I Paesi
scandinavi e del nord dell'Europa sono quelli più attrezzati culturalmente
contro gli effetti negativi delle notizie false diffuse in rete per via della
qualità del sistema educativo, della libertà di stampa e dell'alta fiducia
interpersonale all'interno della società. Nell'altro estremo si situano gli
Stati balcanici. L'Italia che è la nazione - tra quelle economicamente più
sviluppate del continente - che ha il tasso di alfabetizzazione mediatica più
basso.
Lo rivela il
rapporto Media Literacy Index 2018 dell'Open Society Institute di Sofia di
George Soros che calcola il potenziale di "resistenza" alle
cosiddette "fake news" di 35 Paesi europei utilizzando diversi
indicatori tra cui, appunto, il livello di istruzione, la libertà di stampa e
di opinione e la fiducia reciproca.
Nei Balcani,
quindi, la popolazione sarebbe più suscettibile alle "voci, ai falsi, alle
bugie palesi e alla disinformazione proveniente da governi stranieri o da
entità ostili".
Gli
indicatori sono più alti si ritrovano nei Paesi scandinavi, ma anche nei Paesi
Bassi, Svezia e Estonia (miglior risultato tra i nuovi Stati membri, 5a piazza
complessiva): essi sono gli Stati meglio equipaggiati per resistere
all'informazione del'era della "post-verità" in cui "i fatti
inconfutabili obiettivamente hanno meno influenza nel modellare l'opinione
pubblica che si basa sulle emozioni e sui convicimenti personali".
I punteggi
più bassi si hanno nell'Europa meridionale - dalla Croazia alla Turchia. FYROM,
Turchia e Albania sono in fondo alla lista. Ungheria, Grecia e Italia fanno
gruppo nel mezzo.
Resistenza
alle "fake news": i migliori e i peggiori Stati in Europa
I cittadini dell'Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, tra quelli dei 35 Paesi analizzati, hanno i livelli di competenze di
lettura più bassi (352), molto al di sotto del raccomandato punteggio di 500.
Idem per quanto riguarda i livelli di fiducia nello Stato (3.7 su 10).
L'ex
repubblica yugoslava ha inoltre il secondo più basso punteggio per libertà di
stampa secondo Freedom House e Reporters Sans Frontières. Sul banco degli
imputati l'arresto e l'incarcerazione di giornalisti e la creazione di
organismi di regolamentazione di parte, insieme ad una TV di Stato giudicata
eccessivamente filogovernativa.
La Turchia
ha ottenuto il punteggio più basso (0) quanto a libertà di stampa - soprattutto
dopo la reazione al fallito colpo di stato militare del 2016. In cima alla
classifica sull'alfabetizzazione mediatica figura la Finlandia, con un
punteggio totale di 76 su 100. Il "forte sistema di educazione
pubblica" e le "diffuse capacità di pensiero critico" della
nazione sono considerate la chiave per la positiva resistenza alla diffusione
notizie false. La Danimarca è il secondo maggiore performer europeo.
L'Italia
Il livello
di fiducia reciproco è di 5.7 in una scala da 1 a 10, si legge nello studio. In
Danimarca siamo a 8.3.
I risultati
dei test PISA (Programme for international student assessment) sono di 485
nella lettura e 481 nella competenza scientifica, dove 500 è giudicato
"molto positivo". Bassa la percentuale di popolazione con un diploma
universitario (15.7%, Eurostat) rispetto al 35.9% della Finlandia ma anche al
17.9% dell'Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia.
L'educazione
è la chiave
Secondo lo
studio, l'ingrediente chiave per arginare l'impatto della disinformazione è la
qualità dell'istruzione. "Gli intervistati con un livello di istruzione
superiore tendono a fidarsi di fonti più varie (radio, televisione, online,
ecc.)", afferma il rapporto.
"Inoltre,
gli intervistati con un livello di istruzione superiore dicono di avere più spesso
a che fare con notizie false e si sentono più sicuri nell'identificarle".
Una migliore educazione, si legge, sembra essere collegata ad una maggiore
libertà di stampa.
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