Con oltre il 61% dei no la Grecia sceglie di sostenere con forza il negoziato di Syriza a Bruxelles. La gente di Atene scende in strada a festeggiare. Per le banche internazionali il Grexit ormai è inevitabile. Berlino sembra chiudere le porte a Tsipras. Oggi decisivo vertice Merkel e Hollande: «Il voto greco va rispettato»
Eureka. La piccola Grecia ha mantenuto la promessa e il suo leader ha vinto la scommessa dando una splendida lezione di democrazia all’Europa intera. La vittoria non annulla i problemi che la Grecia ha di fronte, ma da oggi non è in campo solo il governo di una sinistra radicale, bollata come inaffidabile. E’ in prima linea un popolo intero, consapevole e determinato a far sentire la sua voce a tutto il Vecchio Continente.
La misura straordinaria dell’esito elettorale — i No superano largamente i Sì — consegna all’Europa, alle sue opinioni pubbliche, ai leader politici dei paesi, un messaggio forte e chiaro: l’austerità ci ha distrutto, vogliamo cambiare pagina e archiviare la sua furia devastante.
I politici conservatori, in testa a tutti Merkel e Juncker, che auspicavano la sconfessione a furor di popolo del leader di Syriza, dopo questa vittoria clamorosa dovrebbero, come di dice, trarne le debite conseguenze. Perché il voto del popolo greco chiede un’Europa diversa, dunque contro le élites incapaci, di fronte alla più grave e lunga crisi dal dopoguerra, di guidare il continente più ricco del mondo. Diversamente, a sbattere contro il muro, come dice la cancelliera, non sarà Tsipras, ma le leadership di Bruxelles.
Alle nostre latitudini vogliamo vedere cosa sarà capace di arzigogolare il presidente del consiglio, tra i primi e i più duri a sparare contro la scelta di Tsipras («vuole tornare alla dracma»), a suo dire antieuropeista e colpevole di farsi carico delle sofferenze inflitte al suo paese dalla troika.
Se prima del referendum il suo allineamento dietro le giacche colorate di Merkel era imbarazzante, adesso è indecoroso sostenere una posizione di subalternità di fronte agli elettori che ancora considerano il Pd un partito di centrosinistra. Perché se c’è un peso politico specifico del risultato delle urne, è proprio l’immediata richiesta alle forze di centrosinistra, e non solo, di costruire un’alternativa all’austerità tedesca. E certamente le forze di sinistra, in prima fila contro il neoliberismo, riceveranno nuovo vento dal grande No.
Avremo modo nelle prossime ore (l’incontro Hollande-Merkel, l’attesa decisione di Draghi) di capire se e come riprenderà la trattativa con la Grecia. Ma sul voto, sulla sua misura, bisogna spendere ancora una parola a proposito della grancassa mediatica che lo ha accompagnato.
Che i sondaggi ormai siano assai poco attendibili non è davvero una notizia.
Ma se quel “testa a testa” che ci ha bombardato su giornali e tv è opera, come abbiamo scoperto, dell’ufficio marketing del centrodestra di Samaras e compagni, allora siamo di fronte a un’operazione manipolatoria molto pesante. Che le tv private greche siano state megafoni di Samaras è grave ma non sorprendente.
Che le stesse parole d’ordine siano state replicate da tanti media (Corriere della Sera in testa) italiani purtroppo è una conferma.
Questa è la democrazia e non potete farci niente. Niente.
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