Τετάρτη 1 Ιουνίου 2016

Manolis Glezos, l’ultimo Partigiano greco, l'uomo che ammainò la bandiera tedesca



Una notte del 1941 salì sull'Acropoli occupata dai tedeschi per ammainare la bandiera nazista. Settant'anni dopo è ancora in prima linea per combattere l'ennesima aggressione al suo paese.

In Grecia tutte le manifestazioni hanno qualcosa in comune: si svolgono in piazza Syntagma e la maggior parte dei manifestanti sono cittadini pacifici, scandalizzati dai piani di rigore e dall'incapacità della classe politica di gestire una catastrofe finanziaria senza precedenti.
Ma c'è anche un'altra similitudine. Ogni volta c'è un vecchio manifestante scatenato, sempre in prima fila anche se non è un capo. È una figura di primo piano ma anche di un semplice cittadino. È anziano e debole, ma impegnato come tutti gli altri e spesso si trova nelle situazioni più complicate.
Nel marzo 2010 un poliziotto gli ha sparato contro del gas lacrimogeno e ha dovuto essere portato al sicuro. Anche questo mese ha subito la stessa aggressione, nello stesso posto. È svenuto e hanno dovuto portarlo all'infermeria del parlamento. La polizia lo considerata un agitatore. Si chiama Manolis Glezos e da piu' di 70 anni conduce la stessa battaglia. 
Αποτέλεσμα εικόνας για γλεζος νεοςQuattro grandi eventi hanno caratterizzato la storia contemporanea della Grecia: l'occupazione nazista, la guerra civile, la dittatura militare e il crollo del sistema finanziario. Glezos li ha vissuti tutti e quattro.
L'evento che lo ha segnato per sempre riguarda la sua giovinezza. Nella notte del 30 maggio 1941, mentre i nazisti occupavano il paese, Glezos è salito di nascosto in cima all'Acropoli passando per una grotta con Lakis Santas, compagno di lotta e amico. Insieme sono riusciti ad ammainare la bandiera nazista dal pennone e a scappare senza che le guardie si rendessero conto di nulla.
Il valore simbolico del gesto fu enorme. Questo semplice atto di sfida, durante uno dei periodi più oscuri della guerra, si è trasformato in una luce di speranza per tutte le nazioni occupate del mondo.
La fine della Seconda guerra mondiale non ha però significato la fine delle sofferenze per la Grecia. Fu seguita da una guerra civile di quattro anni fra l'esercito della nuova repubblica greca e i partigiani comunisti. Il conflitto ha lasciato il paese ancora più diviso e debole.
Glezos era un membro di spicco del Partito comunista e il direttore del suo giornale ufficiale. In quanto tale è stato più volte incarcerato, per due volte è stato condannato a morte ed è stato eletto deputato quando era ancora in prigione. In totale ha passato quasi 16 anni in carcere o in esilio.
"Manolis Glezos è il simbolo della coscienza collettiva greca", spiega Nilos Marantzidis, che insegna scienze politiche all'università di Macedonia a Salonicco. "Il suo gesto rivoluzionario durante la guerra è stato il momento decisivo della sua carriera. Ma le sue idee sono cambiate nel tempo. Il Glezos degli anni cinquanta era molto diverso da quello degli anni ottanta. Ma durante tutto il suo percorso politico si può osservare una costante: per lui la Grecia è una nazione unita che deve sempre lottare contro nemici esterni".

Glezos è sempre stato un sostenitore della democrazia diretta, del diritto del popolo ad autogovernarsi ed autodefinirsi. Nel 1986, quando era sindaco del suo villaggio natale, Apiranthos sull'isola di Naxos, ha organizzato per un breve periodo un sistema di autogoverno. Si possono criticare alcune delle sue idee e considerarle farneticazioni senili (come fanno alcuni), ma nessuno può negare la potenza delle idee che rappresenta.
Quando gli si chiede che cosa lo motiva, che cosa mantiene vivo il suo impegno dopo tutti questi anni, Glezos risponde: "118 amici. Ho perso 118 compagni, giustiziati durante la guerra civile. A quell'epoca prima di ogni battaglia ci confidavamo i nostri sogni e le nostre idee, perché sapevamo che non tutti sarebbero tornati vivi. Volevamo che i sopravvissuti riuscissero a realizzare qualcuno dei nostri sogni. E io sono l'ultimo rimasto".

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