Salentini, Lecce) dal prof.Paolo Stomeo con il titolo di
Roda ce kattia (“Rose e spine”).
Per quanto riguarda il suo interesse per il folklore griko, è
senza dubbio da segnalare il Saggio di un commento dei canti greco-salentini
(Apulia, Martina Franca, 1910).
Lo zollinese Domenicano Tondi (1885-1965), fu poeta, glottologo, e
grecista. Il suo nome verrà per sempre legato soprattutto a GLOSSA – La Lingua
Greca Del Salento(Cressati, Taranto, 1935). Si tratta di un’opera di carattere
didattico, contenente una buona grammatica. Come si legge nell’introduzione al
testo, l’autore si proponeva di:
a) fornire ai glottologi ed ai cultori di lettere greche, in saggi
organici di corretto parlare greco-salentino, un sufficiente materiale di
studio, specie dal punto di vista morfologico e sintattico, essendo stato già
raccolto da altri il materiale lessicale;
b) fornire ai giovanetti di ginnasio dei paesi ellenofoni i primi
rudimenti della lingua greca, per invogliarli a studiare con più amore la
lingua dei classici e per affezionarli agli studi linguistici;
c) fornire agli altri giovanetti dei nostri paesi un libro di
lettura ed una piccola grammatica elementare che consenta loro di acquistare
senza sforzo le nozioni fondamentali della lingua greca, nelle sue forme salentine;
d) segnalare al Governo nazionale l’esistenza di questo rudere
linguistico magnogreco per gli eventuali provvedimenti, sia che si desideri
favorirne con opportuni mezzi la conservazione, sia che voglia curare una
raccolta completa del materiale lessicale e letterario.
L’introduzione all’opera, nella quale il Tondi dimostrava di
aderire entusiasticamente alla tesi rohlfsiana, si può leggere online cliccando
qui.
Letteratura
Il griko ha un’importante letteratura orale, raccolta e pubblicata
non solo dal Palumbo, ma anche da altri studiosi quali Salvatore Tommasi
(1950-vivente), egli stesso poeta, e l’attore calimerese Brizio
Montinaro (1943-vivente).
Di grande fascino è I passiùna tu Christù (“La passione di
Cristo”), che si tiene ogni anno nei paesi della Grecìa salentina in occasione
del periodo pasquale. In questo video si può vedere e ascoltare un’esibizione
integrale:
A livello di letteratura scritta, oltre al Palumbo, al Tondi, e ad
altri, da ricordare è anche il recentemente scomparso Franco Corlianò
(1948-2015). Autore di un dizionario griko (Manni, San Cesario di Lecce, 2010)
e di un saggio sul proverbio greco-salentino (Barbieri, Manduria, 2010), è però
ricordato soprattutto per essere stato forse il più noto poeta griko.
ZOLLINO -
20/03/2016 - Canto de 'La Passione di Cristo' in lingua grika nella Domenica delle
Palme (IL VIDEO):
Il griko
salentino è una delle due varietà di neogreco parlate in Italia (l’altra è il
grecanico parlato in Calabria).
Giuseppe
Delfino, 1 febbraio 2018
I linguisti
greci, tuttavia, riuniscono – in virtù di molte isoglosse – entrambe queste
varietà sotto un medesimo gruppo dialettale (conosciuto in neogreco standard
col nome di Κατωιταλική διάλεκτος [katoitali’ki ði’alektos], lett. il dialetto
del Sud Italia). Nonostante il greco salentino e quello calabrese si siano
differenziati sotto altri aspetti a causa di fattori storici e geografici, è
indubbio il loro legame.
Secondo il
glottologo tedesco Gerhard Rohlfs (1892-1986), la forte somiglianza tra il
griko salentino e il grecanico calabrese è indice della presenza di un
continuum dialettale italo-greco – diffuso tra il Salento e la Sicilia – oggi
estintosi.
