Provando a confrontare qualche dato economico relativo all’Italia e alla Grecia emerge un quadro decisamente interessante. Dal lato ellenico si vede un Paese che ha vissuto un periodo durissimo ma che potrebbe, effettivamente, aver già superato i tempi più difficili e che vede diversi segnali di ripresa mentre dal lato italiano questi segnali di ripresa sono decisamente meno consistenti ed anzi emergono dei segnali di fragilità che potrebbero essere stati sottovalutati.
Un dettaglio trascurato, la duration dei debiti pubblici
Il primo dato che confrontiamo è quello alla duration dei rispettivi debiti pubblici. La duration è la vita media residua dei titoli di debito e delle relative cedole ed è un indicatore della reale sostenibilità del debito. Minore sarà la duration e maggiore sarà la necessità di ricorrere al mercato per rifinanziarlo nei prossimi anni. E quindi maggiore sarà la duration e minore sarà la sensibilità del costo medio del debito in caso di rialzi dei tassi di interesse.
Allo scorso 30 settembre la duration del debito pubblico italiano era di 6 anni e sette mesi, una duration piuttosto breve che espone il nostro Paese a rialzi del costo del debito piuttosto rapidi in caso di rialzi dei tassi di interesse.
La duration del debito ellenico è invece pari a ben 16 e otto mesi, una posizione ben più tranquilla in caso di aumenti dei tassi.
Quanto la duration impatta sul debito pubblico?
E’ in atto un certo dibattito sulla necessità o meno di taglio del debito pubblico greco, la discussione vede contrapporsi chi ritiene che il livello greco del debito pubblico, circa il 170 per cento del Pil, sia insostenibile per Atene e chi invece ritiene che Atene debba fare tutta la strada ancora necessaria per rendersi solvibile e ripagare quanto dovuto.
Nel dibattito viene però spesso trascurata la duration e la conseguente riduzione del debito in termini di valore attuale. Ovviamente un miliardo di euro con cedole al 2.8 per cento annuali che scadono tra dieci anni valgono oggi molto di più dello stesso miliardo dovuto tra 50 anni sostanzialmente senza interessi e quindi la loro partecipazione al famigerato rapporto debito/pil andrebbe pesato differentemente. La differenza di peso nel caso esemplificato sopra darebbe risultati sostanzialmente differenti.
Rapporto debito/Pil. La Grecia al 58 per cento e l’Italia poco sotto 100?
Ad esempio secondo Paul Kazarian il debito pubblico greco calcolato al valore attuale e non al valore facciale del titolo sarebbe pari ad appena il 58 per cento del Pil. A dare forza alle idee di Kazarian sono proprio gli standard contabili europei che prevedono l’indicazione dei debiti anche al loro valore attuale e non solo al valore nominale che maturerà tra 50 anni.
Per l’Italia il vantaggio di questa valutazione sarebbe decisamente minore non solo per la minore duration del debito ma anche per un particolare dato che rientra comunque nel calcolo della duration, ovvero la presenza di sostanziose cedole ancora da pagare sui debiti in scadenza. Il numero risultante per l’Italia dovrebbe essere leggermente inferiore al 100 per cento del Pil, quasi il doppio della Grecia.
Crescita economica
Un altro dei dati che vedrebbe il debito greco più sostenibile di quello italiano è l’andamento della crescita economica. Un paese che cresce tenderà infatti ad abbassare il rapporto tra debito pubblico e Pil per la crescita del denominatore in maniera più rapida rispetto ad una decrescita del numeratore, ovvero aumentando il Pil il rapporto diminuisce più rapidamente che abbassando il debito.
E anche in questo campo la Grecia sembrerebbe aver già toccato il punto peggiore ed essere un po’ più avanti del nostro Paese sul sentiero della ripartenza.
Gli ultimi dati vedono infatti il terzo trimestre 2016 far segnare più 0,50 rispetto al trimestre precedente per la Grecia e più 0,30 per l’Italia. Il confronto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente vede uno scostamento coerente con il dato precedente, la Grecia fa infatti segnare più 1,50 per cento rispetto all’anno scorso mentre l’Italia fa segnare più 0,90 per cento.
In conclusione
La Grecia ha attraversato ed ancora vive anni difficilissimi che hanno avuto un impatto estremamente pesante sulla vita dei propri cittadini, ma sembrerebbe aver cominciato un percorso che potrebbe portarla ad una fase di crescita sostenuta già nel prossimo futuro. L’Italia invece ha si evitato i drammi della crisi greca ma sembrerebbe non essere riuscita a superare i problemi che ancora ne limitano la crescita e potrebbe restare in equilibrio sull’orlo del burrone ancora a lungo.
Ovviamente chi vivrà vedrà e saprà
Faremo la fine della Grecia è una fase ormai di uso talmente comune da aver trasceso il suo contenuto.
Oggi pochi si chiedono quale sia la situazione greca attuale nonostante sia in atto un discreto dibattito su alcuni aspetti che potrebbero essere davvero interessanti
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