Κυριακή 11 Δεκεμβρίου 2016

Corruzione, un vertice a Panama e una classifica in cui Italia e Grecia ancora fanalino di coda

Una vista di Panama Nella giornata mondiale anti corruzione il report di Transparency International e Riparte il Futuro ci vede al 61esimo posto su 168. Gli strumenti per migliorare: network di giornalisti e utilizzo delle nuove tecnologie.

di Marta Serafini (Corriere della sera)

Panama, l’ultimo posto al mondo dove ti aspetteresti un vertice anti corruzione. Eppure è nella città centroamericana che si è da poco concluso la 17esima Anti Corruption Conference. Quattro giornate, 50 panel e oltre 200 relatori e 1.600 delegati da 130 Paesi in rappresentanza di governi, organismi internazionali, ong, accademie e mass media. Difficile non pensare aiPanama Papers, lo scandalo che ha investito il mondo dopo l’inchiesta sullo studio legale Mossack Fonseca e i conti offshore di politici e big della finanza. «Avevamo già deciso di organizzare il summit anticorruzione nella città centroamericana — ha spiegato José Ugaz, presidente di Transparency International— Poi abbiamo pensato che, anzi, avesse ancor più senso tenere qui l’incontro».
Al vertice ha partecipato anche un’associazione italiana. «La corruzione ha un enorme legame con quel populismo che sta guadagnando terreno in tutto il mondo occidentale: più le classi dirigenti tradizionali sono percepite come corrotte e inefficaci a contrastare il malaffare, maggiore è il consenso per quei movimenti che fanno delle élite il loro target polemico privilegiato. Questa è una delle tante ragioni per cui i governi - se vogliono avere un futuro politico - farebbero bene a prendere seriamente in considerazione misure efficaci e radicali per contrastare la corruzione», spiegano da Riparte il Futuro.
Per combattere la corruzione una strategia ci sarebbe. «Le nuove tecnologie e i network collaborativi, che siano capaci di dar vita a mobilitazioni ampie, che coinvolgano la stampa, i cittadini e le organizzazioni della società civile, abitualmente sospettose l’una dell’altra», sottolineano ancora da Riparte il Futuro. L’indagine sui Panama Papers in effetti in questo senso ha fatto scuola. Ma a concorrere al successo della mega inchiesta sullo studio legale Mossack Fonseca, è stato soprattutto un radicale cambio di paradigma nel modo di fare inchieste: «si è passati dal modello del lupo solitario - ha spiegato Marina Walker dell’International Consortium of Investigative Journalists - a quello del network. I giornalisti, invece che cercare lo scoop e di finire per questo sotto i riflettori, hanno scelto di collaborare tra loro, di condividere la proprietà dei dati. Col vantaggio, però, di avere un vero impatto globale».
Da Panama il pensiero corre all’Italia. Se infatti oggi, 9 dicembre, si celebra la giornata mondiale anti corruzione, dal rapporto di Transparency International emerge come la nostra situazione sia leggermente migliorata ma ci veda ancora in fondo alla classifica mondiale seguiti dalla Bulgaria, e dietro ad altri Paesi , come Romania e Grecia (entrambi alla 58esima posizione). Il nostro Paese è infatti al 61esimo posto su 168 Paesi nell’Indice di Corruzione percepita nel settore pubblico e politico (CPI), un po’ meglio rispetto al 2015 quando eravamo 69esimi. Secondo il report dell’associazione Riparte il Futuro, inoltre, in Italia il 52% delle grandi opere considerate infrastrutture strategiche del 2015 è sotto inchiesta per corruzione e solo lo 0,5% dei detenuti (299 su 53.889 nel 2015) è in prigione per reati di corruzione. Dato che spiega chiaramente come la strada da fare sia molto lunga. Da Panama, fino all’Italia.

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