Area di
diffusione
Nel 1000 la
diffusione della lingua greca in Salento copriva l’intero territorio, giungendo
fino alla linea Taranto-Brindisi.
Esattamente
come in Calabria, l’area grecofona si restrinse sempre più a causa sia
dell’influsso dell’elemento linguistico italo-romanzo, sia della perdita del
rito greco (fattore, quest’ultimo, che favorì la riduzione del greco a lingua
popolare, privandolo dell’appoggio colto della Chiesa bizantina) iniziata a
partire dal periodo normanno.
Fu un
processo lento. Ancora nel XIII secolo lo splendido monastero di San Nicola di
Casole, ad Otranto, ospitava una delle biblioteche più ricche d’Europa e un
circolo di poeti in lingua greca. Tra questi, da citare sono Giorgio di
Gallipoli e Nicola di Otranto.
Purtroppo,
il monastero andò distrutto a seguito della breve presa turca di Otranto nel
1480.
Nel XIV-XV
secolo il greco si era già ridotto notevolmente rispetto alla diffusione di un
tempo. Lo si può vedere dalla seguente cartina, tratta dagli Studi e ricerche
su lingua e dialetti d’Italia (Sansoni, Firenze, 1972) del già citato Rohlfs:
Purtroppo la
risoluzione non è delle migliori. Tuttavia, si può dire che in quel periodo
l’area di lingua greca comprendeva località quali Galatina, Galatone, Casarano,
e soprattutto Gallipoli.
Dalla
cartina si intravedono anche le attuali località, tutte in provincia di Lecce.
Queste sono riunite nella Grecìa salentina, termine che è passato anche a
designare un consorzio di comuni che ne comprende anche alcuni in cui il griko
si è estinto nel periodo citato nella cartina del Rohlfs, ovvero Carpignano
Salentino, Cutrofiano, e Sogliano Cavour. Gli altri comuni del consorzio – che
sono quindi quelli in cui il griko è ancora in qualche modo presente – sono:
Sternatia
Zollino
Castrignano
dei Greci
Calimera
Soleto
Melpignano
Martignano
Corigliano
d’Otranto
Martano
Secondo
l’Atlas of the World’s Languages in Danger dell’UNESCO, il numero dei locutori
del griko salentino si stima oggi attorno alle 20000 unità.
Le origini
del griko
Ho già
trattato ampiamente in molti dei miei articoli precedenti della querelle
sull’origine del grecanico calabrese. Le stesse considerazioni valgono anche
per il griko salentino, però brevemente le riassumerò ancora (senza però
esprimere pareri), in modo da non rendere quest’articolo in qualche modo
dipendente da quelli inerenti il greco di Calabria.
Teoria
bizantina = secondo questa teoria, trattata in modo sistematico dal linguista
milanese Giuseppe Morosi (1844-1891), il griko salentino trarrebbe appunto
origine dal periodo bizantino. Questa teoria ritiene infatti impossibile che
con la conquista romana, in Italia, sopravvivessero a lungo lingue alloglotte
rispetto al latino;
Teoria
magnogreca = formulata dal più volte citato Rohlfs. Come dice il nome stesso,
secondo questa teoria il greco in Salento si parlerebbe senza soluzione di
continuità sin dai tempi della Magna Grecia.
Alle due
teorie principali si aggiunge quella del filologo italiano Domenico Comparetti
(1835-1927), il quale riteneva che allo sviluppo del griko salentino e del
grecanico calabrese avessero egualmente concorso ondate di popolazioni sia in
età classica che in quella bizantina.
Alcuni
tratti linguistici
Τσιτακισμός [tsitakiz’mos] è un termine della linguistica greca
che indica il passaggio, che avviene in alcune varietà neogreche (come il
cretese e il cipriota), dall’occlusiva velare sorda /k/ all’affricata
postalveolare sorda /t͡ʃ/ (cioè, detto più comunemente, da “c” dura o da kappa
– come in colare – a “c” dolce, come in cielo), assente in neogreco standard,
davanti a /e/ e /i/.
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